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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Il murales che vorrei

Ecco che cosa avrei proposto a ericailcane per il suo murales di Bassano del Grappa

Pubblicato il 18-11-2018
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Ben ritrovati allo zoo. Sull'inquietante murales di via Tabacco realizzato dall'artista di strada bellunese ericailcane e finanziato dal Comune (attenzione: i 14.000 euro sono la cifra complessiva stanziata per l'intero progetto, che prevede più murales di autori diversi in città, e non solo per questo primo intervento) mi sono già ampiamente espresso nel precedente articolo. Sostenendo - al netto del giudizio estetico sull'opera - che il dipinto murale lancia un messaggio ideologico fuori contesto, fuori tempo e fuori luogo rispetto alla storia e alla sensibilità della nostra città e che quindi i soldi pubblici investiti per la sua realizzazione sono sprecati.
Col classico senno di poi, tuttavia, mi è venuto in mente che se avessi avuto l'occasione di proporre a mister erica un soggetto più appropriato e collegato al nostro contesto urbano per la sua performance murale bassanese - a patto che un artista del genere accetti mai consigli o indicazioni - gli avrei dato la dritta per un murales indimenticabile.
Tenendo conto che l'elemento costante raffigurato nelle sue opere sono gli animali: bestie antropoidi che riflettono, più nel male che nel bene, gli atteggiamenti umani.

Foto Alessandro Tich

E quale soggetto avrei mai potuto proporre allo street artist chiamato a inaugurare il progetto di arte pubblica dell'assessore Giovanni Cunico?
Eccolo qua: un enorme castoro che rode il Ponte di Bassano.
Glielo avrei proposto solo per il gusto di proporglielo: trattandosi di un'opera commissionata e pagata dall'Amministrazione comunale, e in quanto tale limitativa della libertà artistica, so bene che un soggetto del genere a Bassano sarebbe improponibile e quindi irrealizzabile. Ma sarebbe la metafora perfetta e cronologicamente azzeccata delle vicissitudini che ci costringono, da quattro anni a questa parte, ad occuparci quasi quotidianamente della storia senza fine del cantiere senza inizio.
Il grande castoro che rode il legno del Ponte, e idealmente anche i 7 milioni e 700mila euro a disposizione per l'intervento, rappresenterebbe il simbolo di tutti gli elementi che ci hanno trascinato fino ad oggi in un percorso a spirale che solo adesso, a fine 2018, si è appena attestato alla firma del secondo contratto di appalto. Senza che sia stato ancora firmato il verbale di consegna del cantiere e mentre è stata eseguita appena la metà dei lavori di somma urgenza sulle stilate 3 e 4 che dovevano essere conclusi entro la fine di ottobre (proprio oggi, terminata la puntellazione sulla stilata n.4, hanno incominciato a montare le putrelle sulla stilata n.3).
Una gara di appalto senza bando, inadeguata all'importanza dell'intervento e giustificata dalla “fretta” di intervenire col restauro; un progetto esecutivo acquisito a scatola chiusa senza valutare ulteriori soluzioni progettuali; gli strascichi giudiziari a colpi di Tar e Consiglio di Stato che hanno fatto perdere un intero anno in carte bollate; una messe di incarichi per consulenze, sondaggi preliminari e lavori extra-restauro di messa in sicurezza e quant'altro; l'estenuante e non ancora risolto braccio di ferro con la prima ditta appaltatrice; imprevisti vari, obblighi non ancora eseguiti e brentane di passaggio.
Sono solo alcune delle circostanze che hanno roso - giorno dopo giorno, mese dopo mese e infine anno dopo anno - il regolare svolgimento dell'opera che avrebbe dovuto rappresentare il grande e indimenticabile fiore all'occhiello dell'Amministrazione attuale.
Come unico accorgimento figurativo e senza che me ne vogliano gli amici della sponda destra del Brenta (e sempre nel rispetto della libertà creativa, che per me è Vangelo anche per il mestiere che svolgo), avrei solamente consigliato a ericailcane di dipingere il grande castoro - intento a rodere pali, rostri, travi e saettoni - sul lato di Angarano del Ponte.
Sia per gli addetti ai lavori come anche per i roditori, infatti, la spalla Nardini non è ancora disponibile.
Ma il bestiario umanizzato del murales che vorrei non è ancora completo.
Perché oltre al colossale castoro che rode gli elementi lignei del Ponte avrei proposto a ericailcane di raffigurare anche una serie di gufi, appollaiati sopra il tetto senza coppi del manufatto palladiano. Già: proprio gli esemplari della categoria zoologica alla quale l'Amministrazione comunale e i suoi megafoni stanno associando chiunque dissenta dalla gestione pubblica dell'opera, ponga delle questioni sulla validità del progetto esecutivo o scriva articoli documentati e mai smentiti sulle varie traversie che hanno contraddistinto l'infinito trascinarsi di tutta questa storia.
Ne sarebbe venuto fuori un autentico capolavoro, profondamente allegorico, perfettamente inserito nel contesto cittadino e coerente con la situazione in atto.
Anche perché, per continuare a reggere tutte le notizie di questa massacrante Pontenovela, ci vuole un fisico bestiale.

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