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Il mondo che vorrei

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

L'Uruguay in libreria

Alla Bassanese, ospite Milton Fernàndez, è partita la rassegna dedicata agli scrittori migranti

Pubblicato il 03-02-2012
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E’ iniziato con Milton Fernàndez, scrittore, regista e docente originario dell'Uruguay il giro del mondo in libreria organizzato dalla Bassanese. La rassegna anche quest’anno offre alla città l’occasione di trascorrere alcune serate in viaggio – la valigia all’ingresso della libreria un invito, il veicolo scelto le parole – attraverso un ciclo di incontri con autori che vivono nel nostro Paese, e che scrivono nella nostra lingua, ma che portano con loro il bagaglio di un patrimonio linguistico e culturale che non è solo il nostro, che allunga le radici da altri Stati e da altri Continenti. Il confronto, o meglio l’amalgama consentito dalla conoscenza e dal dialogo, soprattutto quando il tema centrale è quello della migrazione, è utile anche a restituire uno sguardo lucido sull’Italia e sull’essere Italiani. Introdotto da Marco Bernardi e da Ali Fadel, dell’associazione Il quarto Ponte, e salutato dall’assessore al Sociale Lorenza Breda, il viaggio è iniziato con Milton Fernàndez. L’autore ha conversato a lungo con l’intervistatore, Riccardo Poletto, e con il pubblico numeroso e attento presente in libreria. Milton Fernàndez vive in Italia da più di trent’anni, ha lasciato l’Uruguay “un piccolo Paese schiacciato tra due giganti (Argentina e Brasile)” mentre la sua terra subiva l’offesa di una dittatura militare – tanto per capire quanto sia interessante a volte cambiare prospettive, nei documenti i suoi conterranei portano la dicitura di “nazionalità orientale”. L’Uruguay è un Paese a forte tasso di immigrazione italiana, l’Italia vista da oltreoceano è una terra amica, conosciuta attraverso la narrazione di tanti italiani che a loro volta sono migrati lì. Parlando di migrazione, di andate e di ritorni, Fernàndez ha sottolineato che non è la distanza fisica, quella che si misura in chilometri, la lontananza che viene sentita di più quando si ritorna nel proprio Paese, ciò che fa provare lo straniamento più grande è che da migranti spesso ci si accorge di avere in mente un luogo-casa narrato, non più vero, un’immagine falsata dal ricordo che non corrisponde alla realtà, dove hanno operato nel frattempo il tempo e la vita, è questo lo sradicamento che fa sentire sospesi, che rende aeree le radici.
Fernàndez nel corso dell’intervista ha parlato spesso del suo amore per le storie, quelle narrate dai vecchi del suo Paese e quelle incontrate nei libri, non a caso la sua passione più grande, oltre alla scrittura, è il mondo del teatro. L’autore ha cominciato a scrivere e a pubblicare in italiano “perché questa è la lingua in cui vivo, quella della quotidianità, se avessi scritto utilizzando la mia lingua madre, lo spagnolo, avrei finito per adoperare una lingua scolastica, o letteraria, non in grado di dire quello che volevo”. Nel corso della serata è stato possibile ascoltare alcuni brani tratti dai suoi libri, in particolare da Sapessi, Sebastiano… , pubblicato da Rayuela edizioni. I passi scelti, letti da Anna Branciforti, hanno raccontato di migrazioni, di spostamenti, di inquietudini, e anche del bisogno umano di radici non senza un’ombra di tristezza, ma con sottofondo positivo di fiducia, di serenità, che forse, come italiani, ci appartiene poco, e che dovremmo sforzarci, anche attraverso l’ascolto di altre voci, di imparare. A fine incontro, gettati i ponti, gli organizzatori hanno invitato tutti a partecipare a un piccolo buffet ricco di specialità sudamericane.

Milton Fernàndez e Marco Bernardi alla libreria La Bassanese

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