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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Ite, Messe est

Folla all’inaugurazione di Messe - Contemporary Art Experience nella chiesa di San Giovanni, straordinaria incursione profana in un ambiente sacro. Con performance…cosmonautica di Marco Chiurato

Pubblicato il 25-03-2023
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Rinascimento in bianco e nero

La bambola-manichino seduta sull’altare. Raffigurazioni umane che fanno capolino dall’interno dei confessionali. Le scritte al neon che si stagliano sui gradini di marmo.
L’incontro e scontro tra sacro e profano emerge ad ogni angolo di Messe - Contemporary Art Experience, la mostra collettiva di esordio dell’associazione Dif.fusione88, allestita da oggi e fino al 12 aprile nella chiesa di San Giovanni in città.
Il sacro dell’ambiente ospitante, il profano delle opere ospitate. Contrasto e insieme dialogo, connubio e insieme provocazione, dove gli elementi della chiesa diventano essi stessi parti di installazioni artistiche. E anche le opere appese sui pannelli invitano a una visione integrata con le circostanti e sovrastanti architetture sacre.

Foto Alessandro Tich

C’è una folla all’inaugurazione di Messe, evento che gode del patrocinio del Comune di Bassano del Grappa, assessorato alla Cultura. Segno che la città di Bassano ha fame di proposte culturali anche all’insegna della novità. La novità resa possibile dai sette soci fondatori di Dif.fusione88 (Francesca De Marchi, Romano Zanon, Pietro Gasparotto, Matteo Bizzotto Montieni, Claudio Brunello, Ruggero Bizzotto, Mauro Spigarolo) che hanno mietuto il loro primo raccolto (Messe) di aria artistica nuova da far respirare.
La mostra presenta le opere, allestite con studiata Dif.fusione, di tredici artisti contemporanei di spicco: Greta Bisandola, Vania Broccoli, Maddalena Brunello, Saturno Buttò, Marco Chiurato / Lumino, Fabio Guerra, Simone Lucietti, Daniele Marcon, Enrico Minato, Filippo Robboni, Joseph Rossi, Emanuele Sartori, Arianna Tassotti.
Per l’occasione inaugurale gli stessi organizzatori e artisti presenti diventano parte integrante della sacra architettura, rivolgendosi al pubblico da un altare per gli interventi di saluto.
Il presidente di Dif.fusione88 Romano Zanon, nel ringraziare il Comune e gli artisti, parla di arte contemporanea come “un inciampo” lungo la strada: qualcosa che scuote il cammino, che crea un corto circuito, che ti fa cambiare passo.
Il sindaco Elena Pavan, intervenuta assieme all'assessore Giovannella Cabion, si congratula con l’associazione, nata come “un gruppo di amici che è partito da un tovagliolo” e che oggi porta a compimento il suo primo, importante risultato. Don Andrea Guglielmi afferma che “l’arte contemporanea funziona come il seme, ha bisogno di tempo e profondità”. “Lasciamo che l’arte contemporanea - continua - diventi un grande esercizio di ascolto.”
Presentando Messe, Mauro Spigarolo ricorda all’inizio le mostre di Canova al Museo Civico e di Pol Poloniato a Palazzo Sturm, nonché la collettiva in corso di Sbittarte a Palazzo Bonaguro, invitando a visitarla: la dimostrazione che in cultura non c’è concorrenza, ma semmai consonanza di spirito.
All’inizio i discorsi vengono pronunciati al microfono, ma l’audio rimbomba tra le volte della chiesa. Poi il sindaco Pavan rompe gli indugi e parla a viva voce. E siccome la viva voce si sente meglio, sarà seguita dagli altri. È la conseguenza dell’unica scienza inattaccabile dalle provocazioni dell’arte contemporanea: l’acustica.

La parte più impegnativa di un articolo su una mostra d’arte è la descrizione delle opere esposte. A maggior ragione per un’esposizione di arte contemporanea, dove il significato di ciò che è esposto non è o non può essere di comprensione immediata, fino a non esserci neppure, demandando il senso e il messaggio di un’opera alla percezione soggettiva di chi la osserva. Spiegare quindi in un resoconto giornalistico il linguaggio di un artista, la sua tecnica espressiva e la declinazione del linguaggio e della tecnica in ciò che crea è già un’ardua impresa per una mostra monografica. Figuriamoci per una mostra collettiva come Messe, dove gli artisti protagonisti sono tredici.
Ma fortunatamente mi viene incontro Mauro Spigarolo, che in un passaggio del suo intervento inaugurale - per il quale gli sarò eternamente grato - afferma e spiega quanto segue, evitando a chi vi scrive di accollarsi l’onere di descrivere opere che dal figurativo arrivano fino all’astratto concettuale: “Messe è stata concepita come un contenitore, un piccolo nascondiglio misterioso di significati non invadenti”.
Ecco la parola chiave: “misterioso”. E un mistero, per sua natura, non va spiegato.
Certamente approfondire la conoscenza dei tredici autori presenti, uno per uno, è cosa buona e giusta e a questo compito assolve il pregevole catalogo della mostra realizzato per l’occasione. Ma la mostra va vissuta senza essere illustrata. Non potrebbe essere altrimenti, visto che si tratta di una “Contemporary Art Experience” e non di una consueta “Contemporary Art Exhibition”. Ciò che propone è quindi un’esperienza, e non una classica esposizione, che trasforma i visitatori da spettatori passivi in partecipanti attivi, invitando la coscienza di ciascuno ad immergersi nelle suggestioni creative del “nascondiglio misterioso” e a trarne le proprie riflessioni, interpretazioni e sensazioni.
Che cos’è quella bambola sull’altare e perché è lì? Nei quadri di Enrico Minato dove finisce la figura e dove inizia la parola? Perché Joseph Rossi gioca con le luci al neon sulla parola “Woman” che diventa “Man” e sulla frase “She is” che diventa “He is”?
Accendendo i lumini che formano i missili di Marchio Chiurato / Lumino partecipiamo alla guerra anche noi? Quella di Simone Lucietti è una sedia elettrica o è qualcos’altro?
Sono domande che rendono l’esperienza ancora più intrigante, fintanto che rimane il punto di domanda.

L’arte contemporanea è anche performance. Messe non si fa mancare nulla e c’è anche quella.
Nel corso dell’inaugurazione, a interventi di saluto già iniziati, compare Marco Chiurato vestito da cosmonauta sovietico alla Yuri Gagarin, che sale sull’altare dei discorsi e si pone tranquillamente in mezzo agli altri artisti con tanto di tuta e casco spaziale con falce e martello e la scritta CCCP. Sulla cintura una scritta luminosa: “Meglio andare nello spazio che a Kiev”. Alla fine il cosmonauta Kiuratov sarà preso d’assalto dalle foto dei telefonini, come performance vuole.
Terminati i discorsi, la Messe di persone intervenute all’apertura si sparge tra un’opera e l’altra, tra uno stimolo e l’altro, tra un mistero e l’altro dell’esperienza espositiva.
Probabilmente è un’esperienza che richiede più “tempo e profondità”, impossibili da garantire in mezzo a tanta gente, ma è proprio la tanta gente a promuovere la mostra collettiva al grado superiore di evento collettivo.
La mostra è inaugurata, la chiesa è trasfigurata, da oggi Dif.fusione88 è ufficialmente un nuovo nome nel panorama culturale della città di Bassano del Grappa.
Ite, Messe est.

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