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Special report
L’uomo Dalmonte ha detto no
Impegnato a inviare aiuti in Ucraina, ma dissidente rispetto agli altri sindaci. Intervista al sindaco di Pove Francesco Dalmonte, che sabato scorso non ha aderito alla marcia per la pace in Ucraina a Bassano
Pubblicato il 12-03-2022
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Ore 15 di oggi. In municipio a Pove del Grappa ho l’appuntamento con il sindaco Francesco Dalmonte. Esattamente una settimana fa, e proprio a quest’ora, a Bassano del Grappa si svolgeva la marcia per la pace in Ucraina.
Presenti tutti i sindaci del comprensorio in fascia tricolore. E chi non ha potuto esserci ha delegato un assessore o un consigliere a rappresentarlo.
Eccetto il sindaco di Pove. Dalmonte non ha aderito all’iniziativa, non ha delegato nessuno e ha lasciato la totale libertà agli altri componenti della sua amministrazione di partecipare o meno alla manifestazione.
Il sindaco di Pove del Grappa Francesco Dalmonte (foto Alessandro Tich)
Stiamo comunque parlando di un primo cittadino impegnato in prima linea nelle azioni di aiuto e solidarietà nei confronti del popolo ucraino.
All’ingresso del municipio un cartello coi colori della bandiera blu e gialla segnala che è in corso di svolgimento una “raccolta in favore dell’Ucraina”, con l’indicazione dei giorni e degli orari in cui i cittadini possono suonare al campanello del Comune per consegnare beni di prima necessità.
La gente porta generi alimentari, prodotti per l’igiene, articoli sanitari, pannolini per i bambini e quant’altro e i dipendenti comunali immagazzinano la merce nell’interrato del municipio dove gli stessi dipendenti assieme ai volontari preparano gli scatoloni da inviare nel Paese in guerra.
È lo stesso sindaco ad accompagnarmi nel sotterraneo del palazzo comunale, pieno di beni raccolti. Da una parte la merce appena arrivata e ancora da confezionare, dall’altra le scatole e i pacchi pronti per la prossima spedizione.
Ormai l’interrato non riesce più a contenere i prodotti raccolti in questa continua corsa di solidarietà da parte della popolazione. Da dopodomani, lunedì, il magazzino della raccolta sarà trasferito in un capannone in via Verona a Pove, concesso gratuitamente dai proprietari in comodato d’uso all’amministrazione comunale.
Gli invii dei beni in Ucraina sono organizzati e gestiti dallo stesso Comune di Pove del Grappa, grazie ad alcune ditte di trasporto del territorio che si sobbarcano l’onere e le spese del lungo e difficoltoso viaggio. Fino ad oggi sono già partiti due tir e due furgoni carichi, con destinazione la città di Novojavoris’k, nella regione di Leopoli nell’area occidentale del Paese.
Ogni spedizione è seguita personalmente dal sindaco, che firma la bolla di accompagnamento della merce e si premura che la merce stessa arrivi regolarmente a destinazione. A caricare i beni nei tir e a portarli in territorio ucraino sono due collaboratori di nazionalità ucraina residenti a Pove.
Sono ucraini anche i camionisti, sempre residenti nella nostra zona.
All’arrivo a destinazione dei mezzi pesanti, i collaboratori filmano col telefonino lo scarico della merce e inviano il video al sindaco, che in questo modo ha anche la conferma visiva, oltre che quella documentale, della buona riuscita della spedizione.
A Pove del Grappa, nel frattempo, sono già arrivati e stanno ancora per arrivare dei profughi dall’Ucraina. La crisi umanitaria sta inevitabilmente assorbendo l’intero tempo del sindaco, il cui telefonino, per le questioni legate alla gestione dell’emergenza, squilla in continuazione.
Eppure, alla marcia per la pace in Ucraina di sabato scorso a Bassano, lui non ci è andato. L’uomo Dalmonte ha detto no.
Sindaco Dalmonte, perché ha deciso di non partecipare alla marcia per la pace in Ucraina?
È stato semplicemente un motivo di equità tra la popolazione nostra e la popolazione ucraina. Gli ultimi sviluppi governativi davano - ed erano fonti ANSA e non quindi fonti da bar - che il governo stava decidendo di non procedere alla misura del green pass rafforzato per quanto riguarda i profughi in arrivo. Ora: quello legato al Covid è uno sforzo che noi stiamo portando avanti da due anni. Abbiamo avuto persone sospese dal lavoro e persone che hanno avuto seri problemi per la questione del green pass, bambini e sportivi compresi. E quindi non mi pareva giusto dare un “via libera” così incondizionato, in un momento di emergenza sanitaria conclamata, come sta continuamente sostenendo il governo, a un popolo che sta arrivando da noi e che abbiamo bisogno di accogliere nel massimo rispetto loro e nel massimo rispetto anche nostro.
Chi non ha partecipato tra i suoi colleghi alla manifestazione di sabato scorso ha mandato comunque un assessore o un consigliere. Lei cosa ha detto ai referenti della sua amministrazione?
Io ho lasciato la massima libertà di partecipazione. Questo è un concetto che è fondamentalmente mio come sindaco, ma non è un obbligo per il consiglio comunale. Quindi massima libertà ai consiglieri che l’avessero pensata in maniera diversa.
Ma se oggi ci fosse stata un’altra manifestazione per la pace in Ucraina, avrebbe preso la stessa decisione?
Finché il governo non prende una decisione chiara su cosa vuol fare nel prossimo futuro la prenderei di nuovo, per coerenza nostra e per coerenza dei profughi che stanno arrivando. Partendo sempre dal presupposto che siamo accoglienti al cento per cento. Qui nel territorio il primo magazzino e la prima uscita per raccolta fondi materiali li abbiamo proprio organizzati noi. Quindi c’è la massima accoglienza, il massimo rispetto dei profughi che comunque stanno scappando da una guerra. E non stiamo parlando di profughi ucraini ma di profughi, che possono essere di qualsiasi altra nazione. Noi abbiamo il massimo rispetto e la massima accoglienza per tutti. Però dal governo ci vuole un minimo di coerenza. È quello che chiedo.
All’ingresso del municipio c’è il cartello “raccolta in favore dell’Ucraina”. Diciamo che al di là della sua decisione l’interesse per questa emergenza c’è…
Certamente. Non c’è nessuna forma né di razzismo, né di appoggio alla guerra, né di nulla. Noi siamo assolutamente contro la guerra e pro pace. Siamo solidali con i popoli che sono in difficoltà. Poteva anche essere il popolo russo, a me non me ne frega assolutamente nulla che sia ucraino piuttosto che di altre nazionalità perché non voglio neanche entrare nel merito politico della guerra. Non so neanche, sinceramente, il perché siamo arrivati a questo punto. Sono meccanismi che probabilmente noi non conosciamo o che comunque non ci fanno sapere. Quello che noi appoggiamo, e a cui cerchiamo di dare una mano, sono queste donne e bambini o ragazzini che stanno arrivando e che hanno bisogno di qualcosa. Hanno bisogno delle materie prime: quindi hanno bisogno semplicemente di dormire, di mangiare e di curarsi se devono prendere medicine.
A Pove è già arrivato qualcuno?
Ne sono arrivati quattro e ne arrivano altri due questa notte.
Come sindaco, quanto questa emergenza la sta tenendo occupato in questi giorni?
Praticamente tutto il giorno, perché c’è da organizzare tutto. C’è da organizzare l’accoglienza, la raccolta dei viveri, nel prossimo futuro la scuola per questi ragazzi. C’è il materasso che manca, il frigorifero che manca… Manca tutto. I primi quattro che sono arrivati sono arrivati con un trolley. Con un trolley per quattro. Probabilmente non avevano neanche il cambio dei calzini all’interno.
Grazie quindi alla disponibilità di tutto il territorio, e di Pove in particolare, ci stiamo adoperando per mitigare un po’ questa problematica. È chiaro che bisogna impegnarsi, ripeto, al cento per cento perché è l’emergenza di questi giorni, c’è poco da fare.
In conclusione mi permetta una piccola provocazione. È comunque singolare che alla marcia per la pace non abbia partecipato il sindaco della “Conca degli Ulivi”…
È singolare, sì. Però le dico che io probabilmente sono un duro di testa. Quindi quando non vedo coerenza, non vedo limpidezza negli intenti del governo, sono il primo a metterli sul piatto. Perché non mi va nessun tipo di ipocrisia e non mi va nessun tipo di incoerenza.
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