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Diritto all’istruzione e diritto alla tutela della salute sono due elementi difficili da equilibrare in questo momento in Italia. Il Covid ha messo in ginocchio la quotidianità che tutti gli studenti conoscevano: andare a scuola, seguire le lezioni, tornare a casa per il pranzo e poi studiare. Da qualche mese la loro aula è diventata una camera e i loro insegnanti sono proiezioni su uno schermo, mentre i compagni di risate e, perché no, anche di discussioni, sono solo voci riconducibili a visi i cui tratti ormai sono sfocati.
Dopo le ultime disposizioni da parte del Presidente del Consiglio Conte è ormai chiaro che non si tornerà sui banchi se non a settembre, anche se effettivamente non si conoscono nemmeno quali saranno le precauzioni da mettere in atto e se sarà possibile metterle in atto. La situazione, certo, non è delle migliori nemmeno per i maturandi, che dal 17 giugno in poi si troveranno a chiudere il loro percorso di cinque anni con un esame orale di fronte a qualche insegnante, senza poter condividere con la propria classe la tensione e la sana paura della prima prova, senza poter fare qualche congettura in merito alle domande della seconda prova e senza poter assistere agli esami dell’uno o dell’altro, per poi abbracciarsi dopo quei minuti infernali e dirsi “è davvero finita”.
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Sono emozioni mancate quelle di cui discutiamo con il dirigente scolastico Giovanni Zen, a capo di una delle realtà scolastiche più popolose e importanti del Veneto, il liceo “G. B. Brocchi” di Bassano del Grappa. “Il monitoraggio in merito alla situazione è continuo”, afferma Zen. “Il nostro obiettivo è quello di fare scuola nel modo più vicino possibile a quello a cui siamo abituati: orari stabili, valutazioni e compiti. Tuttavia, non posso escludere che ci sono delle criticità, come la stessa strumentazione”. Per quest’ultimo motivo, infatti, la scuola ha messo in atto un piano efficace fin da subito smantellando le aule informatica per dare computer e tablet in comodato d’uso gratuito a tutti gli allievi che ne avessero bisogno. “A rendere complicate le cose c’è anche il problema della connessione, che spesso non è delle migliori. Ma tutto ciò non sta fermando né gli insegnanti né gli studenti che in ogni modo cercano di mantenere la loro interazione anche con email e whatsapp, dimostrando la reciproca responsabilità in merito alla situazione. Oltre a questo la scuola ha messo a disposizione un team sempre pronto a risolvere le problematiche a livello informatico”.
Dopo gli ultimi aggiornamenti, però, non sembra che ci siano nuove strategie pronte per affrontare il prossimo anno scolastico. “Parlano di riaprire le scuole a settembre, ma non saprei dire se è una buona o una cattiva idea. Certo, non vediamo l’ora che la scuola ritorni ad essere un luogo vissuto, dove i ragazzi sono al centro di una continua relazione e interazione con i loro coetanei e con gli stessi insegnanti. La scuola è vita ed è insostituibile. Ma, se il virus continuerà ad essere così presente nelle nostre esistenze, come faremo a gestire le classi e gli alunni?”.
Purtroppo risposte certe non ce ne sono e sembra che la vita per ora debba essere vissuta “un decreto alla volta”.
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