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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Luigi MarcadellaLuigi Marcadella
Giornalista
Bassanonet.it

Special report

Imprese

La grande trasformazione

Cosa fanno alla Baxi con l’idrogeno. Parla Alberto Favero

Pubblicato il 30-04-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

In settimana Baxi ha aperto le porte dello stabilimento di via Trozzetti per raccontare le ultime news riguardanti una tecnologia che potrebbe fare di Bassano uno dei grandi centri italiani dove si fa innovazione. La notizia è semplice: Baxi è in grado di produrre una caldaia funzionante al 100% utilizzando l’idrogeno. L’argomento è invece complicato, per una nicchia di super addetti ai lavori, ma nel mondo industriale italiano la notizia – anche se è da anni che ci lavorano come racconteremo più avanti nell’articolo – sta facendo il giro degli ambienti più importanti.
Anche la politica sarà a breve giocoforza “tirata per la giacchetta” dall’innovazione tecnologica ideata dagli ingegneri di Baxi. Anche la seconda notizia in ordine di importanza è altrettanto semplice: attualmente nel mondo solo la Baxi è arrivata a certificare questa tecnologia potenzialmente rivoluzionaria per il riscaldamento delle nostre case. Non che Baxi sia una new entry nel saper fare le caldaie, visto che ne produce circa 3.000 al giorno e dal 1978 ne ha prodotte qualcosa come 11 milioni. Sempre per dare l’ordine di grandezza degli attori in campo: il colosso bassanese opera nello stabilimento più grande del settore a livello europeo.
Se le cose dovessero proseguire nel verso giusto, se la politica darà il suo contributo, e con altre decine di “se” da aggiungere, nel prossimo futuro Baxi si orienterà ad un progressivo spostamento dalla produzione di caldaie standard a quelle ad alta efficienza. In progressione ci sarà una fase in cui si produrranno caldaie ad alta efficienza certificate a lavorare con una miscela composta di metano e 20% di idrogeno (che comporta una riduzione fino ad un 22% delle emissioni di CO2-e rispetto alle caldaie standard) in attesa di arrivare, entro il 2025, alla diffusione su larga scala di caldaie alimentate interamente ad idrogeno (raggiungendo l’obiettivo zero emissioni). Abbiamo raggiunto l’ingegner Alberto Favero, Ceo di Baxi, al termine della giornata campale di presentazione alla stampa della “via dell’idrogeno” progettata dalla sua azienda.

Lo stabilimento della Baxi a Bassano del Grappa


«Il nostro centro di ricerca a Bassano ha progettato dalla “a alla z” la tecnologia all’idrogeno, dall’idea del 2016 fino all’ultimo passaggio della certificazione arrivata nel 2019. Abbiamo lavorato in team anche con altre aziende, in primis voglio ricordare la Polidoro Spa di Schio. Alle spalle ci lasciamo un numero incalcolabile di ore di test, di verifiche, solo per le prove abbiamo consumato 30 mila metri cubi di idrogeno. L’obiettivo di diventare il più importante produttore al mondo di caldaie all’idrogeno non è casuale, si inserisce infatti nella più ampia visione di politica industriale del nostro Gruppo di adottare i principi dell’economia sostenibile e della transizione ecologica».

La grande trasformazione, titolo che abbiamo mutuato non a caso dal libro del grande economista Karl Polanyi, in realtà è ben lontana dall’essere utilizzabile nel breve termine per riscaldare le nostre case o gli edifici pubblici.
Se in via Trozzetti hanno già la caldaia bella e pronta, e i tedeschi come ci ha informato l’ingegner Favero sono all’inseguimento per produrne una altrettanto innovativa anche in versione teutonica, manca tutto l’apparato di infrastrutture per mettere le caldaie nelle condizioni di essere alimentate.
Manca inoltre tutta la parte politica e burocratica che deve accompagnare questa transizione.

«Nel frattempo nel mondo la tecnologia e la ricerca proseguono nella sperimentazione per produrre idrogeno verde, derivante da fonti completamente rinnovabili, per esempio dal fotovoltaico. Ecco che l’idrogeno potrebbe diventare presto una delle grandi alternative al gas».

Gli operai della Baxi inizieranno già nel prossimo luglio una piccola produzione di 400-500 caldaie all’idrogeno da destinare al mercato olandese e del Regno Unito. Paesi dove sono già in corso progetti pilota per utilizzare l’idrogeno nel riscaldamento domestico. L’Italia è al momento ancora molto indietro sul tema, ma la crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino potrebbe accelerare l’iter burocratico per il via libera all’idrogeno. Per questo la Baxi ha organizzato un meeting il prossimo 11 maggio dove spiegherà gli orizzonte del riscaldamento ad idrogeno agli enti pubblici e governativi: ci saranno l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia), il sottosegretario Vania Gava in rappresentanza del Ministero della Transizione Ecologica e la Regione Veneto.

«Ci aspettavamo sinceramente – prosegue l’ingegner Favero – di trovare le porte più aperte. Si aprirà un mondo nuovo: c’è bisogno di velocizzare sulle normative di sicurezza, sulle strategie da organizzare con le società di distribuzione, bisognerà fare chiarezza sugli incentivi in tema di energia. Lo scenario di instabilità totale sugli approvvigionamenti di gas potrebbe metterci dei bastoni tra le ruote o velocizzare in modo imprevedibile l’utilizzo dell’idrogeno. Noi per la nostra parte siamo pronti».

La nuova linea di caldaie ad idrogeno, che si aggiunge alle altre 14 linee produttive tradizionali, è un impianto pilota concepito per lavorare a strettissimo contatto con il reparto bassanese di ricerca e sviluppo della Baxi.

«Al progetto hanno lavorato ingegneri esperti di termodinamica, di fluidi, di elettronica e ovviamente gli ingegneri ambientali. Essere pionieri in questa tecnologia potrebbe darci un buon vantaggio competitivo e in prospettiva Bassano potrebbe diventare davvero uno dei poli italiani ed europei dell’idrogeno. Con ricadute positive anche in termini occupazionali».

Nel frattempo aspettiamo gli sviluppi dell’incontro con la politica in agenda a metà di maggio.

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