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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Ehi, c'è nessuno?

Quattro mesi fa l'elezione del sindaco Pavan. La prolungata fase di rodaggio di un'amministrazione che deve ancora ingranare la marcia

Pubblicato il 26-09-2019
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Oggi è il 26 settembre 2019. Sono passati esattamente quattro mesi dall'elezione di Elena Pavan a sindaco di Bassano del Grappa. O, se preferite, sono trascorsi 122 giorni.
Che diventano 111 dalla data di presentazione (5 giugno) della nuova giunta e di quindi di avvio effettivo della legislatura comunale. Non sono pochi, oramai. E già a novembre si consegnerà agli archivi il primo semestre di amministrazione in via Matteotti.
Quattro mesi in cui la percezione condivisa è quella di una partenza sottotono dei nuovi detentori del Palazzo rispetto all'aria di rivoluzione che è straripata dalle urne del 26 maggio. Il sindaco deve ancora presentare le sue linee programmatiche in consiglio comunale: saranno presentate, just in time rispetto ai termini previsti, il mese prossimo.

Foto Alessandro Tich

E chi vi scrive - che ogni giorno mangia pane e albo pretorio online del Comune - non ricorda al momento una delibera di giunta, che sia una, che in qualche modo dia il netto segnale di una gestione della cosa pubblica rivoltata come un calzino.
Tutto quello che le cronache hanno riportato di effettivamente e rilevantemente nuovo in città sono state l'inaugurazione di un chiosco domenicale della frutta sul percorso del Brenta, primo step di un annunciato ampio progetto di valorizzazione turistica della città, la realizzazione della nuova mensa della scuola Mazzini con “trasloco” dell'Informagiovani e la reintroduzione del doppio senso di circolazione in via Tabacco che - in mancanza d'altro - ha polarizzato per giorni l'attenzione dei media e dei social.
Tutto il resto? Ordinaria amministrazione, o recuperi di interventi già programmati da qualcun altro nel passato. Ai nuovi inquilini di via Matteotti non manca la buona volontà e c'è stato certamente e innanzitutto un positivo cambiamento di stile nel rapporto tra governanti e governati, esemplificato dalla buona iniziativa itinerante del “Caffè in quartiere” del sindaco. Tuttavia alla forma va aggiunta anche la sostanza, che per momento si rivela un “work in progress”.
I proclami, gli annunci, i progetti, le anticipazioni sulla stampa e le buone intenzioni ci sono tutte. Ed inoltre - ovviamente - ci sono ancora più di quattro anni e mezzo per portarle a compimento nel sempre tortuoso percorso dal dire al fare.
Ma più si va avanti nel rinvio della tanto decantata rivoluzione evitando di mettere il turbo al motore e più l'enorme apertura di credito da parte degli elettori rischia di erodersi, un pochettino alla volta, giorno per giorno. Nella speranza che non si arrivi al punto di bussare idealmente alla porta del Comune, in stile “Ehi, c'è nessuno?”, per ricordare agli stessi governanti le grandi promesse del Pavanesimo.

A parziale giustificazione di questa partenza al rallentatore del nuovo governo cittadino si possono concedere tutte le attenuanti generiche del caso: una inevitabile fase di rodaggio che è insita in ogni cambio di amministrazione, la necessità di entrare nei complessi ingranaggi della macchina comunale, l'inesperienza di vari eletti - sindaco compreso - al loro primo incarico amministrativo. Ma anche la natura stessa della città da amministrare, complicata per definizione, che per molti aspetti ne consiglia la presa in carico in punta di piedi.
Aggiungiamoci pure le attenuanti specifiche come il recupero di 3 milioni di euro nel bilancio comunale per riportare i conti in equilibrio, frutto di un riassetto della situazione finanziaria ereditata dall'amministrazione Poletto, che lo scorso 18 luglio ha portato lo stesso sindaco Pavan a dichiarare che “lo stato delle cose dei conti è diverso da come è stato decantato da chi ci ha preceduto, e sul breve termine ci lega le mani”.
Mani legate, ok. C'è da verificare quanto lo stato delle cose influisca sull'operatività dei vari assessorati, ok. In mezzo ci sono state anche l'estate e le ferie, ok. Ma quanto è destinato a durare questo “breve termine”?
In realtà, il fatto che una nuova amministrazione si avvii con una partenza lenta e con momenti di surplace come nelle gare di velocità di ciclismo su pista non è di per sé una circostanza straordinaria. I tempi dell'amministrazione pubblica sono quelli che sono e a nessuno, del resto, verrebbe normalmente in mente di seguire le vicende e l'attività del Palazzo con il cronometro in mano.
Ma il governo Pavan paga il fio di quel suo fortunato slogan, “Si Cambia”, che ne ha decretato l'assoluto trionfo elettorale e che porta però con sé anche il peso e la responsabilità della spasmodica attesa di cambiamento da parte di chi alla coalizione di centrodestra ha dato la sua incondizionata fiducia. E il cronometro sta cominciando a girare inesorabilmente.

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