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Ponte di Bassano vendesi
Piace la proposta della “ricostruzione alla giapponese” del Ponte Vecchio a Roberto Astuni, che lancia un'idea-provocazione per fare cassa per il restauro. Sulle iniziative di raccolta fondi per il Ponte: “Non c'è mai stata una regia comune”

Roberto Astuni punta al Ponte (foto Alessandro Tich)
Tra le plurime attività che lo vedono poliedricamente in azione sul territorio, non è certamente un esperto di restauro. Si occupa di vari progetti, ma non è un architetto. Ha anche dimestichezza con i “tavoli”, ma non è un falegname.
Ma di marketing - e nella fattispecie di marketing turistico - il presidente degli Albergatori bassanesi Roberto Astuni esperto lo è, eccome.
Ed è in questa veste che il triumviro dello staff promotore del tavolo di marketing territoriale “Territori del Brenta” nonché presidente del neonato Consorzio Regionale di Promozione Turistica “Pedemontana Veneta e Colli” guarda con attenzione alla proposta, lanciata a Bassano dall'esperto nipponico Toshikazu Hanazato, di restaurare il Ponte degli Alpini con un approccio ricostruttivo “alla giapponese”. E cioè - come già riportato nel nostro precedente editoriale - con una procedura che prevede, semplificando al massimo il concetto, lo smontaggio degli elementi del monumento e il successivo rimontaggio applicando sulla struttura i “pezzi di ricambio” risanati.
E' quanto si evince da un post pubblicato da Astuni a commento del nostro articolo “Il summit sul Ponte”, successivamente ri-postato anche sulla sua pagina facebook.
Nel commento, l'imprenditore alberghiero riferisce che “tanti amici che da anni lavorano il legno, alcuni con risultati a livello mondiale” convengono tutti “che il legno usato per ricostruire il Ponte” nel dopoguerra “non era dei più pregiati sul mercato”. “Ma allora - scrive Astuni riferito al legno del monumento -, visto che non ha nessun valore “storico”, perché non si pensa davvero di smontarlo e farne uno nuovo con le nuove tecnologie di oggi, usando però i disegni originali del Palladio?”
Ed è qui che mister “Territori del Brenta”, come Cesare Ragazzi, lancia la sua “idea meravigliosa”: “Credo si possano trovare i fondi semplicemente vendendo a “pezzettini numerati” il Ponte Vecchio.”
Già, proprio così. La ricetta di marketing collegata al restauro - nell'ipotesi che il “metodo Hanazato” venga riconsiderato dal Comune - è dunque la seguente: smontare tutto il legno del monumento malato, ridurlo a piccoli pezzetti e confezionare migliaia di souvenir unici nel loro genere, e soprattutto originali. “Immagino - prosegue Astuni - la felicità di ogni alpino di poter possedere un pezzo del Ponte a pochi euro... La mia è solo un'idea per poter recuperare qualche soldino in fretta visto che in oltre un anno sono stati raccolti pochi soldi rispetto a ciò che rappresenta il nostro Ponte (vedi Venezia...).”
Solo una battuta, una provocazione, o cos'altro?
Il presidente degli Albergatori ci fa capire che sta parlando sul serio.
“Se, smontando il Ponte, se ne fa uno completamente nuovo, che riprende fedelmente i disegni del Palladio - ci conferma -, quello vecchio lo taglio in piccoli pezzettini e li metto in vendita.”
Con un esempio concreto: “Se all'Adunata Nazionale degli Alpini partecipano 500mila alpini, non ho dubbi sul fatto che ogni alpino non sia disposto a spendere 10 euro per comprare un pezzo del Ponte degli Alpini, che è un pezzo della sua storia, per contribuire al restauro. Solo così si raccoglierebbero 5 milioni di euro, senza tener conto dell'effetto mediatico dello smontaggio di un monumento così importante. Subito dopo va pensata la creazione di un comitato che aiuti a lavorare sul fatto che il Ponte diventi monumento nazionale.” “E' una proposta - spiega ancora l'ideatore - che riprende quanto è già stato fatto, ad esempio, con i pezzi del Muro di Berlino o con le zolle del campo della finale dei Mondiali di Calcio.” “L'idea - incalza Astuni - è quella di “fare cassa”, e di fare cassa subito, e in modo dignitoso.”
E' lo spunto per togliersi un sasso dalla scarpa: “In un anno di iniziative a Bassano per la raccolta fondi per il restauro del Ponte sono stati raccolti poco più di 100mila euro. Mi sembra un'offesa per un monumento a valenza nazionale, se non internazionale. Questo è dovuto al fatto che tante attività per la raccolta dei fondi, che sono pur svolte con passione e scopi benemeriti, sono generate dal sentimento che il Ponte rappresenta. Tuttavia non c'è mai stata una regia comune. Una regia unica avrebbe potuto coordinare le attività e mettere in campo anche meccanismi più moderni, grazie alle nuove tecnologie, per reperire risorse da destinare al restauro.”
“Venezia riceve decine di migliaia di euro tutti i giorni da fondazioni ed enti, coi contributi anche di chi non ha mai messo e non metterà mai piede a Venezia - conclude il presidente degli Albergatori -. Per cui c'è un gran lavoro da fare, che è di sensibilizzazione e di marketing. La parte politica deve decidere che tipo di restauro fare per il Ponte. Il territorio può fare qualcosa di serio contribuendo all'opera, ma almeno un minimo di coordinamento ci vuole.”
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