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Sono passati già trent'anni da una delle grandi svolte nel mondo della musica: nel 1980 ci lasciava suicida Ian Curtis, frontman dei Joy Divison, band indimenticata per la voce melodrammatica, i riff taglienti di chitarra, le cupe melodie di basso e gli incalzanti ritmi della batteria che in due soli album hanno influenzato la musica moderna.
Peter Hook, storico bassista del gruppo, propone un tour per celebrare l'amico suicida che lo vede in Italia a Roma, Milano e Treviso. Nel capoluogo lombardo, precisamente, ai Magazzini Generali. Mr. Hook canta e dedica le sue dita ai pezzi più importanti del gruppo. Sale sul palco accompagnato dalla sua band attuale, The Light, che vede suo figlio Jack Bates Hook al secondo basso elettrico. Il batterista invece impersona minuziosamente il sound di Stephen Morris e non sbaglia un colpo, stessa storia per il chitarrista, completamente degno di Bernard Sumner.
Peter dirige comunque un concerto dall'atmosfera cupa e della scenografia minima, le luci sono tenui e il palco senza fronzoli: un clima 'giusto' per una celebrazione e forse una voluta rievocazione dell'ambiente in cui il gruppo è cresciuto, i pub inglesi. Il pubblico è vario: c'è chi i Joy division li ha visti nascere con i propri occhi e chi invece avrebbe voluto, ma la grinta che ci mette Hook li fa scatenare tutti. Però niente bis, niente presentazioni e un saluto breve: la mancanza di rapporto con il pubblico forse lascia in qualcuno un po' di insoddisfazione. Peccato anche per 'Transmission' interrotta a metà da un litigio tra un uomo della security e un ragazzo, e non più continuata. In chiusura 'Love will tear us apart' che non poteva occupare altro posto in scaletta se non il culmine della serata.
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