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Danza

Stabat Dancer

Mercoledì 23 agosto secondo giorno di B.Motion Danza a Bassano, dedicato allo Stabat Mater con i Dance Well e agli esiti del progetto europeo Pivot Dance

Pubblicato il 22-08-2017
Visto 2.529 volte

Mercoledì 23 agosto seconda giornata per B.Motion Danza, il segmento che Operaestate dedica ai linguaggi del contemporaneo, vero festival nel festival che accoglia a Bassano del grappa artisti e operatori da tutto il mondo.

La giornata inizia alle 15.00 in Chiesetta dell’Angelo con la prima nazionale del coreografo di origine cilena Pablo Leyton, a cui il festival ha commissionato uno un evento del progetto “Stabat Mater”, che porta la danza nelle chiese sconsacrate. 
Leyton lavora con i danzatori del progetto Dance Well (movimento e ricerca per Parkinson), a una creazione che prende ispirazione dalle teorie della filosofa Judith Butler. Scopo della creazione è catturare coreograficamente la naturale predisposizione delle persone a stare insieme.

Joseph Toonga: Daughter, Daughter (foto: The Other Richard)

Una comunità che non dimentica però di assegnare a ciascuno un ruolo all’interno di una struttura sociale complessa. Il lavoro mette in scena i movimenti sociali dell’ultimo decennio, enfatizzando la qualità performativa degli stessi movimenti sociali. Qualità performativa che si ritrova ad esempio nel radunarsi dei corpi nelle manifestazioni di piazza, nel loro accordo tacito per un obiettivo comune, nel loro diritto di apparire, nella legittimità che acquisiscono, nella loro capacità di rappresentare un pensiero collettivo.
In questo “Stabat Mater” anche la preghiera è intesa come luogo aggregante, nel quale l’uguaglianza e l’incapacità del singolo, diventano sostegno e ideale di condivisione, con la speranza di trovare nella sofferenza una liberazione spirituale. Il lavoro con danzatori non professionisti ma coinvolti in un progetto come Dance Well enfatizza questa ricerca di base, utilizzando la fisicità dei performer come punto di forza.

A seguire le tre nuove creazioni in prima nazionale, nate dal progetto europo “Pivot Dance”: un progetto che ha riunito sei giovani coreografi e sei producers da Olanda (DansDagen Festival), Italia (CSC Bassano) e Inghilterra (The Place).
Si inizia alle 19.00 al Garage Nardini con “Floating House” dell’italiana Elena Giannotti, una coreografia nata a partire da un percorso sul sogno insieme ad alcuni spettatori. La Giannotti è un ritorno a Bassano dove durante lo scorso anno ha condotto diverse sessioni di social dremaing.
Il tema del lavoro è proprio quello del sogno, inteso come struttura mentale e condizione psicofisica. Gli artisti coinvolti (Nick Bryson, Rafał Pierzynski, Mia D’Ambra, Penelope Pistoia) portano nella “casa” il loro lato notturno, le idee della solitudine e dell’immaginazione. Il teatro dell’anima viene inscenato e dissezionato.
La danza descrive la spinta del protagonista, l’essere umano che cerca il divino in se stesso ed esplora il mondo alla ricerca del limite.

Sempre nell’ambito del progetto Pivot alle 21.00 al teatro Remondini va in scena “Daughter, Daughter” del coreografo britannico Joseph Toonga, una delicata riflessione in chiave hip hop su cosa significhi essere padre di una bambina oggi. Joseph Toonga esplora l’esperienza della paternità come momento di rottura.
Un prima e un dopo in cui il mondo sembra irriconoscibile, in cui, senza un preavviso, tutto acquista un nuovo significato. Ispirata da storie vere di padri e figlie, la coreografia accende un riflettore onesto e sincero su un’esperienza personale, tradotta in uno stile hip hop dall’impianto spiccatamente contemporaneo. “Nel 2015 - racconta il coreografo - sono diventato padre di una bimba. Sono stato cresciuto in una famiglia a maggioranza femminile, ma davanti alla responsabilità di crescere una bimba, una giovane donna, mi sono ritrovato a sentirmi incredibilmente consapevole del mio ruolo di padre, e di che cosa significhi questo ruolo in una gerarchia organizzata che cambia di cultura in cultura.”
A partire quindi da una riflessione legata alla propria esperienza di bambino cresciuto da sole donne, Toonga traduce in danza l’indagine sul ruolo di padre e su come un uomo possa crescere una donna.

Chiude la giornata - e il progetto Pivot - “D NO BODY 5 #transcending” di Dario Tortorelli, alle 22.30 al Garage Nardini. Tortorelli, coreografo italiano residente in Olanda, porta avanti da anni una rigorosa ricerca sul rapporto tra personaggio e performer, attraverso il suo avatar scenico: Romeo Heart.
D NO BODY è una serie di performance di danza e di installazioni che esplorano il tema dell’identità, e che giocano con il confine tra corpo e icona, arrivando ad investigare come le immagini di noi stessi siano percepite dagli altri. In una società spesso troppo occupata a costruire un’immagine monumentale del sé, ciascuno vuole infatti emergere, essere riconosciuto e ricordato come un perfetto “avatar”, mentre ricerca la propria individualità. In questa quinta parte, D NO.BODY 5 #trascending, Dario Tortorelli allena il corpo alla trascendenza: Romeo Heart ci fa immaginare come percepiamo con tutto il corpo le cose che vediamo, evocando esperienze sensuali ulteriori rispetto a quelle semplicemente visive. Il lavoro è creato in collaborazione con gli artisti Nikki Hock, Annika Kappner and Thierry Castel, anch’essi impegnati nell’indagine di un’immagine che vada oltre la fisicità.

Info e prenotazioni Biglietteria Operaestate tel. 0424 524214
Tutto il programma del festival su www.operaestate.it

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