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Alessandro Tich
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L’attimo ruggente
Alla Mostra del Cinema di Venezia Leone d’Oro alla carriera al regista australiano Peter Weir. A consegnargli il prestigioso riconoscimento è stato Ethan Hawke, l’attore statunitense da lui lanciato nel film-cult L’attimo fuggente
Pubblicato il 02-09-2024
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Il bello della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, giunta quest’anno all’81sima edizione, è che rende festoso anche un lunedì, per molti versi il giorno più triste della settimana.
Merito del ricco programma della manifestazione senza un attimo di respiro, benché non sia giornata da grandi beniamini delle folle. Ieri al Lido è comparso il terno secco composto da George Clooney, Brad Pitt e Richard Gere, dopodomani per gli appassionati del Red Carpet sarà il turno di Joaquin Phoenix e Lady Gaga per la presentazione del loro attesissimo Joker: Folie à Deux.
In questo lunedì le star sono soprattutto i registi. Innanzitutto Pedro Almodóvar, con il suo primo film in lingua inglese La stanza accanto, in concorso. Come pure Claude Lelouch, presente col suo film fuori concorso Finalement e al quale la Biennale ha attribuito il premio Cartier Glory to the Filmmaker. Ma anche e soprattutto Peter Weir.

Peter Weir col Leone d’Oro alla carriera appena ricevuto, assieme a Ethan Hawke e Pietrangelo Buttafuoco (foto Jacopo Tich)
Figura meno “popolare” presso il grande pubblico rispetto ad altri suoi colleghi come possono essere ad esempio Spielberg, Scorsese o Tarantino, Weir, australiano, 80 anni appena compiuti, già Premio Oscar alla carriera e da un paio d’anni ritiratosi dalle scene, è uno dei maestri assoluti della settima arte.
L’aspetto significativo di questo suo prestigio universalmente riconosciuto è che ha saputo conquistarlo con appena 13 film all’attivo.
Ed oggi arriva per lui il momento dell’ennesima consacrazione: la consegna del Leone d’Oro alla carriera, su decisione del CdA della Biennale di Venezia che ha fatto propria la proposta del direttore della Mostra Alberto Barbera.
L’evento ha luogo nella Sala Grande del festival del Lido.
Prima dell’arrivo di Peter Weir sul palco, viene proiettato un montaggio curato dalla Rai con alcune scene dalle sue celebrate pellicole: da Picnic ad Hanging Rock a L’attimo fuggente, da Un anno vissuto pericolosamente a Witness - Il testimone, da Green Card - Matrimonio di convenienza a The Truman Show, fino a Master & Commander.
Al termine del trailer di presentazione, scatta immediata la standing ovation del pubblico, che dura per qualche minuto: e Weir, seduto nella prima fila della galleria della Sala Grande, riservata come sempre ai registi e al cast dei film in programma, appare piacevolmente travolto da cotanto entusiasmo nei suoi confronti.
Ma c’è anche l’introduzione a sorpresa. Sul palcoscenico il direttore Barbera chiama la persona incaricata di presentare il premiato.
Scatta nuovamente l’applausometro in sala perché quella persona che sbuca da dietro le quinte è Ethan Hawke, l’attore statunitense lanciato proprio da Weir a fianco di Robin Williams come giovane coprotagonista, assieme ad altri suoi coetanei, de L’attimo fuggente, il film drammatico del 1989 che è rimasto una pietra miliare nell’immaginario collettivo, con una delle scene finali più iconiche di sempre.
Ed è proprio a quella scena finale che Hawke si riferisce quando, al termine del suo discorso, cita in onore del regista i celebri versi di Walt Whitman: “O Captain, my Captain…” e cioè, tradotta la citazione per intero, “O Capitano, mio Capitano. Il nostro viaggio tremendo è terminato, la nave ha resistito a ogni tempesta, il premio che cercavamo è conquistato.”
Eccolo appunto: il premio.
C’è anche il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, Peter Weir viene invitato a farsi un altro bagno di applausi scendendo le scale della Sala Grande in mezzo al pubblico, sul palco si toglie il cappello di paglia molto “australian” che porta in testa e riceve da Ethan Hawke il Leone d’Oro alla carriera.
Il grande regista esibisce il Leone d’Oro a favore dei fotografi e di tutta la gente, ma si capisce che non lo fa tanto per fare, per accondiscendere al rito del momento.
La sua è una contentezza sincera, di un signore di 80 anni che ha avuto già tutto dalla vita ma che accoglie il leone alato della Biennale di Venezia come un ulteriore coronamento della sua professione.
Peter Weir - che in precedenza alla Match Point Arena del Lido ha condotto una affollatissima masterclass sull’arte della regia e sulla sua carriera - parla dell’“ispirazione” come l’elemento più importante nel dirigere un film, più di ogni aspetto tecnico, e si definisce “un ragazzo del sud”, riferendosi all’Australia,
Ammira per questo l’Italia per la sua arte e cultura e dichiara: “Questo premio è importante, in questo festival, in questa città.”
Dopo la premiazione, viene proiettato uno dei capolavori del maestro: Master & Commander, film del 2003 ambientato durante le guerre napoleoniche, con Russel Crowe nel ruolo di Jack Aubrey, comandante della fregata britannica HMS Surprise, cacciatrice e insieme preda della fregata francese nemica Acheron: uno spettacolare “Duel”, ma col campo di battaglia nell’oceano del Sud America.
È cinema allo stato puro e l’impianto di proiezione della Sala Grande, dotato delle più avanzate tecnologie di eccellenza acustica e sonora, “scaraventa” il pubblico in un’esperienza immersiva tra il furore delle tempeste e il fuoco dei cannoni.
Prima del buio in sala per la proiezione della sua opera, Peter Weir si rimette in testa il cappello di paglia e, sinceramente emozionato, continua ad esibire con orgoglio al pubblico il suo leone.
L’attimo ruggente.
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