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Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

Il gelato sciolto in mano

Nulla di fatto, al Consiglio dei Ministri di ieri, circa la revisione della geografia giudiziaria. Bassano del Grappa deve ancora attendere: ma non necessariamente solo fino alla scadenza del 13 settembre

Pubblicato il 30-08-2014
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La montagna, per il momento, ha partorito il topolino.
La riunione del Consiglio dei Ministri di ieri era attesa, fra le altre cose, per le annunciate decisioni del governo in materia di revisione della geografia giudiziaria, inserita nel pacchetto della più generale riforma della Giustizia predisposta dal ministro Orlando.
E invece una parte del maxi-provvedimento - “risucchiato” dai preponderanti argomenti della riforma del procedimento civile e della responsabilità civile dei magistrati - è slittata a nuova data, compresa la delega sulle nuove misure per “l'ulteriore razionalizzazione della geografia dei circondari di tribunale”.

Il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei Ministri di ieri (fonte immagine: quotidiano.net)

Nessun decreto correttivo, pertanto, a riguardo dei tribunali soppressi dalla riforma Severino e ancora in odore di recupero. E' quanto si aspettava, come ben sappiamo, Bassano del Grappa. Ma è quanto si attendeva anche Chiavari, in provincia di Genova, sulla cui riapertura i sindaci del Tigullio hanno trasmesso un appello ai ministri della Giustizia Orlando e dell'Interno Alfano. Ma anche Sala Consilina, nel Salernitano, oggetto di un'azione di pressing al governo di tutti i 28 sindaci dei Comuni dell'ex circondario giudiziario.
Ma anche e ancora le sei città del Comitato “Sei da Salvare” (che comprende anche Bassano e Chiavari, entrambe dotate di una sede di giustizia nuova di zecca e inutilizzata) che in vista del Consiglio dei Ministri di ieri si erano pure rivolte a Roma con una nota congiunta dichiarando di attendere “di veder mantenute le promesse dei partiti di Governo in ordine al ripristino dei loro Uffici giudiziari”. Eccetera eccetera.
I figli di un Dio minore delle sedi giudiziarie del Bel Paese cancellate dalla riforma e accorpate alle rispettive città capoluogo si sono tutti risvegliati, contemporaneamente, all'indirizzo di Palazzo Chigi nell'estremo tentativo di rientrare tra i “prescelti” delle possibili correzioni alla riforma medesima.
Rimanendo tuttavia, al termine della seduta di governo di ieri, tutti con il gelato sciolto in mano. Se ne riparlerà probabilmente, salvo varie ed eventuali, venerdì 12 settembre: ovvero il giorno prima della fatidica scadenza oltre la quale l'Esecutivo non potrà più correggere gli effetti dell'originaria legge delega, risalente ancora alla maggioranza Berlusconi IV, con la quale il parlamento ha delegato il governo “a rivedere la geografia giudiziaria in modo da realizzare una riduzione complessiva degli uffici giudiziari sul territorio”.
Qualora e quand'anche “l'ulteriore razionalizzazione” della geografia giudiziaria venisse finalmente approvata in quella data per il rotto della cuffia, come presumibilmente accadrà, ciò non significa tuttavia l'automatico recupero ovvero salvataggio di questo o di quel tribunale. In altre parole e tanto per intenderci: non è probabile (ma se il ministro ci smentirà, tanto di cappello) che il 12 settembre venga emesso il decreto correttivo ad hoc che stabilisce il ripristino, ad esempio, del Tribunale e del circondario giudiziario di Bassano del Grappa.
E' troppa, infatti, la carne al fuoco: il solo punto 11 della riforma della Giustizia, riferito appunto alla geografia giudiziaria, prevede infatti di modificare e di razionalizzare i distretti di Corte d'Appello, che sono 26 in tutta Italia, a colpi di revisione delle sedi centrali e soppressione delle alcune sedi distaccate.
La qualcosa sta già suscitando, analogamente a quanto successo per i tribunali nell'era Severino-Cancellieri, una levata di scudi e di proteste lungo tutto lo Stivale giudiziario.
Parallelamente, come già spiegato in un nostro precedente articolo, il punto 11 del “pacchetto giustizia” rimette in gioco la questione dei tribunali ordinari.
Per prima cosa sarà rimosso “il divieto di soppressione dei tribunali con sede nei capoluoghi di provincia”: se un tribunale capoluogo “per le ridotte dimensioni del bacino di utenza, risulti non essere in grado di assicurare un sufficiente standard di efficienza”, questo potrà essere soppresso. In compensazione, il governo potrà “valutare le istanze e le esigenze di equilibrato ed efficace presidio del territorio non adeguatamente considerate nell’ambito di esercizio della originaria legge di delega”. Un giro di parole che apre la porta al recupero di alcuni tribunali “non adeguatamente considerati” e soppressi dalla tagliola del governo Monti e dalla tagliola-bis del governo Letta.
Per questo, e giunti ormai a questo punto, il 12 settembre - se l'argomento sarà confermato all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri - non è tanto importante che arrivino i fatidici decreti correttivi (che sono un atto autonomo del ministro della Giustizia, vedasi Cancellieri con la proroga di Bassano, come sede a servizio di Vicenza, per il solo arretrato civile) quanto che il citato e benedetto punto 11 venga approvato dall'Esecutivo.
In questo modo l'urgenza della deadline del 13 settembre verrebbe “bypassata”, entrando in vigore un nuovo riferimento legislativo che consentirebbe al Guardasigilli e al suo Ministero di rivedere lo status dei tribunali periferici senza l'acqua alla gola.
Così è, se vi pare: tra addizioni (sedi di giustizia ripristinabili) e sottrazioni (sedi di giustizia sopprimibili) l'ulteriore revisione della geografia giudiziaria creerà nuovi contenti e nuovi scontenti. Qualcuno rimarrà di nuovo con il gelato sciolto in mano: e confidiamo che non sia al gusto di asparago.

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