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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Modalità lettura 4 - n.2
Per la nostra rubrica, la recensione di Pierre Turcotte di un romanzo emozionante di Michael Cunningham
Pubblicato il 13-10-2024
Visto 5.165 volte
Il numero odierno della nostra rubrica dedicata alla lettura ha come protagonista un romanzo di Michael Cunningham, autore Premio Pulitzer per la narrativa con Le ore — un tributo a Virginia Woolf diventato anche un film con una Nicole Kidman da Oscar —, libro che porta il titolo: Carne e sangue (La Nave di Teseo, 2022, 576 pagine, 20 euro).
Cunningham, scrittore e sceneggiatore, occupa uno spazio importante nella narrativa di matrice realistico-modernista americana, accanto ad altri autori come Philip Roth, Don DeLillo e Jonathan Franzen.
Flesh and Blood è uscito nel 1995 negli Stati Uniti; è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 2000. Da qualche mese, edito da La Nave di Teseo, si trova nelle librerie italiane il nuovo romanzo dello scrittore ora newyorkese, Day, attraversato dal tema della pandemia.
il romanzo di Michael Cunningham
A recensire Carne e sangue, e lo ringraziamo sentitamente, è un utente di Bassanonet ormai “amico” di Modalità lettura, Pierre Turcotte, prolifico autore che vive in città — tra le altre cose è un amante della buona musica — del quale abbiamo pubblicato nella scorsa edizione la recensione di un altro bel romanzo scritto da Louise Erdrich (l’elenco-archivio è consultabile con la funzione “cerca” del portale, indicando la parola-chiave “lettura”).
Capita talvolta, a teatro, che al termine di certi “adagio” molto intensi, l’applauso del pubblico venga trattenuto, quasi timoroso di spezzare la magia del primo silenzio, quello che ancora mantiene in sospensione l’ultima emozione, non ancora pronta a dissolversi in ricordo.
Il romanzo in questione di Michael Cunningham è quell’“adagio”: un romanzo intenso e struggente, crudele e vivido, dentro una storia comune. Comune come può esserlo il racconto della vita di una famiglia nel passaggio di tre generazioni vissute da immigrati a “integrati” nell’America dal dopoguerra ai giorni nostri.
L’approdo di Constantine Stassos dalla Grecia al New Jersey stabilisce il punto d’impianto di un nuovo albero genealogico in una nuova terra. E rappresenta la prima delle molteplici fratture che accompagneranno i conflitti con un mondo da scoprire; non soltanto quello di una nuova nazione, ma soprattutto quello della conquista di un posto dove stare, dentro un giardino, dentro un cantiere, dentro una famiglia, dentro un mondo che cambia e che rivela ostilità continue e continue opportunità.
Cunningham disegna iperboli a volte eccessive, e sembra abusare di aggettivazioni che lo proiettano in un universo un po’ retrò, ma che si rendono spesso necessarie per definire gradazioni di sfumature pertinenti e molto spesso sorprendenti.
Magnifico il tratteggio dei personaggi, obliqui, ambigui contraddittori e seducenti (anche i meno amabili del cast).
Il minimalismo apparente di molte scene rappresenta (invece) la grandiosità (o la miseria) delle anime, quando la rappresentazione mette a nudo l’intimità dei soggetti.
Come molto spesso avviene nella letteratura americana contemporanea, anche Cunningham ci ricorda di continuo che non è necessariamente l’epica a fare grande una storia. E Carne e sangue ce lo dimostra in ogni pagina.
Un romanzo che resta nell’aria anche dopo l’ultimo battito di un meritatissimo applauso.
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