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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Dos Passos in riva al Brenta
A Villa Ca’ Erizzo Luca prorogata la mostra “Bassano del Grappa nei pastelli di John Dos Passos”. Riflettori accesi sul grande scrittore americano volontario a Bassano dell’ARC assieme a Hemingway negli ultimi mesi della Grande Guerra
Pubblicato il 14-08-2024
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Oggi, egregi lettori, facciamo Dos Passos in riva al Brenta.
La stagione è ideale per le passeggiate, anche se si tratta di un’escursione culturale.
Il sentiero da percorrere nell’occasione è quello di John Dos Passos (Chicago 1896 - Baltimora 1070): il grande scrittore statunitense che condivise con l’illustre collega e amico Ernest Hemingway un avventuroso frammento di gioventù a Bassano, come volontario della Croce Rossa Americana, di base a Villa Ca’ Erizzo, a pochi chilometri dal fronte del Grappa, nel periodo conclusivo della Prima Guerra Mondiale.

John Dos Passos, Italy Pastel
Laureatosi ad Harvard con lode nel 1916, fin da bambino Dos Passos aveva viaggiato moltissimo in Europa assieme alla madre. Dopo la laurea tornò a viaggiare in Europa e in particolare in Spagna per studiare arte e architettura, ma ben presto decise di dedicarsi interamente al giornalismo e alla narrativa.
Diversamente dall’Europa della sua infanzia, trovò tuttavia un continente dilaniato da quella Grande Guerra che per un aspirante scrittore ancora in preda agli ardori e agli ideali giovanili si presentava come una “occasione da non perdere”.
Per questo si arruolò volontariamente nella American Red Cross (ARC), prestando servizio come autista delle ambulanze prima in Francia, sul fronte della Marna, e poi in Italia dove per diversi mesi nell’inverno 1918 alloggiò con i suoi compagni a Villa Ca’ Erizzo.
In quel contingente di giovani soccorritori volontari di stanza sulla riva del Brenta c’era anche un gruppetto di “cervelli in fuga” non da poco, di cui lui era uno dei componenti.
Erano i cosiddetti Poeti di Harvard, come loro stessi si definirono: laureati e future glorie letterarie, tra cui un Premio Nobel per la Letteratura, iscritti ad un corso accelerato sulla crudeltà umana recuperando morti e feriti sul fronte.
Lo ricorda anche una lapide situata all’ingresso di quella che oggi si chiama Villa Ca’ Erizzo Luca, che nel 1918 fu la sede della Sezione 1 dell’ARC:
“In questa villa, negli ultimi cruciali mesi della Battaglia del Grappa soggiornarono i Poeti di Harvard addetti alle ambulanze della Croce Rossa Americana: tra di loro John Howard Lawson, John Dos Passos, Ernest Hemingway…”.
Oltre ai nomi citati nella lapide, vi furono anche altri futuri letterati come Sydney Fairbanks e Dudley Poore, nonché molti altri studenti dell’Università di Harvard.
Non c'è che dire: un vero e proprio Campus di battaglia.
“Oscurato” qui in Europa dalla fama di Hemingway, Dos Passos è stato il prolifico autore di quarantadue romanzi, poesie, saggi e opere teatrali.
È stato anche pittore, aspetto non secondario per l’argomento centrale di questo articolo.
Alcuni suoi romanzi sono considerati dei capisaldi della letteratura americana, come Manhattan Transfer, Il 42° Parallelo, I tre soldati.
Proprio come Ernest Hemingway, l’esperienza vissuta a Bassano e sugli altri fronti della Grande Guerra ne influenzò gli esordi letterari.
Votato alle idee del socialismo e del pacifismo dopo avere assistito alla carneficina dell’evento bellico, nel 1920 pubblicò il suo primo romanzo Iniziazione di un uomo: narrazione autobiografica del disincanto di una generazione nei confronti della guerra e denuncia del capitalismo che l’ha alimentata.
Ancora più critico nei confronti della guerra è il suo secondo romanzo I tre soldati del 1921 che lo consacrò come uno dei portavoce della Lost generation, la generazione perduta di giovani sacrificati all’eccidio insensato della Prima Guerra Mondiale.
Con lo stesso occhio disilluso, ma rivolto questa volta al consumismo e all’indifferenza sociale nella comunità urbana Made in U.S.A., pubblicò poi nel 1925 il romanzo Manhattan Transfer, uscito in Italia nel 1932 con il titolo Nuova York, che divenne il suo primo grande successo letterario e commerciale.
Intellettuale di grande impegno civile e politico, John Dos Passos ha descritto e raccontato la realtà che lo circonda con grande attenzione.
Non lo ha fatto soltanto attraverso le sue opere letterarie, ma anche con la pittura e il disegno.
E qui siamo giunti al punto di arrivo dei Dos Passos in riva al Brenta.
È ancora e sempre Villa Ca’ Erizzo Luca, che dopo aver ospitato dal 23 al 25 maggio scorsi la 4° Conferenza Biennale della John Dos Passos Society di Chattanooga nel Tennessee, accoglie nelle sue sale del Museo Hemingway e della Grande Guerra una mostra temporanea dedicata alle opere artistiche dello scrittore americano, volontario assieme ad Hemingway della ARC in quel di Bassano.
La notizia è che l’esposizione, inaugurata lo scorso 8 giugno e intitolata “Bassano del Grappa nei pastelli di John Dos Passos”, è stata prorogata fino al prossimo 8 settembre.
La proroga, come informa un comunicato stampa trasmesso da Fondazione Luca, è stata decisa “dato il grande apprezzamento” riscontrato per la proposta “che ha suscitato interesse e curiosità da parte dei visitatori”.
Nell’occasione sono esposti oltre dieci dipinti in riproduzioni in bianco e nero e a colori dei disegni e dei pastelli realizzati dal grande scrittore durante il suo soggiorno a Ca’ Erizzo, riportando i paesaggi di Bassano all’inizio del XX secolo.
La mostra temporanea è inoltre arricchita da una serie di prime edizioni dei suoi capolavori, come Nuova York ovvero Manhattan Transfer e come appunto I tre soldati, tradotto in Italia nel 1944 con il titolo Il mondo fuori casa, che racconta la sua esperienza durante il primo conflitto mondiale.
E il mondo fuori casa, per questo giovane laureatosi ad Harvard e nato a Chicago, aveva anche le sembianze del paesaggio bassanese, visibile dalle finestre di Villa Ca’ Erizzo, che John Dos Passos ha descritto così:
“Un balcone affacciato su uno splendido ponte coperto, e sulle torri e i bastioni dell’antica città murata.”
E con questa suggestiva citazione termino qui: è quasi Ferragosto e non voglio fare il Passos più lungo della gamba.
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