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Apprendiamo oggi, per trasmissione dal curatore fallimentare, del deposito in cancelleria in data 24.12.2013 del fallimento della ditta Bassanina Srl di Mason Vicentino.
Bassanina Srl produce (ovvero produceva) forni per la panificazione, oltre che attività di meccanica per conto terzi ed occupa attualmente circa 35 dipendenti; da settembre 2013 questi dipendenti sono posti a rotazione piuttosto che a “zero ore” in cassa integrazione straordinaria, ovvero da quando l’impresa acquisita da imprenditori esteri, ha richiesto di poter accedere alla procedura di concordato preventivo in continuità.
Il tribunale di Vicenza, a seguito di più udienze, ha deciso di non concedere tale privilegio all’impresa e l’ha quindi dichiarata fallita.
Un altro concordato ed altro fallimento quindi, non entriamo nel merito delle motivazioni, non ci compete e sarà eventualmente la magistratura a dover affrontare tale nocciolo.
Rimane, sinceramente, un forte il dubbio sull’utilità dello strumento del concordato preventivo così come oggi concepito. Si ha sempre più spesso la sensazione che di questo strumento si abusi, semplicemente per dilatare i tempi di rientro delle esposizioni debitorie nei confronti di fornitori e creditori. Qualsiasi impresa, anche la più sfacciatamente malmessa, può venire consigliata, magari impropriamente, nel richiedere un concordato. Non sono necessari requisiti preliminari né sono previste sanzioni per i birbanti, si congela, con una richiesta anche il diritto più elementare dei lavoratori e dei creditori.
Rimane, invece, fortemente, la certezza che dal giorno 25 Dicembre, altri 35 lavoratori del nostro comprensorio, molti di essi con altissime capacità professionali, capaci di costruire un prodotto vero quale è lo strumento per panificare, si trovano senza impresa e nemmeno senza lo strumento dell’ammortizzatore sociale.
Il tempo degli ammortizzatori è difatti finito per loro, la recente riforma “Fornero” prevede che non vi sia nessuna possibilità di accesso agli strumenti di cassa integrazione per le aziende fallite, a meno che non vi siano realistiche prospettive di riavvio delle attività con una nuova impresa.
Professionalità e disponibilità dei lavoratori non mancano, il prodotto sviluppato è qualificato, ciò che ora manca è un progetto di rilancio in tal senso, ma servono nuove energie ed in particolare nuovi investitori.
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