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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
BF23: Bassano in fotografia
Nel pieno dello svolgimento, l'ottava edizione della Biennale. Venerdì 27, l'inaugurazione al Museo civico della mostra fotografica di Dorothea Lange
Pubblicato il 19-10-2023
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Cattura gli sguardi di Bassanesi, appassionati e turisti da circa un mese, per la precisione dal 16 settembre, l’ottava biennale fotografica di Bassano, una manifestazione che fino alle prime luci del nuovo anno (al 21 gennaio 2024) rende la città e non solo un centro nazionale e internazionale della fotografia e dell’immagine.
Il ricco programma della rassegna a cui ha appuntato il fiocco rosa la Pro Bassano testimonia che l’iniziativa è cresciuta esponenzialmente nel tempo, attualmente coinvolge un centinaio di sedi espositive che allestiscono mostre, incontri ed eventi in un’area che arriva fino in laguna a Venezia, attraversando numerose sedi del Vicentino e di altre province venete.
“Bassano Fotografia” ma anche “Cartigliano Fotografia” e “Rossano Fotografia”, indicano i cartelloni che campeggiano al limitare delle municipalità del circondario, ad annunciare rispettivamente le diramazioni che coinvolgono i Comuni limitrofi: a Villa Caffo Navarrini è allestita la collettiva “Frammenti” e a Villa Morosini Cappello è ospitata la mostra “Percorsi”.
Bassano del Grappa, Ponte Nuovo (foto Laura Vicenzi)
In città, le esposizioni sono allestite a “Palazzo”, nelle sale di Palazzo Bonaguro, e “Fuori Palazzo”, le prime suddivise in alcune sedi ospitanti. Tra queste figura il Museo civico, dove venerdì 27 ottobre (in nuova data rispetto a quella presente nel programma ufficiale) si inaugurerà un’importante mostra dedicata a una delle più grandi fotografe di tutti i tempi, la statunitense Dorothea Lange (1895, New Jersey-1965, San Francisco). L’evento è stato programmato nel solco della fortunata rassegna bassanese sulla fotoreporter Ruth Orkin, ed è nato dalla collaborazione con CAMERA (Centro Italiano per la Fotografia di Torino). Altre collettive proposte dai Fotoclub e personali si possono ammirare nella Chiesa di San Giovanni, nella Loggia del Municipio, al Foyer del Teatro “Tito Gobbi”, nella Chiesa dell’Annunziata e alla Biblioteca civica. Come ormai è consuetudine, c’è poi tutto intorno un mondo fermato a scatti che si può contemplare in un affascinante itinerario espositivo che fa tappa nelle vie, nelle piazze, nel sottopasso che interseca Viale delle Fosse e in numerosi esercizi pubblici del centro.
Patrocinata dalla Regione Veneto, da numerose Amministrazioni, da enti, associazioni e realtà locali (manca l’avallo nazionale del Ministero della Cultura) e affiliata alla Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), la manifestazione in diverse occasioni porta a spasso per fotogrammi attraverso i meravigliosi panorami del pianeta; altrove, in inquadrature in dettaglio, ferma la bellezza di quelli più familiari di casa nostra. Ampio spazio trovano opere dedicate agli amanti del ritratto, dove appaiono figure e volti che invitano all’incontro con il mondo dell’altro. Sono presenti anche quest’anno con i loro lavori alcuni fotografi e gruppi provenienti dall’estero.
La cifra della biennale bassanese è quella dell’esposizione, si guarda ai grandi numeri relativi alla partecipazione e alle collaborazioni, ma il programma generale propone anche workshop e alcune serate a tema condotte da fotografi di vaglia.
Luce, è il tema guida di questa edizione, l’ingrediente essenziale per la fotografia è dunque il faro-guida che ha coinvolto i partecipanti a BF23 e che contraddistingue, in mille accezioni, le loro opere. Qualità, temperatura, direzione della luce, aspetto chiaroscurale sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano le fotografie, le loro elaborazioni e le loro stampe che si possono osservare nei dettagli nelle varie esposizioni. Ci sono poi i soggetti, i protagonisti animati o non “messi in luce” dagli scatti.
Una tappa d’obbligo è quella alla retrospettiva dedicata al fotografo bassanese Bassiano Zonta (nella Chiesa dell’Annunziata) dove la cura per questi due aspetti è testimoniata alla perfezione. Maestro del bianco e nero, e della stampa artigianale dei suoi scatti, Zonta è stato autore all’alba del nuovo millennio di una ricerca particolare e appassionata nel mondo degli artisti locali, un’idea che venne ripresa nel 2009 con relativa mostra e libro fotografico. Una passeggiata tra i viottoli delle sue fotografie fa riaffiorare accanto a tanti volti noti quello di una città com’era qualche decennio fa — ancora a memoria umana — con i suoi luoghi e personaggi che ne costituivano l’identità senza sforzo alcuno da accasamento improprio, la cartolina di una Bassano con firme autentiche, altro che loghi e brand.
Bellezza e documento, maestria e testimonianza, arte visiva e racconto: nelle esposizioni sono diverse le occasioni di ammirare scatti in cui si coniugano questi ingredienti che fanno di una fotografia una creazione artistica. Davanti ai prodotti in cui sono manifesti e a volte arroganti i tratti dell’elaborazione tecnologica sorgono spesso piccole discussioni tra i visitatori, e anche questo è un aspetto che è naturale si manifesti in una rassegna organizzata all’epoca di ChatGPT&C.
L’occasione di organizzare e di giocare “in casa” una Biennale che guarda ai linguaggi della fotografia e dell’immagine, oltre a sollecitare giustamente e con gusto la contemplazione e l’informazione tecnica, dovrebbe forse in futuro (ma il futuro è già qui, nel regno dei mille curiosi scatti al giorno sempre in modalità selfie) aumentare l’investimento sulla produzione di narrazioni parallele, che guardino alle tematiche inerenti alla documentazione storico-ambientale, alle nuove problematiche legate alla digitalizzazione, ai racconti che fanno senza voce i protagonisti in posa o meno di tanti scatti presenti in mostra.
Senza ambire alla qualità narrativa delle opere più famose della Lange, degne delle parole che espresse John Steinbeck in Furore sullo stesso tema, diverse fotografie che è possibile ammirare nel Grand Tour dai mille orizzonti che si può intraprendere gratis fino a gennaio sollecitano e meritano un’attenzione attiva. Dal punto di vista culturale, a lungo campo.
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