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Bassano - Azerbaijan via Terra, osare per credere

Un viaggio via terra con destinazione e motivazione sfuocata, il quale senso prende forma passo dopo passo.

Pubblicato il 06-12-2012
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Probabilmente non sempre serve un motivo per fare qualcosa. A volte la si fa e basta, si salta sul treno del proprio desiderio e ci si mette in gioco. Si osa, senza calcolare le conseguenze. Quando sono partito da Bassano tre mesi fa non sapevo di preciso dove sarei andato, soltanto volevo spingermi verso quella parte del mondo che ancora non conoscevo, verso quell'Oriente che nonostante la globalizzazione continua ad esercitare il proprio fascino nell'immaginazione di noi Occidentali.

Così sono partito e ho attraversato le foreste della Slovenia e le campagne della Croazia fino a giungere a Belgrado, capitale della Serbia. Mi son fermato per un po' in questa città affascinante, che nonostante il suo aspetto freddo e inospitale, riesce a coinvolgere il viaggiatore nei suoi bar pieni di fumo, nelle sue chiese ortodosse spoglie, ornate al minimo, dove si arriva a sentirsi infinitamente vuoti. Da Belgrado ho viaggiato verso la Bulgaria, trovandomi sul vagone di alcuni contrabbandieri di tabacco, che appena dopo il confine hanno cominciato a recuperare le varie stecche di sigarette che avevano nascosto sul treno precedentemente, per poi lanciarle ad un complice fuori dal finestrino, poco prima della stazione di Sofia.


Dalla capitale bulgara ho viaggiato verso Istanbul, la porta dell'Oriente, che oggi é una città di circa diciotto milioni di abitanti, una metropoli in continua espansione, dove il cemento ha risucchiato anche il più piccolo spicchio di terreno esistente, dove il presente convive con il passato e l'Occidente abbraccia l'Oriente (fino a stritolarlo, quasi). La città mi ha catturato. Per oltre un mese sono rimasto alla sua corte, andando ad esplorare i suoi quartieri più nascosti, ad ascoltare le storie del suo passato e il cammino della sua sfrenata evoluzione. Ho conosciuto un giornalista e mi son messo a lavorare per un quotidiano locale, a fotografare una città che protesta ogni giorno per tutti i motivi possibili immaginabili: dalla libertà di stampa, alla condizione della popolazione curda, ai diritti dei lavoratori.

Ho lasciato la città soltanto perché il mio visto sarebbe scaduto presto. Mi sono lanciato così verso il Sud-Est del paese, dove vivono i curdi, in quel territorio tra il Tigri e l'Eufrate sul quale sono fiorite le prime civiltà del mondo e dove qualche anno fa é stato scoperto il tempio più antico del mondo, quello di Gobekli Tepe, risalente a circa 12000 anni fa. A pochi passi dal conflitto in Siria, mi sono trovato a contatto con una cultura incredibile, con gente gentile e ospitale, fortemente attaccata alla propria identità e alle proprie tradizioni. Ho camminato per città vecchissime con strade che sembrano labirinti, trovandomi senza accorgermi davanti alla grotta in cui é nato Abramo, primo profeta di cattolici, mussulmani ed ebrei.

Con il passare del tempo, il contatto con la straordinaria gente del posto, ha progressivamente aperto il mio cuore. Un semplice saluto faceva scorrere pura gioia attraverso il mio corpo. Dopo aver viaggiato attraverso le montagne Orientali dell'Anatolia ed esser tornato a Nord, sulle sponde del Mar Nero, mi sono reso conto che non volevo continuare a mettere tra me e la gente il denaro. Non volevo prendere autobus, comprare prodotti ai mercati, pensare a fare dei reportage per guadagnare quello che mi serve per viaggiare. Volevo sciogliere me stesso per confondermi al luogo che stavo visitando. Così ho iniziato a fare soltanto l'autostop e a camminare, a riciclare cibo e pane vecchio, ad affidarmi agli inviti della gente che incontravo. Tra fantastiche esperienze sono finito in Georgia, paese dalla Natura meravigliosa e son rimasto per qualche giorno nella sua capitale Tbilisi, città dal volto sovietico ma dall'animo autentico, ricco di storia e di cultura.

Il viaggio più incredibile é stato quello che da Tbilisi mi ha portato in Azerbaijan, un paese estremamente accogliente, con spazi sterminati di terra brulla che pare deserto e montagne che si estendono sullo sfondo. Un paesaggio straordinario. Ho visitato la città di Ganja e poi sono sceso fino alla capitale Baku, sul mar Caspio, viaggiando saltando sulle auto della gente, gustando i sapori diversi della cucina locale, sentendomi in vita come mai prima. Mi sono ricordato di come la vita possa essere magica, quando la si guarda dall'angolazione giusta e si vive eliminando i pensieri, evitando di preoccuparsi per ciò che viene dopo e gustando con intensità tutto ciò che si ha la fortuna di vivere. Per questo ogni passo é una scoperta e il prossimo passo é ancora un mistero.



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