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Pizza Quattro Lumini

Caro energia elettrica: alla pizzeria “Marechiaro” di Bassano serata a lume di candela in segno di protesta contro l’abnorme aumento delle bollette della luce

Pubblicato il 22-10-2022
Visto 8.232 volte

La cena - letteralmente - è a lume di candela.
Ma qui non c’è niente di romantico, San Valentino è un ricordo di otto mesi fa.
È la forma di contestazione messa in atto dalla pizzeria “Marechiaro” di Bassano del Grappa, altresì nota come pizzeria “L’Aquila” (dal rapace con le ali spiegate in cima all’attiguo monumento a Vittorio Emanuele II), contro l’abnorme rincaro delle spese per l’energia elettrica.

Foto Alessandro Tich

È giovedì sera, 20 ottobre, e nel noto locale va in scena, come spiega un cartello all’ingresso, una “serata di protesta contro il caro bollette, un aumento dei costi energetici folle che le aziende non sono in grado di sopportare”.
“Folle” quanto? “Il 600%”, mi risponde il titolare della pizzeria Enrico Di Rosa.
È la percentuale di rincaro rispetto all’anno scorso delle bollette dell’elettricità recapitate al pubblico esercizio. Nel luglio 2021 la pizzeria aveva pagato una bolletta della luce di 550 euro. Nel luglio 2022 è arrivata invece una fattura di 4225 euro. Circa sette volte e mezza di più. Agosto 2021: 1380 euro. Agosto 2022: 4524 euro. Vale a dire ancora 300 euro in più rispetto al mese precedente e avendo consumato meno. Lo scorso agosto, vista la “botta” di luglio, Di Rosa aveva infatti spento tutti i climatizzatori del locale.
Adesso deve ancora arrivare la fattura della luce di settembre e sta anche bussando alle porte il mese di novembre, vale a dire il periodo dell’anno tradizionalmente più calmo e quindi con minori incassi per le pizzerie. “Se va avanti così non so se arriviamo a Natale”, lamenta il titolare.
Da qui la decisione di lanciare un messaggio di sensibilizzazione sul problema con una serata a lume di candela. Dal punto di vista della proposta al consumatore è una serata come tutte le altre: il forno è regolarmente in funzione e sono a disposizione dei clienti tutte le pizze e i piatti del menù.
Ciò che cambia è l’effetto “dark” conferito all’ambiente: il salone interno grande è quello che resta più buio, flebilmente lumeggiato dalle fiammelle di una candela per tavolo e con una sola lampadina rimasta accesa in un angolo del soffitto per motivi di sicurezza.
Candele e lumini accesi anche nella prima sala interna e sui tavoli del plateatico esterno.
Nella prima l’oscurità è tuttavia attenuata dalle due luci regolate al minimo e puntate sul forno e sulla cassa. Sui secondi, infine, l’oscuramento è solo simbolico perché il plateatico è comunque rischiarato dalle Pavan’s Lights ovvero dai lampioni della pubblica illuminazione di piazzetta dell’Angelo e di via Roma. Ma poco importa se si mangia dentro oppure fuori: ciò che conta, cercando di comprenderne le reali motivazioni, è partecipare a un serata voluta e organizzata contro un gioco che non vale la candela.

Arrivo alla pizzeria “Marechiaro” alle 19.30 in punto, l’orario fissato per lo spegnimento delle luci. Ci arrivo non solo come cronista ma anche come cliente.
Non posso non provare l’esperienza di una pizza a lume di candela, perché certe cose non vanno solo descritte ma anche sperimentate, e per la mia cena scelgo inevitabilmente di sedermi nella sala interna grande, quella più buia.
Sono il primo e per il momento ancora unico avventore della serata dark, ma dopo le 20 ne arrivano anche altri. Non so cosa ne pensa il cameriere che deve girare tra i tavoli, ma riscontro che la luce di una candela è sufficiente a farti vedere agevolmente quello che mangi e quello che bevi. Riesco persino a prendere appunti sul mio block notes. Del resto, se riuscivano a farlo gli antichi scrivani prima che venisse scoperta l’energia elettrica, non devo perché non dovrei riuscire a farlo anch’io.
Prima della pizza e anche durante la consumazione chiedo a Enrico Di Rosa di spiegarmi qualcosa in più sui motivi della sua iniziativa.
“Col rincaro che c’è stato di queste bollette dell’energia elettrica, e che sto ancora aspettando quella del gas, abbiamo avuto un aumento del 600% - mi dice il titolare -. La motivazione di questi aumenti io non riesco a trovarla. E come succede qui da me, succede in tanti altri locali, aziende, fabbriche. Altri locali hanno già pensato di chiudere o stanno facendo chiusure a alternanza per sopperire a questo problema. Solo che con questi prezzi qua è proprio impossibile.”
Qual è dunque il messaggio che viene “irradiato” dalle candele e dai lumini?
“È messaggio alla popolazione, a tutti quanti, ai miei colleghi - risponde l’esercente -. Perché adesso ho cominciato io però mi farebbe piacere che gli altri giorni, e magari ci si mette d’accordo, facciamo tutti quanti la stessa cosa. Diamo visibilità a questo problema, il personale, i clienti vedono anche le bollette che ho esposto e dicono “come fate?”. Proviamo. Non “come facciamo”, ma “proviamo”. È diverso.”

Per quanto volutamente simbolica, una serata senza luce non rappresenta un grande risparmio in bolletta. E allora questo black out che cos’è?
“È un segnale che non si può andare avanti così - afferma Enrico Di Rosa -. Le attività non possono andare avanti così. E un segnale che diamo. Succederà che magari ci toglieranno la corrente, andremo avanti con le candele, il caffè lo faremo con la moka. Non potremo tenere il cibo nei frighi e non potremo fare gli scontrini e quello è un problema. Non avendo scontrini non avremo profitto, non ci possono tassare. Cosa vengono a farci? Verranno qua a chiuderci, tutto.”
È un momento quindi oscuro, in tutti i sensi, per quella che oltretutto non è una pizzeria qualsiasi. Fondata nel 1963, la “Marechiaro” è stata la prima pizzeria nata a Bassano e la seconda pizzeria più antica di tutta la nostra provincia, dietro a una pizzeria di Vicenza che però oggi non c’è più. Oggi il locale della famiglia Di Rosa può quindi fregiarsi del primato di più antica pizzeria in attività della provincia di Vicenza.
L’anno prossimo saranno pertanto festeggiati i 60 anni di attività. “Sempre se ci saremo”, puntualizza Enrico. Il timore di essere costretti a chiudere se va avanti così è infatti reale.
“Sì, lo temiamo - conferma Di Rosa -. Perché adesso le spese sono troppo alte, insostenibili. Specialmente ora nel periodo invernale, in cui il lavoro praticamente si dimezza, la paura è forte.”
Prima di uscire a riveder le stelle, prendo anche un caffè al banco. “Prego, un caffè alla candela”, scherza Di Rosa porgendomi la tazzina, visto che una sana dose di ironia non deve mai mancare in queste situazioni.
L’esercente mi rivela che ha intenzione di ripetere la serata senza luci forse anche una volta a settimana e magari nel weekend, quando in pizzeria c’è ancora più gente.
Intanto c’è già una data certa per la 2^ Serata a lume di candela “per protestare contro i folli aumenti delle bollette, costi che le piccole e medie aziende non possono sopportare”.
Sarà venerdì prossimo 28 ottobre, sempre con inizio e switch off delle luci alle 19.30.
C’è modo e modo, dunque, per entrare nel cuore di una questione.
E la mia Pizza Quattro Lumini, collegata a un problema molto attuale e molto serio, resterà indimenticabile.

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