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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Modalità lettura - n.27
Una recensione di Ogni passione spenta, libro di Vita Sackville-West, a cura di Paola Bombieri
Pubblicato il 29-10-2017
Visto 2.673 volte
I suoi amici erano gli intellettuali del gruppo di Bloomsbury, in particolare era legata a Virginia Woolf; stanca della vita di società, decise di ritirarsi in campagna, nel castello di Sissinghurst, nel Kent. Qui viveva col marito, Harold Nicholson, scrivendo e occupandosi del giardino, uno dei più belli d'Inghilterra, ora diventato monumento nazionale.
La redazione ringrazia Paola Bombieri per la sua recensione inviata a "Modalità lettura".

il giardino del castello di Sissinghurst
Ogni passione spenta (All Passion Spent) è un libro scritto da Vita Sackville-West e pubblicato per la prima volta nel 1931. Di Vita Sackville-West avevo letto solo La signora scostumata (The Edwardians).
Mi sono avvicinata a Ogni passione spenta perché mi era stato consigliato, con grande entusiasmo, da alcune amiche con le quali avevo subito intavolato una divertente disquisizione in merito alla traduzione del titolo: aveva o no interpretato correttamente il significato che conteneva? Io ero l’unica a non aver ancora letto il libro e così, su due piedi, senza che la lettura potesse aiutarmi a supportare la mia idea, mi spinsi a dire che “Spent” era “lost in translation”, aveva perso significato nella traduzione. Iniziai leggendo la dedica al libro e la citazione riportata all’inizio della prima parte che così recita:
«Tratta dal grande evento una verace,
Nuova saggezza, l’anima contenta,
Avea dismesso i servi e stava in pace,
La mente calma, ogni passione spenta.
Sansone Agonista».
Che cosa volevano dire esattamente quelle parole: “ogni passione spenta”? Che non c’era più passione? Che la passione era esaurita, consumata, soffocata? Non avevo mai realizzato quanto il titolo di un libro potesse condizionare la mia disposizione alla lettura dello stesso. Decisi di leggere il libro di John Milton pensando che mi potesse mettere sulla strada giusta e fu leggendolo che capii esattamente il significato di quella frase: “Catarsi”.
Il libro di Vita Sackville-West apre con la morte di Lord Henry Lyulph Holland, conte di Slane, uomo di stato di irreprensibile integrità morale e devoto padre di famiglia, che mette i suoi sei figli, tutti sulla sessantina, nella condizione di dover decidere come sistemare la madre rimasta vedova, Lady Slane. Tutti, ad eccezione di Edith, sembrano concordare con il piano proposto dal figlio maggiore, Herbert, di ospitare la madre a rotazione facendosi pagare per il sostentamento. Nel loro immaginario collettivo la madre non è in grado di occuparsi di se stessa; le attribuiscono una sorta di semplicità intellettuale, una mancanza di volontà propria, una remissività che, a loro dire, la porterà ad accettare la loro decisione senza opporsi. Quando tutto sembra essere deciso, Lady Slane, con molta calma e serenità, li sorprende con la sua risoluta dichiarazione di voler andare a vivere ad Hampstead, in un cottage che aveva visto trent’anni prima, con la sola compagnia della sua fidata domestica francese, Genoux. Il proprietario del cottage, l’eccentrico signor Bucktrout, è disposto ad affittarglielo a patto che gli sia concesso un paio di volte la settimana, di farle visita per il tè. Lady Slane si stabilisce ad Hampstead, dove altri due personaggi si uniscono alla compagnia: l’alquanto bizzarro tuttofare Gosheran e il signor FitzGeorge, una vecchia conoscenza di Lady Slane dai lontani giorni in cui era Viceregina in India e che scopriremo essere sempre stato innamorato di lei. A nessun altro è concesso farle visita. Raramente tollera di ospitare i suoi figli.
Qui inizia il suo viaggio nella memoria. La narrativa diventa una riflessione sulla sua vita, sulla persona che era e sulla persona che è diventata. Lady Slane rivisita alcuni passaggi della sua esistenza: i suoi sogni, le sue scelte, le rinunce, le privazioni; attraverso questo processo di rievocazione degli eventi passati avviene la riconciliazione con la sua vita. Anche noi che seguiamo il suo pensiero, siamo sollecitati a riflettere con lei sulla vecchiaia, la giovinezza, l’essere donna, il valore dei soldi, la famiglia, l’amore, la felicità, i sogni infranti o non perseguiti.
Alcuni brani del libro, più di altri, sono di una bellezza che lascia senza fiato. Sono poesia, leggera e inafferrabile; come la folle danza delle farfalle che circondano il carro sul quale Lady Slane e Henry stanno attraversando il deserto persiano, che ora volavano avanti in un movimento concertato, ora ritornavano indietro come per accompagnare il carro, quasi le divertisse frenare la loro rapida frivolezza attorno a quell’ingombrante veicolo pur essendo incapaci di disciplinare il loro passo a tanta misura; e allora, per sfogare la loro impazienza si libravano in aria o si tuffavano addirittura sotto al carro, uscendone dalla parte opposta prima che i cavalli avessero avuto tempo di posare a terra un altro zoccolo. La pronipote Deborah viene a trovarla per la prima volta. Sembra che Lady Slane la stia aspettando. L’ultimo atto si sta per compiere. Deborah è così simile a lei. Anche lei è un’artista; vuole diventare una musicista ed è decisa a rompere con le costrizioni sociali riservate alle donne. Lady Slane ha per lei parole di sostegno e la incita a perseguire i suoi sogni.
In quest’ultima fase avviene la riconciliazione con la sua giovinezza e con tutte le rinunce che aveva fatto. Ora è libera. È il suo momento catartico.
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