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Gli ultimi dei Mohicani
La Banca Popolare di Marostica ha un nuovo CdA. All'assemblea dei soci vince la lista dell'ex presidente Cecchetto, che non viene però rieletto. Fuori dai giochi la lista dell'ex direttore generale Gasparotto: è la fine definitiva di un'era
Pubblicato il 20-01-2014
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La sfida all'O.K. Corral, temporaneamente trasferita nel freddo padiglione di Bassano Expo a Cassola, ha emesso il suo verdetto.
Ed è un verdetto senza appello: tra le due liste in corsa per il nuovo CdA della Banca Popolare di Marostica c'è un grande sconfitto e un mezzo vincitore.
Il grande sconfitto è Gianfranco Gasparotto, l'uomo da 1 milione di euro all'anno di stipendio (“ma erano 720mila”, ci aveva detto a margine della nostra cliccatissima intervista dei giorni scorsi), ex potente direttore generale della banca nonché membro del CdA, prima licenziato dal suo pluriennale incarico di top manager - dopo le ispezioni e la nota lettera di Bankitalia -, poi denunciato dal presidente e dal nuovo Dg dell'istituto per due presunti reati con accuse dallo stesso rispedite al mittente, con tanto di controdenuncia per calunnia e diffamazione, e quindi escluso da socio e amministratore della Popolare con un coup de théâtre, peraltro ampiamente annunciato, del Consiglio di Amministrazione uscente a soli cinque giorni dall'assemblea dei soci per l'elezione del nuovo board dell'istituto.

Foto: archivio Bassanonet
La sua lista, che candidava alla presidenza della banca il professionista trevigiano Nicola Canal - e di cui Gasparotto, seppure escluso da socio e quindi dalla candidatura, era e rimaneva il deus ex machina - è rimasta con un pugno di mosche in mano. Ininfluente, ai fini del risultato, è stato l'appoggio alla cordata dell'ex Dg dichiarato dal duo Angonese-Guzzo, possibili “terzi incomodi” con una loro annunciata lista che alla fine non si è presentata: per la squadra del candidato presidente Canal zero consiglieri, e fine definitiva dell'era-Gasparotto dopo quasi 50 anni alle dipendenze del Doglione, di cui da almeno tre lustri il conosciutissimo “Franco” comandava nelle stanze dei bottoni.
Il mezzo vincitore è Giovanni Cecchetto, presidente uscente dell'istituto e ricandidatosi alla presidenza “da traghettatore”: è stata la sua lista a prevalere nel consenso dei 2998 votanti, deleghe comprese, ma non la sua persona.
Cecchetto, seduto da nove anni sulla poltrona più alta di corso Mazzini, non ha ottenuto i voti sufficienti per essere rieletto: assieme a lui, rimarrà a casa anche il consigliere uscente Maurizio Berton, un altro degli “ultimi dei Mohicani” della vecchia guardia della banca scaligera.
E così, attorno al tavolo della sala del Consiglio della Popolare, sederanno tutti volti inediti, o parzialmente nuovi. Quattro candidati eletti in CdA - Maurizio Casalini (il più votato in assoluto) e quindi Alessandro Luca, Giuseppe Bottecchia e Lorenzo Bertacco - erano già stati cooptati dall'assemblea dello scorso luglio per non far decadere il CdA dopo le dimissioni di altrettanti consiglieri. Entrati dalla finestra, ora rientrano nella sala di comando dalla porta principale. Gli altri tre eletti della lista Cecchetto - Carlo Vedove, Giuseppe Padovan e Stefano Costa - sono invece delle new entries assolute.
E' come se i soci elettori - nel segno dell'assoluto e incondizionato rinnovamento dei vertici, richiesto oltretutto già lo scorso marzo dalla Banca d'Italia - abbiano voluto lasciarsi alle spalle qualsiasi traccia delle infinite polemiche e della guerra senza esclusione di colpi che hanno alimentato nell'ultimo anno anche sul piano personale i veleni interni nella vecchia dirigenza, indipendentemente dai conti dell'istituto e da chi abbia ragione e chi torto. Voltare pagina, per premere il tasto “reset” all'insegna del ricambio totale: è quello che del resto chiedevano i dipendenti della banca, anch'essi soci e grandi elettori dell'assemblea, massa critica influente a tal punto da far eleggere in CdA due outsider, da loro proposti e sostenuti, come Maria Giovanna Cabion - unica nota “rosa” della nuova squadra al vertice - e Amedeo Busnardo.
E così, per ricapitolare, la nuova formazione sulla scacchiera della Popolare è composta come segue.
Per il Consiglio di Amministrazione: Alessandro Luca, Amedeo Busnardo, Carlo Vedove, Giuseppe Bottecchia, Giuseppe Padovan, Lorenzo Bertacco, Maria Giovanna Cabion, Maurizio Casalini, Stefano Costa. Con una non indifferente rappresentanza “bassanese” nella banca dei “marostegani”.
Per il Collegio Sindacale: Presidente, Carmelo Catania; Sindaci, Flavio Simonato e Sandro Cerato; Sindaci Supplenti: Alessandro Vendrasco e Stelvio Zonta.
“I componenti il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale ringraziano i Soci tutti per la fiducia loro accordata”, recita un comunicato stampa trasmesso oggi in redazione dalla Banca Popolare di Marostica.
Ora è il momento dei ringraziamenti e dei convenevoli: ma il nuovo board al vertice, che dovrà eleggere nella sua prima riunione il proprio presidente, è subito atteso da un'incalzante scaletta di incombenze. E' il nuovo che avanza, sperando che arretrino i problemi dell'istituto.
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