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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Trattato di Ontologia

Il dissenso sui massimi sistemi: l'invettiva dell'animalista bassanese Bassiano Moro contro il panin onto della Pro Bassano

Pubblicato il 17-01-2018
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Professionalmente parlando, conosco Bassiano Moro da una vita.
Lo avevo già scritto in altre occasioni e lo ribadisco anche in questa sede.
Dovessi inquadrarlo in due parole, lo definirei un animalista integralista.

Lo è sempre stato e lo è tuttora: un esempio assoluto di coerenza ideologica sul quale non si può che dargli atto. Bassiano è un esponente ed attivista storico delle associazioni animaliste e ambientaliste bassanesi, protagonista negli anni di varie campagne contro lo sfruttamento degli esseri viventi prevalentemente a quattro zampe.
Dopo aver diffuso il suo credo nelle piazze e nei gazebo - arrivando una volta persino ad indossare un costume da orso in piena estate per protestare contro l'arrivo di un circo con animali in città - negli ultimi tempi si è dato ai nuovi sistemi di comunicazione.
Ha attivato un suo blog su internet e, periodicamente, trasmette alla sua mailing list un messaggio di posta elettronica con il quale esprime il suo pensiero su quelle che a suo dire sono le efferatezze del mondo degli uomini nei confronti degli altri abitanti del pianeta vertebrati e invertebrati. Classico e rappresentativo del suo punto di vista, ad esempio, è il suo messaggio alla nazione contro la “strage degli agnelli e dei capretti” che arriva immancabilmente via email in prossimità della Pasqua.
L'ultima comunicazione che ho ricevuto da lui in ordine di tempo, e cioè sabato scorso, mi ha tuttavia colpito in modo particolare.
Perché questa volta il buon Bassiano se la prende non con la caccia al cinghiale, con le paure per la ricomparsa del lupo oppure col mancato rispetto dei diritti degli animali, ma nientemeno che col panin onto: l'alternativa casereccia al Big Mac che durante il periodo dell'Avvento e delle festività natalizie viene preparata e somministrata al pubblico nelle casette della Pro Bassano.
Un messaggio che equivale - con riferimento agli equilibri cittadini in cui la Pro Loco gioca un ruolo centrale - a un'espressione di dissenso sui massimi sistemi. Nonché a un vero e proprio manifesto della visione animalista della realtà.
Moro prende spunto dal grande cartello che è stato affisso sulla casetta della Pro di piazza Libertà, recante lo slogan “Panin onto la tradizione natalizia firmata Pro Bassano”.
“Il “panin onto” (unto) - scrive l'autore dell'intervento - va ormai di moda e fa cultura alimentare, soprattutto quando vi si cimentano anche le Pro Loco. Se questa offerta gastronomica avvenisse presso un qualsiasi bar anonimo, non sarebbe significativa come tramite una Pro Loco, essendo questa regolarmente di sostegno alle attività “culturali” della Città.”
Ma l'ingrediente principale del panino natalizio è la carne suina, in forma di hamburger oppure di salsiccia.
“È evidente - è un altro passo del Moro-pensiero - che la maggioranza della popolazione italiana “ama” il maiale; il “panin onto” è quasi un immancabile vessillo in ricorrenze festive comunali ed in sagre parrocchiali. Per questo si può affermare che il “panin onto” fa cultura e incrementa gli allevamenti.”
“Nel caso riscontrato con la Pro Loco di Bassano - prosegue -, è l’istituzione pubblica che indirettamente invita al consumo di questo prodotto, ben sapendo che l’autorevolezza Comunale ne sancisce la garanzia. Invece, autorità mondiali (tra cui Nazioni Unite e FAO) hanno illustrato gli effetti negativi dell’allevamento intensivo di animali: maiali, mucche, pecore, polli, conigli… sotto vari aspetti di salute e di ambiente: quindi esse si sono espresse favorevolmente verso il consumo di prodotti vegetali anziché di quelli animali, ponendo, tra gli obiettivi necessari, la riduzione su larga scala del consumo di carne e pesce.”
Bassiano da Bassano mette quindi in guardia i lettori sui rischi del “consumismo carneo”, costituito dalla produzione e dal consumo di carne ed insaccati.
In primis il “gas serra” per le deiezioni di animali da allevamento che in Italia “sono equivalenti alle deiezioni di 138 milioni di cittadini”.
Poi “l'alto consumo di acqua” per allevamento, lavaggi, macellazione e “scarichi chimici in fiumi e falde”. Un'altra conseguenza dell'industria della carne sono le “deforestazioni e desertificazioni per produrre foraggi con notevole perdita di biodiversità e fame per popolazioni del Terzo Mondo”.
Ci si mettono anche i “problemi crescenti nella salute del cittadino del Nord del Mondo (patologie cardio-vascolari, tumori, diabete, obesità, demenza senile ed Alzheimer) e costi relativi”. Riguardo invece alla materia prima, Moro punta il dito sul “rapporto iniquo e disumano verso animali senzienti, privati della loro naturalità e uccisi secondo interessi economici”. Perché “un maiale può vivere 20 anni, invece la sua vita termina dopo meno di un anno nel mattatoio”.
Ne consegue una “perdita di dignità umana volendo mantenere le ghiottonerie carnee e derivati, ricevendo, in cambio, angoscia, disordine materiale e spirituale”.
Cosa c'entra il panino bassanese di Natale con tutte queste devianze dell'ecosistema? Ecco qui la spiegazione: “Tra le tante attrazioni della gola - rimarca l'esponente animalista - c’è appunto il “panin onto” il quale ha dirette responsabilità sulle disarmonie ora esposte. Una Pro Loco consapevole dovrebbe operare per il benessere generale della Città: umani, non umani, piante, aria, acqua e suolo, perché il giusto benessere è reciproco.”
“L’evidente disinteresse della maggioranza di italiani, degli Enti Locali e Governativi sulla propria salute (fisica, mentale, spirituale) e dell’ambiente, nonché sulla sorte di tanti animali - conclude -, dimostra che il grado di civiltà della popolazione è di basso profilo, non avendo abbastanza compassione per gli altri esseri e forse neanche per se stessa.”
Fine del trattato di Ontologia.
Questa volta Bassiano Moro, paladino del rispetto del genere umano nei riguardi degli altri animali senzienti, ha davvero superato se stesso. Partendo da un tradizionale, e apparentemente innocente, abbondante panino a base di carne, ha raggiunto le alte sfere dei rapporti causa-effetto dei disequilibri nell'ambiente e nel pianeta.
Dunque state attenti e fatevi un esame di coscienza la prossima volta che addentate un paninazzo della Pro Bassano: il buco dell'ozono è anche colpa vostra.

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