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L'Ospedale di Bassano perde il primariato di Anatomia Patologica
Approvate le schede della Regione: l'Ulss 3 passa da 26 apicalità a 25. Tagliati anche 16 posti letto. Ma arrivano 42 posti letto per l'“ospedale di comunità”: la nuova struttura intermedia tra Ospedale e Territorio per pazienti post-acuti

Foto: archivio Bassanonet
L'ospedale di Bassano del Grappa perde un primariato: si tratta di Anatomia Patologica, Struttura Complessa diretta fino ad oggi dal primario dr. Alessandro Poletti.
E' quanto hanno disposto le “Schede di dotazione ospedaliera-territoriale” approvate oggi dalla giunta regionale del Veneto: l'Ulss 3, secondo le schede di riorganizzazione della Sanità veneta, passa quindi da 26 apicalità (primariati) a 25. Come accadde nel 2007 con Chirurgia Maxillo-Facciale, Anatomia Patologica sarà declassata in “Struttura Semplice”: manterrà cioè la sua attività, ma senza più autonomia operativa e di bilancio. Non è ancora dato sapere - i dettagli operativi delle schede saranno diffusi in un secondo momento - se il reparto sarà inglobato in un'altra Struttura Complessa del San Bassiano o se sarà trasferito a Vicenza, nella logica dell'“Area Vasta” provinciale di cui l'Anatomia Patologica bassanese fa già parte.
Staremo a vedere: anche perché non stiamo parlando di un settore ospedaliero di secondaria importanza. Si tratta infatti della struttura meno “sensibile” al contatto diretto coi pazienti, che la gente comunemente associa ai soli esami autoptici ma che svolge in effetti una fondamentale e ben più ampia attività, che per il 95% riguarda le analisi su campioni “vivi” di tessuti, svolgendo una funzione centrale nelle diagnosi e nelle decisioni terapeutiche per la maggioranza dei casi di malattie neoplastiche, degenerative e infiammatorie: e scusate se è poco.
Riguardo all'Ulss n. 3, la nuova programmazione della Sanità regionale prevede anche il taglio di 16 posti letto ospedalieri, ovvero per acuti: dai 531 in dotazione nel 2012 (negli Ospedali di Bassano e Asiago) si passa a 515 nel 2015. In realtà, rispetto ai posti letto effettivamente attivi oggi nell'Ulss 3, si tratta addirittura di un aumento.
Appare comunque un taglio “indolore”, in quanto viene integrato da 42 nuovi posti letto destinati alla nostra Ulss e a disposizione del cosiddetto “ospedale di comunità”: la nuova struttura di ricovero di tipo “intermedio” tra Ospedale e Territorio che prenderà in carico il paziente dopo la fase acuta della malattia, nella logica della sempre minore “ospedalizzazione” della popolazione veneta e del definitivo impulso all'assistenza sanitaria (Medicine di Gruppo Integrate, Unità Riabilitative Territoriali eccetera) al di fuori degli ospedali.
La nuova pianificazione ospedaliera regionale stabilisce la “Conferma dell'Ospedale di Bassano di rete” e il “Mantenimento dell'Ospedale di Asiago come presidio dell'Altopiano”.
Gli ospedali di rete, tanto per intenderci, sono quelli tarati sull'assistenza di circa 200mila abitanti ciascuno. A loro volta i nosocomi di rete, come il San Bassiano, devono rapportarsi ai cosiddetti “Hub di riferimento provinciali”, e cioè gli ospedali della città capoluogo che devono dare “garanzia di risposta per le alte specialità e di supporto agli ospedali di rete al fine di garantirne la continuità delle cure e della completa presa in carico dei pazienti”.
Il governatore Zaia parla di “riforma epocale, non solo perché viene 17 anni dal precedente Piano Sociosanitario, ma perché disegna un'organizzazione sanitaria moderna e capace di essere efficiente per gli anni a venire”.
“Siamo già molto più avanti di altri in giro per l’Italia - ha aggiunto Zaia -, perché il nostro tasso medio di ospedalizzazione è di 7 giorni contro i 30 di alcune altre Regioni, e con questa riforma manterremo la leadership nazionale. Segnalo anche molti aspetti che non esito a definire di civiltà come le reti per la presa in carico del paziente dalla diagnosi alla guarigione delle quali la breast unit per il tumore al seno è un chiaro esempio; come il rafforzamento dell’urgenza-emergenza per soccorrere chi sta davvero male e rischia la vita; come la scelta strategica degli ospedali di comunità, dove un malato che non è più nella fase acuta e i pazienti cronici e anziani troveranno l’assistenza a loro più adatta senza doversi sottoporre alla sofferenza del ricovero per acuti; come gli hospice per i malati terminali dove scienza e umanità devono accompagnare la persona nell’ultimo tratto di vita; come le medicine di gruppo che, a regime, saranno a disposizione della gente H24 7 giorni su 7.”
Dello stesso tono la prima dichiarazione ufficiale, a schede approvate, del direttore generale dell'Ulss n. 3 Fernando Antonio Compostella.
“Dopo l’adozione del Nuovo Piano Socio Sanitario Regionale - commenta Compostella -, la giunta regionale ha approvato oggi la nuova Programmazione sanitaria regionale (le schede ospedaliere e territoriali) che definisce il numero di posti letto, le apicalità e le attività della nostra Ulss per i prossimi anni.
Dalle prime informazioni si evidenzia un quadro generale della futura sanità veneta, ed in particolare della nostra Azienda, caratterizzato da ospedali più efficenti, al passo con i tempi, orientati al trattamento delle patologie acute (la patologia cronica si cura prevalentemente sul territorio), potenziando anche alcuni filoni di attività come la Day Surgery (chirurgia di giornata) e la Riabilitazione.”
“Per l’Ospedale di Bassano e di Asiago - afferma ancora il direttore generale - la prospettiva che emerge dalle schede adottate vede un aumento dei posti letto (515) rispetto a quelli attivi oggi; le apicalità sono in totale 25, riducendosi di una sola unità (Anatomia Patologica), che però conserva la sua attività; a livello territoriale, inoltre, è prevista l’implementazione (novità importante) di 42 posti letto di Ospedale di Comunità per migliorare la risposta alla post-acuzie.”
“Non posso che apprezzare il lavoro svolto dalla giunta regionale - conclude il manager alla guida dell'Ulss 3 - nel definire gli indirizzi generali, e dai tecnici regionali, nel declinarli in maniera coerente, che hanno saputo cogliere le peculiarità del territorio dell’Ulss n. 3, garantendo il mantenimento di servizi adeguati al bisogno dei suoi cittadini.”
Insomma: dobbiamo lamentarci per la perdita di un'altra apicalità al San Bassiano o dobbiamo gioire perché i “danni", rispetto alle voci della vigilia, sono rimasti limitati? E' la solita storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: e anche la Sanità di casa nostra non fa eccezione.
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