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Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

La Turchia insegue i BRICS

Il 2 settembre 2024, la Turchia ha chiesto formalmente di entrare a far parte del gruppo BRICS. Le mosse del presidente turco si inseriscono in un più ampio contesto di politiche intraprese da vari anni mirate esclusivamente al perseguimento dell’int

Pubblicato il 17-01-2025
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Con l’acronimo BRICS si identifica un raggruppamento di economie mondiali emergenti.
Dal 1° gennaio dello scorso anno oltre ai Paesi del precedente BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) altre quattro nazioni - Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran ed Etiopia - sono entrate formalmente a farne parte, portando i membri del blocco da cinque a nove. Il mese di ottobre dello scorso anno ha segnato una nuova pietra miliare per il gruppo, quando i BRICS hanno invitato una dozzina di Paesi a diventare “nazioni partner”: Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam.
L'annuncio è stato fatto a margine del 16° vertice dei BRICS a Kazan, in Russia, nel mese di ottobre dello scorso anno, a cui ha partecipato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

BRICS+ è l’organizzazione internazionale delle economie emergenti fondata nel 2009, di cui fanno già parte Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran, Russia e Sudafrica.

Alla Turchia, membro chiave della NATO, è stato offerto anche lo status di partner BRICS, ma Erdogan ha tenuto a precisare che lo sviluppo dei legami della Turchia con il gruppo BRICS non è un'alternativa agli impegni esistenti, come l'adesione alla NATO e la candidatura all'UE.

Con la richiesta formale, presentata il 2 settembre 2024, la Turchia aveva chiesto formalmente di entrare a far parte del gruppo BRICS delle economie emergenti. Ha confermato le speculazioni sul piano dopo che il Cremlino, a giugno, aveva accolto con favore “l'interesse della Turchia per il lavoro dei BRICS” e promesso di sostenere le aspirazioni di Ankara a farne parte.
È la prima volta che un membro della NATO e un candidato all'adesione all'Unione Europea chiede di entrare a far parte di un gruppo dominato da Russia e Cina.
D’altronde è noto l’attivismo diplomatico del Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha mantenuto un fitto programma nel 2024, impegnandosi in intensi contatti internazionali in 17 Paesi e ospitando in Turchia i leader di 18 nazioni. La Turchia è anche un partner di dialogo della SCO (Shanghai Cooperation Organization) dal 2012 e dal 2013 ha espresso interesse ad ottenere lo status di osservatore o addirittura ad aderire all'organizzazione come membro a pieno titolo. Dalle dichiarazioni dirette del presidente Erdogan emergerebbe il desiderio di sviluppare ulteriormente le relazioni con Russia e Cina nell'ambito SCO, in quanto quest’ultime ritengono che la Turchia debba essere accettata non solo come partner di dialogo, ma come membro al pari degli altri. Le mosse del presidente turco si inseriscono in un più ampio contesto di politiche intraprese da vari anni mirate esclusivamente al perseguimento dell’interesse nazionale.
Va comunque detto, malgrado le dichiarazioni del suo presidente, che se la Turchia fosse stata accettata come membro a pieno titolo dell'Unione europea, probabilmente, non avrebbe mostrato interesse per i Brics.
Come riporta la pubblicazione online Modern Diplomacy, la Turchia mira a massimizzare la sua importanza strategica e le sue opportunità economiche stando a cavallo tra le strutture economiche e di sicurezza orientali e occidentali. Tuttavia, questo atto di equilibrio tra la NATO e la SCO richiederà un'attenta diplomazia e una lungimiranza strategica per navigare nella complessa rete delle relazioni internazionali ed evitare potenziali insidie.

Una delle mosse simboliche del gruppo BRICS potrebbe essere la creazione di un'alternativa globale al dollaro USA. I leader hanno presentato una simbolica “banconota BRICS” che riporta le 8 bandiere dei primi membri dei BRICS impresse. Non si tratta di una valuta funzionale, ma bensì l'aspirazione dei BRICS a esplorare alternative al dollaro, visto come uno strumento utilizzato dagli Stati Uniti per dominare l'economia mondiale.

Putin durante una conferenza sull'intelligenza artificiale a Mosca, ha dichiarato che la Russia collaborerà con i BRICS e altre nazioni per sviluppare l'IA. L'obiettivo dichiarato è quello di costruire un'alternativa alla tendenza prevalente degli Stati Uniti che cercano di dominare la nuova tecnologia.

Il cambiamento della realtà potrebbe rappresentare un grosso ostacolo per il G7 o Gruppo dei Sette, club de facto delle cosiddette sette economie più avanzate, che comprende Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Giappone e Italia. Comprende anche l'UE, un blocco economico di 27 Paesi europei.

Già nell’agosto del 2023 un rapporto del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), evidenziava che Russia e Cina dominano nelle forniture di armi, mentre l’India era tra i BRICS il maggior importatore di armamenti.

Con la loro influenza in espansione, le partnership strategiche e i quadri economici alternativi, i BRICS rappresentano un intrigante contrappeso agli Stati Uniti e ai loro alleati. La rivalità geopolitica tra questi due schieramenti evidenzierà le dinamiche mutevoli della governance globale, del commercio e della tecnologia in un mondo sempre più multipolare.

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