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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Industria

Settembre grigio

Tra la frenata dei tedeschi e l'embargo alla Russia: Massimo Pantano (Fim Cisl Bassano) affronta i problemi della ripresa di settembre per le nostre imprese. E nel metalmeccanico aumentano le aziende in ritardo nel pagamento degli stipendi

Pubblicato il 26-08-2014
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Che in settembre non si possa parlare di ripresa, per le imprese italiane in generale e per quelle del territorio bassanese in particolare, da alcuni anni a questa parte purtroppo non è una novità.
Fatte salve le eccezioni alla regola, dopo la parentesi estiva le aziende si trovano davanti alle solite difficoltà caratterizzanti il periodo post-2008.
Se poi ci si aggiunge il “fattore contingente” di due fondamentali mercati delle nostre esportazioni, come Germania e Russia, che per motivi diversi rallentano (il primo) o segnano il passo (il secondo), ecco che “le possibilità di una ripresa a breve si allontanano”.

Tra le aziende metalmeccaniche del Bassanese sempre più casi di pendenze aperte per i ritardi negli stipendi

E' quanto rileva, tra le altre cose, il sindacalista Massimo Pantano, responsabile della Fim Cisl di Bassano del Grappa, che traccia “una prima valutazione sulla ripresa dopo le ferie estive” affidata ad un comunicato stampa trasmesso in redazione, che pubblichiamo di seguito:

COMUNICATO

Settembre, tempo di ripresa??

In questi giorni di fine agosto anomali, per le temperature quasi autunnali, è difficile dire se ci attenda un settembre di ripresa per l’economia e il lavoro.
I dati internazionali lasciano intravvedere ancora un periodo di sofferenza per la nostra economia e per il nostro territorio.
Le imprese bassanesi (molte) che lavorano con la Germania già da metà giugno ci avevano fatto notare che la locomotiva d’Europa era in frenata (come poi certificato dal calo del loro PIL). Si aggiunga ora l’embargo russo che non riguarda solo l’agricoltura, come erroneamente messo in evidenza da molti e autorevoli tg e giornali nazionali.
Anche la metalmeccanica e l’orafo hanno molti interessi in Russia e i segnali della difficoltà delle nostre imprese li abbiamo visti già da luglio con aziende del settore termoidraulico, che lavorano direttamente o nell’indotto di altri grandi gruppi europei, che ci hanno chiesto la Cassa integrazione con l’esplicita motivazione “il mercato russo non parte”.
Se mettiamo insieme questi due fattori, frenata dei tedeschi, dei quali noi siamo i terzisti più importanti, ed embargo russo, e ci aggiungiamo il nostro mercato interno fermo da ormai molti trimestri, le possibilità di una ripresa a breve si allontanano.
Per questo è importante che il governo centrale si dia una mossa nel prendere quelle decisioni che diano fiato al sistema economico e permettano alla nostra economia di rifiatare.
Le riforme del mercato del lavoro e l’aggressione del cuneo fiscale per le imprese e i lavoratori, un abbattimento delle pastoie burocratiche sono temi sui quali il buon Renzi si deve applicare da subito.
Se poi, l’Unione Europea si decidesse a mettere in atto politiche di sviluppo anziché di solo contenimento, questo sarebbe un bene per tutti i paesi europei ma soprattutto per noi.
Nel frattempo ci prepariamo, come sindacato dei meccanici, ad affrontare nel nostro territorio un settembre che si annuncia denso di problemi, con alcune delle aziende più importanti del territorio che potrebbero trovarsi nella necessità di riaprire la Cassa integrazione dopo qualche anno di relativa stabilità.
Affrontiamo questa ennesima caduta senza alcuni strumenti importanti per l’artigianato, come la CIGS in deroga che finisce in questo periodo e che il governo ha sì finanziato, ma con nuove limitazioni che segnano le difficoltà economiche nelle quali naviga la nostra Italia.
Un segno importante di tale difficoltà è quello delle imprese che sono in ritardo con il pagamento degli stipendi.
Nel solo metalmeccanico a Bassano e dintorni, e nelle sole imprese dove siamo presenti come FIM contiamo 15 imprese (tra i 10 e i 150 dipendenti) con ritardi negli stipendi che variano da 3 a 10 mesi (con un caso ancora più lungo).
Significa che almeno una cinquantina di imprese metalmeccaniche, medio piccole (su diverse migliaia) hanno pendenze aperte con i loro dipendenti. I dipendenti di imprese non sindacalizzate si rivolgono al sindacato solo quando i mesi di ritardo sono quasi irrecuperabili. Per questo in un paio di aziende pendono istanze di fallimento fatte dai dipendenti proprio per questo motivo.
Purtroppo sempre più spesso veniamo a conoscenza che vi sono consulenti che consigliano le imprese di lasciare indietro gli stipendi per pagare altre scadenze e questo non è accettabile.
Per questo motivo , la FIM di Vicenza ha deciso di tenere un resoconto di tutte le imprese che sono in ritardo con i pagamenti degli stipendi nei confronti delle quali metteremo in atto due iniziative, la prima è quella di pretendere il pagamento degli interessi come definiti dai Contratto nazionale, ovvero il 5% in più degli interessi legali. La seconda iniziativa consisterà nel rendere pubblico l’elenco dei ritardatari in modo che si sappia chi rispetta i propri dipendenti e chi invece li sfrutta.

Massimo Pantano
FIM-CISL Bassano del Grappa

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