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“Gli istituti tecnici sono le scuole dell'innovazione”
Il prof. Alberto F. De Toni, padre della riforma dell'Istruzione Tecnica e Professionale, interviene a un incontro sul tema all'Ipsia Scotton di Bassano, Che inaugura, per l'occasione, il nuovo Laboratorio Tecnologico
Pubblicato il 29-10-2011
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“Gli istituti tecnici e professionali sono scuole nei cui laboratori si costruiscono pezzi di futuro.”
Parola di Alberto Felice De Toni, preside della facoltà di Ingegneria dell'Università di Udine. E' un'affermazione che non viene detta a caso: il prof. De Toni è infatti il presidente della Commissione Nazionale che ha elaborato la riforma dell'Istruzione Tecnica e Professionale. Anche il pubblico che ascolta non è casuale: sono infatti gli studenti e i docenti della sede di Bassano del Grappa dell'Ipsia Scotton, l'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato.
L'incontro ravvicinato con il grande capo della task force che per conto del Ministero dell'Istruzione ha disegnato il riordino degli istituti tecnici italiani avviene in occasione del convegno-dibattito “L'istruzione professionale tra innovazione tecnologica e sbocchi occupazionali” , organizzato dallo Scotton in occasione dell'inaugurazione del nuovo Laboratorio Tecnologico per l'Elettrotecnica, l'Elettronica e la Meccanica.
Il prof. Alberto Felice De Toni: "Gli istituti tecnici sono scuole nei cui laboratori si costruiscono pezzi di futuro"
“E' l'ennesimo laboratorio - sottolinea con orgoglio il preside Antonio Parise - che riusciamo ad attivare grazie alla collaborazione della Fondazione Cariverona. La nostra scuola, nelle due sedi di Bassano e Breganze, ha 1200 allievi e il nostro intento è stato sempre quello di lavorare in funzione delle esigenze del territorio.”
“Con la riforma - continua il preside - è venuta purtroppo a mancare la “terza area” (che garantiva agli studenti un percorso di professionalizzazione nell'ultimo biennio - NdR) che è stata sostituita da un'“alternanza scuola-lavoro” di sole 60 ore. Ma l'autonomia e la flessibilità ci consentono di integrare la preparazione dei ragazzi, grazie al rapporto con le aziende del territorio, per 200 ore all'anno.”
“Una riforma - rimarca l'assessore provinciale all'Istruzione Morena Martini - va o subita o governata. Molti presidi la governano, come nel caso dello Scotton, altri la subiscono lamentando i tagli che comunque ci sono.”
Ma il nuovo sistema dell'istruzione tecnico-professionale, per chi l'ha pensato e tradotto in riforma, si pone in realtà l'obiettivo di trasformare gli istituti tecnici in “scuole dell'innovazione”.
E il prof. De Toni lo spiega ai presenti, accattivandosi l'attenzione degli studenti, con un intervento supportato da brillanti spezzoni video. A partire da un filmato tratto da Youtube e intitolato “Did You Know” (www.youtube.com/watch?v=jp_oyHY5bug&feature=related), che illustra i continui e vertiginosi mutamenti in atto in un mondo in cui, grazie alle nuove tecnologie, “si vive in tempi esponenziali” e dove “le 10 professioni più richieste nel 2010 non esistevano nel 2004”.
Per passare poi alle storie, raccontate in 30 secondi, di alcuni grandi innovatori del XX° secolo per i quali non è stato sufficiente l'aver avuto una geniale intuizione, ma è servita una grande dose di impegno, di lavoro e applicazione: come Walt Disney, Ferruccio Lamborghini o Thomas Edison.
“Vogliamo abituare i ragazzi - spiega De Toni - al fatto che tutto cambia e che il futuro appartiene a chi se lo immagina. Ormai stiamo andando verso l'”Homo Zappiens”, e cioè l'uomo che fa zapping ed apprende esplorando e giocando, e ciò richiederebbe una forte metamorfosi nella scuola.”
L'impianto della riforma dell'istruzione tecnica, intanto, si sviluppa su tre livelli.
Si parte con le competenze culturali, ovvero “umanistiche”, necessarie in un mondo del lavoro che richiede comunque di conoscere bene l'italiano e almeno una lingua straniera. Ci sono poi le competenze professionali, incentrate sulla “didattica per competenze” che si realizza soprattutto nei laboratori. Infine le competenze sociali trasversali - progettare, comunicare, risolvere problemi e “imparare ad imparare” - che “si insegnano non dentro, ma con le discipline” e che sono le vere capacità da tenere in tasca per tutto il corso della carriera lavorativa.
“La riforma è un progetto - mette in chiaro De Toni -. Ora la casa va costruita con tutti gli insegnanti e i tecnici che lavorano dentro la scuola.”
“La prima competenza-chiave è “imparare ad imparare” - conferma il vice direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale Gianna Miola -. I giovani devono strutturare la loro mente al cambiamento e prepararsi al fatto che faranno un lavoro, dopo un anno ne faranno un altro e dopo cinque anni potranno inventarsi un lavoro nuovo. Bisogna vincere la paura delle difficoltà e avere gli strumenti per auto-orientarsi, e questo si ottiene proprio con la didattica del laboratorio.”
Ma è un lavoro che costa fatica, rispetto al sistema classico dell'insegnamento: “Non è facile passare dal progetto alla costruzione - rileva la prof.ssa Miola -. Se non è realizzata dentro le aule e i laboratori, la riforma rischia di spegnersi.”
Segue un altro panel di interventi nel quale i rappresentanti delle categorie economiche - Marina Beggio di Confindustria Vicenza, John Faccin di Apindustria Vicenza e Sandro Venzo di Confartigianato Vicenza - sottolineano i confortanti risultati dell'alternanza scuola-lavoro e degli stage degli studenti nelle aziende.
Un “primo incontro” col mondo delle imprese nel quale i giovani sono stimolati a sperimentare sul campo le competenze richieste da chi affronta tutti i giorni le sfide del mercato: dal lavoro in team all'aggiornamento sui processi e sui prodotti, alla gestione degli errori, al problem-solving.
Prima della visita inaugurale al nuovo Laboratorio Tecnologico, Flavio Cazzaro di IRS Padova National Instruments Italia e il docente Mauro Schirato ne illustrano le caratteristiche: una dotazione di avanzate tecnologie con le quali gli studenti prenderanno dimestichezza con la supervisione e il controllo dei processi industriali.
E' anche questo un pezzetto di futuro. Una prospettiva in cui le abilità tecniche e manuali, per ciascun indirizzo tecnico o professionale, non possono più prescindere dallo sviluppo delle competenze culturali di ciascun ragazzo.
Del resto, come segnala lo stesso De Toni, il motto del M.I.T. - Massachusetts Institute of Technology, uno dei più prestigiosi centri di ricerca del mondo - è “Mens et Manus”: e cioè, in latino, “Mente e Mano”. Capito il messaggio?
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