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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Retro spettiva
Martedì e mercoledì missione a Vienna della direttrice del Museo Civico di Bassano Chiara Casarin, appena reduce da Napoli. Vi spieghiamo i motivi delle due trasferte autorizzate dal Comune
Pubblicato il 18-03-2018
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Volo aereo andata e ritorno da Venezia e pernottamento in un hotel a quattro stelle a Vienna. Martedì e mercoledì prossimi, 20 e 21 marzo, la direttrice del Museo Civico di Bassano del Grappa Chiara Casarin sarà in missione nella capitale austriaca, autorizzata dal Comune che sostiene le spese di trasferta. Lo scopo del viaggio sul bel Danubio blu, come si legge nella determinazione dirigenziale di autorizzazione alla spesa, è “un incontro con la direzione del Kunsthistorisches Museum in occasione dell’inaugurazione della mostra Vik Muniz - Verso, per definire la collaborazione per una mostra per il 2019/2020”. Niente di più, riguardo ad un'informazione che è contenuta in un documento di mera approvazione contabile e non di programmazione culturale.
Ma grazie a quello strumento straordinario, se usato appropriatamente, che si chiama internet è comunque possibile delineare almeno in parte i contorni del target dell'incontro nella città imperiale. Martedì pomeriggio, al prestigioso Belvedere Museum di Vienna, si inaugura appunto la mostra Vik Muniz - Verso che rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 17 giugno. Vik Muniz è un artista brasiliano, che vive a New York e a Rio de Janeiro, contraddistinto da una caratteristica particolare: tra le varie espressioni della sua arte “alternativa” c'è anche la fedele riproduzione tridimensionale dei lati rovesci, e cioè dei “retro” - comprendenti il lato B della cornice e della tela - di dipinti famosi.
Nella mostra viennese, in particolare, saranno esposte alcune sue repliche delle facce nascoste di capolavori come “Il bacio” di Gustav Klimt e “L'abbraccio” di Egon Schiele, entrambi esposti nelle collezioni permanenti del Belvedere. Ma anche la precisa rappresentazione della parte opposta di altri quadretti di poco conto come la “Monna Lisa” di Leonardo, la “Notte stellata” di Van Gogh, la “Lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrandt oppure la “Ragazza con l'orecchino di perla” di Vermeer.

Un'opera di Vik Muniz (fonte immagine: vikmuniz.net)
Non è dato al momento sapere quale sia il reale obiettivo della missione viennese della direttrice, visto che l'incontro in programma - come da determina del Comune - è con la direzione del più importante museo della capitale (il Kunsthistorisches Museum) in relazione al progetto di una mostra “per il 2019/2020” e cioè per una prospettiva temporale che va oltre la scadenza del mandato stesso della manager di via Museo, corrispondente alla scadenza di mandato dell'attuale Amministrazione comunale.
Potrebbe trattarsi del “nuovo grande evento espositivo non direttamente legato ad artisti del nostro territorio”, come è accaduto per “Robert Capa Retrospective”, annunciato senza ulteriori dettagli in conferenza stampa lo scorso 20 febbraio dalla stessa Casarin e dall'assessore Giovanni Cunico come “botto finale” dei due rispettivi mandati nel 2019. Tuttavia, salta anche all'occhio l'evidente coincidenza con la tipologia delle opere esposte alla mostra Vik Muniz - Verso e il contenuto della mostra che dal 16 giugno al 3 settembre prossimi sarà allestita alla Galleria Civica del Museo bassanese.
Si tratta per l'appunto di “Abscondita”: una rassegna che - guardacaso - presenterà una selezione di dipinti alla rovescia ovvero esposti mostrando il loro retro reale e non riprodotto come nel caso delle opere dell'artista brasiliano al Belvedere di Vienna.
Ma chissà che la “retro spettiva” bassanese non possa anche giovarsi di qualche ulteriore “contributo d'autore” al tema dell'esposizione. Anche su “Abscondita” infatti la direttrice Casarin, in quella stessa conferenza stampa, aveva anticipato delle “novità in corso” ma mantenendo uno stretto riserbo al riguardo. Staremo a vedere: ovviamente sul retro.
Ma c'è di più. La dirigente del Museo Civico parte per Vienna dopo essere appena rientrata da Napoli, destinazione di un'altra missione compiuta dal 13 al 15 marzo scorsi.
L'obiettivo in terra partenopea è stato invece “un incontro con il direttore del Museo Archeologico Nazionale per approfondimento e ricerca su disegni e documenti sulle opere canoviane di proprietà del Museo di Napoli” allo scopo della “valutazione delle azioni necessarie ad approfondire la conoscenza sul lavoro di Antonio Canova con particolare attenzione alle grandi opere di scultura equestre”.
Il riferimento è alle due statue equestri in bronzo di piazza Plebiscito a Carlo III e a Ferdinando IV di Borbone divenuto poi Ferdinando I delle Due Sicilie: la prima realizzata da Canova e la seconda realizzata solo in parte (a Canova è attribuito il solo cavallo) e terminata dal suo allievo Antonio Calì per la sopraggiunta morte del grande scultore di Possagno. E l'interesse bassanese alle due statue equestri non è casuale.
Entrambi gli imponenti modelli in gesso delle due opere, donati dal fratellastro del Canova monsignor Giovanni Battista Sartori Canova, erano infatti esposti nella pinacoteca del nostro Museo Civico: quello di Carlo III, completo di cavallo e cavaliere, finì quasi totalmente distrutto a seguito di un bombardamento nell'aprile 1945.
Mentre il modello del cavallo di Ferdinando IV, del quale oggi è esposta in Museo la sola testa restaurata, subì una sorte incredibile: venne smantellato, segato a pezzi e relegato con tutti i suoi frammenti nei depositi di Palazzo Bonaguro alla fine degli anni '60 - a seguito di una decisione della direzione museale dell'epoca di cui ancora oggi si discute - perché rischiava di incrinare il pavimento del salone dapontiano dov'era collocato.
Della ricomposizione totale del grande cavallo canoviano in gesso di Ferdinando IV si parla già dal 2014, quando alla guida del Museo Civico c'era ancora Giuliana Ericani.
In tempi recenti si sono fatte inoltre strada alcune più avveniristiche ipotesi, sostenute dall'assessore comunale alla Cultura, tendenti a valutare la possibilità di utilizzare la tecnologia digitale per realizzare i marmi o i bronzi di alcuni gessi custoditi in Museo dei quali non esiste l'opera compiuta causa la prematura scomparsa dell'autore.
Come ad esempio è proprio il caso del grande gesso del cavallo oggi “frazionato” del monumento equestre a Ferdinando IV di Borbone nonché Ferdinando I delle Due Sicilie: anche se in realtà il cavallo in bronzo ottenuto da quel modello, attribuito al Canova, esiste già e si può appunto ammirare in piazza Plebiscito nella città partenopea.
I “nuovi progetti per i Musei di Bassano” collegati alla visita al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) passano anche attraverso queste interessanti incognite. A quando informazioni concretamente più specifiche sugli sviluppi dei contatti presi sotto il Vesuvio? Vedi Napoli e poi attendi.
A proposito: ai lettori interessati alle spese pubbliche segnaliamo che la cifra complessiva a carico del Comune di Bassano a copertura dei costi delle due trasferte della direttrice a Napoli e a Vienna, organizzate da un'agenzia viaggi, è di 965,00 euro Iva compresa.
Tanti o pochi? Dipenderà dai risultati.
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