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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Te la do io la sagra

Dopo le accuse di Confcommercio, scopriamo insieme il dietro le quinte e le norme igienico-sanitarie di una festa popolare. Viaggio curioso alla “Sagra dei Bigoi de Bassan”, in corso fino a domani a Ca' Baroncello

Pubblicato il 08-09-2012
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Rinascimento in bianco e nero

E' venerdì 7 settembre, prima serata della “Sagra dei Bigoi de Bassan” in corso fino a domenica in quartiere Ca' Baroncello a Bassano del Grappa, e alle nove di sera le tavolate sotto il tendone della festa sono - come sempre - piene di gente.
E' un'edizione importante della sagra, che coincide con la Festa di Quartiere, perché è la 40sima: e oltre al tradizionale richiamo gastronomico dell'evento si svolge un fitto programma collaterale tra torneo di calcio, tornei di bocce, spettacoli, esibizioni di ballo, pesca di beneficenza e un pranzo comunitario, per tutti gli abitanti del quartiere, a mezzogiorno di domenica.
Le porzioni fumanti di bigoi - all'anatra, con le sardee oppure con la luganega - vengono scolate dalla cucina a ritmo incessante, smistate sui piatti nella sala attigua e servite ai commensali sotto il tendone sul tavolo con il numero indicato nella prenotazione alla cassa.

La presidente di quartiere Ca' Baroncello Flavia Del Zenero con alcuni volontari della cucina della sagra (foto Alessandro Tich)

Ma il menù, oltre alle bevande, prevede anche il piatto freddo (affettati misti e formaggi) con polenta e pane e ancora patatine fritte, fagioli o polenta.
In alternativa, si può optare per la “linea bruschetta”: margherita, tonno e cipolla, prosciutto e funghi. Appena terminato il piatto, gli attentissimi addetti allo smaltimento dei rifiuti ripuliscono la tavola in pochi secondi. Mentre la mitica “baracca” della festa - che serve anche come bar del quartiere negli altri periodi dell'anno, in attesa della licenza definitiva per il bar all'interno dei ristrutturati locali della sede del quartiere stesso - è adibita alla mescita del caffè e delle bevande extra-menù.
Un piatto di bigoi ce lo spariamo anche noi: abbiamo infatti deciso di prendere la sagra di Ca' Baroncello a prototipo di tutte le altre feste popolari, con cucina annessa, che si svolgono nel nostro territorio.
Siamo qui con l'acquolina in bocca ma anche e soprattutto con l'occhio curioso, dopo l'intervento della Confcommercio di Bassano del Grappa che lo scorso agosto - nella nota conferenza stampa del presidente Luca Maria Chenet e del vicepresidente dei Ristoratori Bassanesi Fiorenzo “Bauto” Zanon - ha preso di mira proprio le sagre e feste popolari, parrocchiali e di quartiere, feste della birra e quant'altro, accusate di fare “concorrenza sleale” ai ristoranti e di non sottostare a tutte le regole igieniche, sanitarie, contabili, tributarie e di sicurezza che sono invece imposte per legge alle aziende della ristorazione.
“Facciamo solo tre giorni di festa in tutto l'anno. Che tipo di concorrenza possiamo fare?”. Chi lo afferma è Flavia Del Zenero, presidente del Consiglio di Quartiere Ca' Baroncello. E' lei che sovrintende all'impegnativa organizzazione dell'evento, che coinvolge una quarantina di volontari. Ognuno con il suo ruolo preciso: come la signora Luisa Simioni, responsabile del bar della sagra e un po' la “factotum” del gruppo. O come Silvano Andriollo, chiamato a sovrintendere agli impianti audio per la musica. Ma c'è anche l'addetto alle patatine fritte e quello alla polenta, che ci mostra con orgoglio i rettangolini di polenta gialla adagiati sopra la griglia, che lui chiama “i lingottini d'oro”.
La cucina lavora a pieno regime, e le quantità di cibo richieste sono notevoli.
Basti pensare che lo scorso anno sono stati serviti 1200 piatti di bigoi: moltiplicati per un etto e 30 di media a porzione, fanno oltre un quintale e mezzo di pasta.
Ma dietro alle quinte di questo rito popolar-gastronomico emerge una quantità di obblighi burocratici, di sicurezza e controlli che mai, tra i non addetti ai lavori, si potrebbero immaginare.
“Come Comitato di Quartiere - ci dice la presidente Del Zenero - devo fare una dichiarazione preventiva al Comune su tutte le attività che svogliamo durante l'anno, con quello che vendo e quello che cucino, e come lo preparo, cotto, riscaldato, surgelato, eccetera. Poi devo fare un versamento all'Ulss. L'Ulss esce e controlla tutto, e verifica l'idoneità di tutti gli ambienti indipendentemente che io faccia la festa oppure no. E' stata controllata anche la “baracca” che usiamo come bar, e che è risultata idonea. Devo quindi fare una richiesta alla Siae per la musica e una comunicazione a tutti gli organi di pubblica sicurezza e ai Vigili del Fuoco, e ancora una comunicazione all'Ufficio Commercio del Comune, con le dichiarazioni sulle strutture, i disegni della muratura, del tendone e quant'altro.”
“Quindi - prosegue a referente del quartiere - si riunisce la Commissione di Vigilanza. Ne fanno parte i rappresentanti del Comune, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, il comandante della Polizia Locale e altri tecnici e ingegneri comunali. Alla Commissione devo depositare la relazione di un ingegnere incaricato che attesta che tutte le strutture sono a norma, con allegate una dichiarazione di conformità dell'impianto idraulico e gas, una dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico e anche la dichiarazione di conformità della ditta che ci ha noleggiato il tendone, che noi paghiamo perché ci paghiamo tutto. Ho incontrato la Commissione di Vigilanza proprio questo pomeriggio, sono stati molto pignoli e tutto è stato dichiarato a norma. Mi è stato consegnato un verbale, contenente tutte le condizioni da rispettare.”
E anche l'aspetto security, ovviamente, non viene trascurato: “Due persone del Comitato, ex Vigili del Fuoco, sono dichiarati come addetti alla sorveglianza e sicurezza, più altri esponenti del volontariato per il servizio d'ordine.”
Come tutte le sagre di quartiere, anche quella dei “Bigoi de Bassan” viene organizzata a sostegno delle attività del rione, e la relativa contabilità è incanalata su binari ben definiti.
“Con quello che prendiamo, paghiamo i fornitori - spiega la presidente -. Quello che ci rimane è beneficenza. Facciamo un'offerta alla Caritas del quartiere e finanziamo alcune borse di studio per gli studenti che risiedono in quartiere. Quest'anno consegnamo sei borse di studio: tre per i ragazzi diplomati alle Superiori e tre per gli studenti licenziati alla terza media. Con gli introiti diamo anche un contributo ai gruppi del quartiere, ad esempio al gruppo degli anziani che giocano a bocce, e per la manutenzione del parco e attrezzature varie.
Viene tutto devoluto al quartiere, c'è un tesoriere che ci controlla ed è tutto in regola. Se un cittadino vuole sapere dove vanno i soldi, glielo diciamo. E' tutto alla luce del sole.”
E le norme igienico sanitarie che sottendono le attività di cucina?
“L'Ulss viene a controllare. Controlla i locali dal punto di vista igienico e verifica che siano a norma: la cucina, il fuoco, le pentole e addirittura l'appendino per le spugnette e i rotoli di carta. Il cibo arriva dai fornitori: pasta, sughi pronti da scaldare. Dal Monte ci fornisce il pane e il formaggio per le bruschette. I cuochi sono tutti del volontariato, ma è gente che sa lavorare in cucina e che, come il responsabile di cucina Giuliano Bertoncello, è abituata a cucinare per l'Unitalsi, con grossi quantitativi di pietanze e anni di esperienza. Utilizziamo la cucina fissa delle sale del quartiere e in cucina si usano i guanti, il grembiule e il cappellino per chi ha i capelli lunghi.”
A Ca' Baroncello, quindi, le accuse sulle presunte irregolarità delle sagre popolari vengono rispedite gentilmente al mittente.
“Io credo che i ristoranti non facciano quello che facciamo noi” - sbotta la presidente Del Zenero, riferendosi alla quantità di incombenze che devono essere rispettate per tre soli giorni di festa. Ma che poi conclude sottolineando il vero spirito della manifestazione: “Facciamo tutto questo per fare uscire la gente di casa. C'è gente che dà l'anima, è molto impegnativo. Lo scopo ultimo è movimentare un po' il quartiere.”

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