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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Avvento del Sahara
Il deserto, il silenzio, l’immensità e lo spirito dell’Avvento. La testimonianza-riflessione a Bassanonet di Padre Renato Zilio, missionario scalabriniano di Bassano del Grappa in Marocco
Pubblicato il 08-12-2023
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Vento, avvento e avventura.
C’è il vento del Sahara, come il ghibli o il simùn, che modifica i paesaggi del deserto spostando la sabbia da un posto all’altro.
E poi c’è l’Avvento del Sahara, che non trasforma le dune ma le sensazioni dell’anima, che diventano le “fibre segrete” di un’avvincente avventura interiore.

Foto da: Renato Zilio
È lo spirito dell’attesa del Natale nel luogo più inospitale per chi vive alle nostre latitudini, più distante dalla nostra cultura occidentale e più alieno dalla nostra tradizione cristiana, sterminato nelle sue dimensioni, inconcepibile nella sua vastità.
Il deserto del Sahara, con il suo sconfinato nulla pieno di tanti significati, fa la sua ricomparsa dopo tanti anni tra gli argomenti di Bassanonet.
Grazie a una testimonianza, e insieme a una riflessione, trasmessa in redazione da Padre Renato Zilio, missionario scalabriniano di Bassano del Grappa in Marocco.
Innanzitutto, fa un grande piacere che il nostro portale giornalistico sia stato scelto da Padre Renato quale punto di destinazione e di diffusione del racconto di un momento particolare della sua permanenza in Nord Africa, che da esperienza personale si tramuta in un approfondimento di pensiero a beneficio di tutti noi.
Poi non possiamo non sottolineare che l’autore della lettera-testimonianza a Bassanonet, “prete di frontiera” e cosmopolita per missione religiosa, ha scritto anche dei libri (tra cui “Lettere da Gibuti”, Edizioni Messaggero di Padova, 2008 e “Le Parole dal deserto”, Edizioni Paoline, 2009) e collabora con i suoi articoli con varie testate di ispirazione cattolica e con scalabriniani.net. Insomma: dal punto di vista della cosiddetta autorevolezza della fonte, un nome e una garanzia.
Padre Zilio ci scrive dalle dune di Merzouga, “le più belle di tutto il Sahara”.
E quasi con l’estasi di un Infinito leopardiano, propone una speciale interpretazione dello spirito dell’Avvento da un luogo inghiottito in un mare di sabbia, che la nostra cultura definirebbe “dimenticato da Dio”.
Ne consiglio la lettura a tutti, anche a chi si considera agnostico o comunque non pone la fede tra le priorità della sua esistenza, perché le parole del missionario scalabriniano offrono comunque l’opportunità di staccarci un momento dalla piccolezza del quotidiano e di pensare, ciascuno a suo modo, a qualcosa di più Grande.
Sahara: avventura d'Avvento
Sia geografico, spirituale o interiore il deserto è un'esperienza da fare. Nella Bibbia è nel deserto che Dio si rivela, che ci attende e che ci propone di incontrarlo. Si parla, poi, di “traversata del deserto” per situazioni difficili o aride, che sboccano spesso su un'impensabile rinascita...
Così, ad Avvento eccomi proprio nel deserto. Nel cuore del Sahara. Avvento, infatti, evoca vento, avventura, avvenimento, avvenire... Il vento qui fa camminare le dune. Vi fa entrare nelle fibre segrete di un'avventura. Vi scava l'attesa di un evento, un avvenire... E scava, pure, ognuno nel più profondo di sé. “Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l’uomo possa viverci - raccontano i Tuareg - e il deserto affinché possa ritrovare la sua anima”. Si comprende, allora, quanto si abbia bisogno di un pezzo di deserto in cui rifugiarsi, per ritrovare sé stessi.
Il deserto trasforma, affina, matura. Può essere sorgente di una nuova partenza. Può essere propizio ad un incontro. Per molti è l'incontro con Dio. E sarà Avvento, per davvero.
Siamo di fronte alle dune di Merzouga, le più belle di tutto il Sahara. Bellezza impressionante. Dolcissime curve fino all’altezza di 200 metri, si spiegano per circa venti chilometri come vele al vento, dal quale si lasciano sfiorare, accarezzare, cesellare, ricamare… con una leggerezza e una disponibilità incredibili. Dal sole e dalle nuvole, invece, si lasciano rivestire di ogni tonalità: ocra, arancione, giallo dorato, marron… Spettacolo unico. La sabbia rossastra, un mare sconfinato di infiniti granelli di sabbia, si fa invito d'inverno, al sole caldo di qui, a camminare lungamente a piedi nudi. Pare ricordare come “nel mondo tu puoi essere solo una persona, ma per una persona tu puoi essere il mondo”.
E il deserto ti dà la nozione di immensità, del tempo e dell’eternità. Risuona nell'aria la promessa del profeta Osea: “Ti condurrò al deserto e là parlerò al tuo cuore”.
I testi biblici sono pieni di immagini ed evocazioni di deserti attraversati, abitati, abbandonati. Luogo di paure e di tentazioni. Ma anche di preghiera e di risorse spirituali invisibili. Abramo, Mosè, tutti i grandi profeti sono uomini di deserto. È nel silenzio e la solitudine che Dio ha parlato loro. È nel paese della sete - spazi senza tempo - che ha rivelato il suo nome.
Il silenzio è il grande protagonista in questa immensità. “Il silenzio non fa domande, ma può darci una risposta a tutto”, annota Ernst Ferst. In questa dimensione, l’uomo trova il suo partner privilegiato: Dio stesso. Il deserto, così, vi metterà in preghiera. Perché Dio è amico del silenzio. “Il silenzio illumina l’anima, - scrive Khalil Gibran - sussurra ai cuori e li unisce. Il silenzio ci porta lontano da noi stessi, ci fa veleggiare nel firmamento dello spirito, ci avvicina al cielo; ci fa sentire che il corpo è nulla più che una prigione, e questo mondo è un luogo dell'esilio”.
Per questo molte volte avrete sentito degli anziani ripetere “siamo nelle mani di Dio”. Se si cresce in questa consapevolezza, si incarna fino in fondo l’insegnamento di Charles de Foucauld, l'apostolo del deserto. L’abbandono all'Altro è un omaggio di silenzio nella fede.
Sentirsi protetti nelle mani di Qualcuno che ci ama allevia da molte ansie o paure.
E porta come primo frutto la pace. Tutto diventa grazia. Sì, nel silenzio dell'anima.
Così, guardandovi intorno, capirete come a fine anno tutti gli hotel qui di fronte al deserto si riempiono. Vi è come una bramosia di passare i primi giorni dell'anno tra le sabbie del Sahara. Per poter vedere nascere il nuovo anno come un miracolo naturale. Quasi un tesoro senza fine...
Ora, in tempo d'Avvento, al mattino prima dell'alba, avvolti nell'oscurità più nera, è la nostra lunga attesa sulla cima delle dune. Gli occhi sono aperti come le finestre di casa. Si contempla, attimo per attimo, la nascita del giorno. Un evento, anzi un incanto che riempie la vista, la mente e il cuore. Il respiro si ferma. Tutti i sensi si aprono come a un'estasi... E vi sembra di vivere milioni di anni fa, alle origini del mondo. Dalle tenebre alla luce!
Sembra di assistere alla nascita del Cristo, sole dell'umanità. Era dopo secoli di attesa degli uomini, nell'oscurità del dubbio, dei sensi di colpa, di un lucido destino di morte... Cantato dai profeti, atteso dalle madri, sognato dai vecchi nasce, finalmente, un Uomo. Un Salvatore. Che mai più nessuno potrà dimenticare...
Ha colmato, finalmente, l'Avvento infinito degli esseri umani. E la loro sete, altrettanto infinita, di Dio.
Renato Zilio
Missionario scalabriniano di Bassano d.G. in Marocco
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