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Becoming who I am: il peso in avanti di Lara Lago

Intervista alla scrittrice e giornalista bassanese Lara Lago, autrice di un libro sull'essere sè stessi con la Body Positivity

Pubblicato il 03-04-2023
Visto 4.921 volte

Scene di ritratti, in fondo un autoritratto della scrittrice, giornalista Lara Lago, bassanese di nascita, ma figlia adottata di molte parti del mondo.
Identità misteriosa, meditativa, autoironica e coinvolgente.
Succede tutto in due ore alla libreria Bassanese di Bassano del Grappa, Lara presenta il suo libro “ Il peso in avanti”.

Lara Lago, scrittrice e giornalista bassanese

Il pubblico è incantato dalla sua voce, dalle sue forme e ascolta, assorbe e partecipa con il sorriso, con gli occhi pieni di ammirazione.
Lara Lago è giornalista e scrittrice. E’ stata un volto noto di alcune tv locali, per le quali ha condotto anche il telegiornale. Dopo una breve parentesi in Albania con Agon Channel, nel 2016 si trasferisce ad Amsterdam per due anni.
Ritorna in Italia per lavorare come Project Manager su Sky e conduce una rubrica “Caro Corpo” sui social.
L’incontro è stato moderato dalla giornalista Barbara Todesco con una complicità che puoi vedere tra due amiche intente a raccontarsi, a ridere, a riflettere sedute al tavolino di un bar di Bassano. “Con questo libro, inizia così la moderatrice Barbara, Lara vuole far ridere o perlomeno sorridere chi lo leggerà”. “Di libri che parlano di “grassofobia” ce ne sono tanti e sono tutti tristi, dice Lara con voce grave guardando dritto negli occhi del pubblico che ha difronte, un argomento serio si può trattare con ironia e profondità”.
Ed è forse l’autoironia il salvagente per tutti coloro che hanno il coraggio di essere sé stessi.
Sedute sui divanetti esterni della libreria abbiamo fatto una chiacchierata tra dettagli del libro, disgressioni sul tema e il fallimento della body positivity.

Di che cosa parla il tuo libro?
Il libro parla di come è cambiato il mio rapporto con me stessa quando ho vissuto all’estero. Ho vissuto ad Amsterdam dal 2016 al 2018 e pur cosciente che sarebbe stata un’esperienza formativa, non avrei mai pensato che sarebbe cambiato il mio rapporto con il mio corpo. Fino a quel momento ero alle prese con diete e restrizioni, accettazioni e rifiuti. Ad Amsterdam ho preso consapevolezza che un altro tipo di società era possibile. In Italia siamo fanatici del corpo, della bellezza canonizzata. Hai mai visto una donna grassa condurre un TG? Per fare questo lavoro dovevo essere diversa e per ottenere un corpo, che non mi apparteneva, sono diventata ossessiva. Ho rischiato di essere ciò che non ero e il peso della mancanza di diversificazione era più pesante dei chili che avevo.
Ad Amsterdam ho fatto carriera. Sono diventata direttrice di un canale video che produceva storie di donne da tutto il mondo e andavo in ufficio con la pancia di fuori. Zero problemi. Non mi serviva avere un corpo perfetto per far carriera, era semplicemente riconosciuta la mia professionalità. Nel libro racconto questa cosa.

In un modo o nell’altro c’è una propensione morbosa all’estetica. Che siamo grassi o magri siamo sempre concentrati lì.
Sì, è vero, ma è molto legato alle donne questo concetto. C’è molto sessismo ancora. Prova solo a pensare alle cariche politiche importanti. Un uomo grasso non viene bullizzato, mentre una donna deve temerlo.

Il body positivity ha fallito. Ha sempre predicato che il nostro corpo è un Tempio e va amato così com’è. L’evoluzione è che una persona se vuole migliorare può farlo. Cosa ne pensi?
La body positivity fallisce nel momento in cui il concetto di amarsi viene massificato. Amati a tutti costi! Le frasi correlate sono: “Gli altri non ti ameranno, se prima non ami te stessa”. “Sii sicura di te.” Invece il messaggio è diverso. Del tuo corpo puoi fare quello che vuoi a prescindere da che tipo di corpo tu abbia. Tu vali sempre. Il mio corpo è mio e scelgo cosa farne e vale quanto quello degli altri. Se voglio migliorarmi lo farò, se non voglio farlo sarò comunque felice.

Becoming who I am. Questa è la frase che hai tatuato in una parte del corpo che un tempo facevi fatica ad accettare: la tua pancia. C’era bisogno di scriverlo per ricordarti che sei quello che sei?
Quando mi sono tatuata quella frase mi sono sentita libera. A me la body positivity, intesa come primo messaggio in cui il movimento rivendicava la libertà, mi ha salvata. Ero ossessionata dal mio corpo. Ho perso tanto di quel tempo a controllare il peso, i centimetri, gli etti, che penso a cosa avrei fatto con tutto quel tempo se mi fossi dedicata ad altro. Ho smesso di fare diete.

Ci arroghiamo il diritto di pensare alla salute altrui. Quando vediamo una donna grassa pensiamo subito che deve dimagrire per stare, appunto, in salute.
Mi hanno insegnato che non esistono cibi buoni e cibi cattivi. Bisogna mettersi in contatto con il proprio corpo, ascoltarlo. C’è un movimento americano che si chiama HAES ( Health at every size ) che significa curare il paziente senza pregiudizi. Le persone a tutte le taglie devono essere in salute, ma il peso non può essere un indicatore di salute. La salute non è a taglia unica.

Ci sono persone che hanno paura del sesso perché pensano di non piacere a nessuno a causa del loro peso.
Purtroppo è un pensiero tutto italiano. In altri punti del mondo le persone grasse sono considerate delle dee. Vedi il Sud America e il West Africa. Mi viene da dire che sono nate nella parte sbagliata del mondo. Dovremmo partire dalla consapevolezza che noi valiamo, non certo perché è un altro a dircelo.

Quando smetteremo di giudicare le donne?
Confido nella nuova generazione di donne. Conosco ragazze di 24 anni che sono cazzute. Un atteggiamento che veicolano ai loro coetanei maschi. In questo momento però siamo ancora molto lontani.

Cosa farà Lara fra cinque anni.
Scrivere un altro libro è il mio obiettivo. Poi non lo so, mi reinvento ogni giorno.

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