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Alessandro TichAlessandro Tich
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Territori del Niente

Da un post sulla pagina Facebook di Territori del Brenta, la presa d’atto del fallimento del progetto per il Marchio d’Area

Pubblicato il 20-04-2022
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Territori del Brenta? Il nulla con il niente attorno.
Dispiace scriverlo, ma è ormai da tempo che il progetto per il Marchio d’Area, gemmazione dell’ormai storico Tavolo di Marketing Territoriale, è fermo al palo. Un palo inamovibile come la politica dei Comuni interessati (Bassano del Grappa in primis) che appare insensibile al tema e incapace di favorire un concreto percorso di costruzione di una “identità d’area” e di conseguente incentivazione dell’attrattività turistica del territorio.
Questione, come sempre, di campanili da preservare e di orticelli - principalmente elettorali, e i turisti qui non votano - da coltivare.

Foto Alessandro Tich

Finché lo scrivo io, tuttavia, può sembrare una considerazione del solito giornalista prevenuto e rompimarketing. Se però a constatare il fallimento del progetto sono gli stessi Territori del Brenta, allora è la prova inconfutabile che il re è nudo. Accade sulla pagina Facebook di Territori del Brenta, con un post pubblicato in data di ieri.
“Aprile 2021 / Aprile 2022 - scrive il testo -. È trascorso un altro anno dalla nostra richiesta di precisazioni su come sindaci e Amministrazioni locali del territorio intendano condividere una visione di sviluppo delle politiche del turismo.”
“Vediamo nuovamente - prosegue Territori del Brenta - come in assenza del Tavolo promosso da Territori del Brenta la parte pubblica, la cultura, gli operatori economici, non possano ‘fare territorio’. Viene quindi confermato come né l’uno né l’altro soggetto ha saputo e potrà da solo favorire le pre-condizioni per una vera economia territoriale del turismo sostenibile.”
Continua il post: “Dall’assessore al turismo della Regione del Veneto Federico Caner arriva in questo senso ancora un’altra forte chiamata di responsabilità, «Ognuno di noi contribuisce a costruire o a smantellare la reputazione del proprio territorio. Se mancano la volontà e le competenze a porsi, accogliere, dialogare e collaborare, è l’intera destinazione che ne risente, generando sofferenza negli elementi che la compongono. L’obiettivo è condividere un senso di appartenenza e responsabilità morale e coerente alle strategie che il territorio si è dato».” “Sono queste - conclude il testo sul social - le motivazioni che hanno guidato il nostro percorso in questi anni, è indispensabile che riparta il processo interrotto con il disconoscimento del Tavolo Marketing Territoriale.”

Fin qui il cahier de doléances del Tavolo di Marketing Territoriale Territori del Brenta.
Un Tavolo senza gambe, senza sedie e senza tovaglia, a giudicare da quanto sopra riportato. Per pura volontà politica delle amministrazioni comunali coinvolte, in questo che dovrebbe essere un campo di applicazione della tanto decantata partnership tra Pubblico e Privato.
Il progetto Marchio d’Area è sorto sotto l’ombrello istituzionale dell’IPA (Intesa Programmatica d’Area) Pedemontana del Brenta, che comprende gran parte - e quindi non la totalità - dei Comuni del comprensorio. Ma proprio questo è il problema, perché l’IPA Pedemontana del Brenta è ormai classificabile come un’entità astratta, come il megadirettore galattico di Fantozzi. E - fantozzianamente - si è persa nella nebbia senza neppure giocare a tennis.
Sarebbe tuttavia ingiusto imputare tutte le colpe del fallimento del progetto alla sola parte pubblica e cioè ai Comuni. Del direttivo dei Territori del Brenta fanno parte, oltre che singoli operatori privati nel settore turistico, anche i referenti di due importanti categorie economiche come Confcommercio e Confartigianato. Ma non mi sembra che in questi ultimi tempi si siano stracciati le vesti per diffondere il verbo del Marchio d’Area tra i propri stakeholders (parola che quando scrivo di marketing territoriale devo usare almeno una volta) di riferimento e cioè tra i propri iscritti.
Crisi economica per Covid, rincaro carburanti e materie prime per guerra eccetera: le priorità di questi tempi balzani, per le associazioni di categoria, sono state e rimarranno ancora per lungo queste. Altro che attrattività d’area.
Ma c’è un ulteriore elemento che fa girare il coltello nella piaga.

A pochi chilometri di distanza, in occasione del Meeting Internazionale di Volo Libero a Borso del Grappa, è stato appena presentato ufficialmente il Marchio d’Area Terre di Asolo e Monte Grappa. Programmi veri e propri ancora non ce ne sono, ma intanto è stato lanciato il “brand”. Anche in questo caso l’ente promotore è un’IPA: ma è quella, per l’appunto, delle Terre di Asolo e Monte Grappa. Entità abbastanza indefinita anche questa, soprattutto nell’ultimo anno dopo aver cambiato struttura e ragione sociale, tuttavia evidentemente più attiva di quella “bassanese”.
È l’IPA che ha portato a casa la nomina del Monte Grappa a Riserva della Biosfera MaB UNESCO e che può vantare due luoghi che fanno già “brand” da soli: Asolo, la Città dai Cento Orizzonti e il Monte Grappa, che pure era compreso nelle mire geografiche dei Territori del Brenta.
Si aggiungono eccellenze turistiche come Possagno col Canova, Maser con Villa Barbaro by Andrea Palladio (e affreschi del Veronese), Borso del Grappa che col volo libero è diventata ormai da anni la Jesolo Lido del parapendio.
Ma c’è di più: al Marchio d’Area Terre di Asolo e Monte Grappa, per quanto spiccatamente trevigiano, aderiscono anche - e convintamente - i due Comuni nostrani di Romano d’Ezzelino e di Mussolente, che per i Territori del Brenta sono quindi “irrecuperabili”.
È inutile quindi ricercare un’identità d’area qui nel Bassanese, quando fa più gola l’identità altrui.

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