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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Teatro

Il Diavolo che non esiste

Uno spettacolo che calca le scene da oltre un anno con un calendario fitto fitto di repliche e che piace, Il Maestro e Margherita, andato in scena al Comunale di Thiene

Pubblicato il 06-12-2019
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Rinascimento in bianco e nero

Uno spettacolo che calca le scene da oltre un anno con un calendario fitto di repliche e che piace, questo Il Maestro e Margherita tratto dal celebre romanzo novecentesco omonimo scritto e riscritto per vent’anni da Michail Bulgakov — il libro venne pubblicato cinquant’anni fa pieno di zone d’ombra ma comunque magnifico solo dopo la morte del suo autore.
Il terzo spettacolo della 40^ Stagione di prosa di Thiene ha portato in scena, da martedì 3 a giovedì 5 dicembre, i personaggi a cui ha dato vita e immortalità Bulgakov nella riscrittura di Letizia Russo e per la regia di Andrea Baracco.
Michele Riondino è Woland-Satana, con lui sul palco Francesco Bonomo (il Maestro e Ponzio Pilato) e Federica Rosellini (Margherita) e poi un cast di otto attori a rappresentare il coro di figure variopinte che entrano ed escono dalla trama di un romanzo che sarebbe entrato di diritto in La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, di Mario Praz: ci sono anche il gatto infernale Behemoth (il ghigno da Joker sarebbe il suo), streghe folli e “naturalmente” Iešua (interpretato come il Poeta da Oskar Winiarski); tra gli altri spicca per l’intensità demoniaca Alessandro Pezzali (il valletto Korov’ev).

I protagonisti dello spettacolo (foto di Guido Mencari)

È sempre un azzardo la trasposizione teatrale di un romanzo eccentrico e complesso come questo, in cui si intrecciano per dirla con Paolo Nori un bel po’ di pazzia russa con una rilettura dei Vangeli e una dichiarata “Simpathy for the Devil” — e poi come se piovesse il conflitto tra il Bene e il Male, le pene d’amore, la morte e il tema dell’aldilà. Il cinema avrebbe mezzi superiori e ha provato più volte, con risultati altalenanti, a restituire l’effetto ipnotico e straniante del romanzo. Ma la macchina teatrale qui ha funzionato e ha retto tre ore di spettacolo orchestrando ritmi e spostamenti d'asse dei piani narrativi a pieno regime.
La scena del Comunale è lugubre, nera, delimitata da pannelli-lavagna in cui si aprono sipari e pertugi graffitati di scritte tra le quali spicca “Liberati dal maligno gli uomini sono rimasti maligni” — un omaggio al Faust — e poi “Appartamento n. 50”, civico che corrisponde a dove Bulgakov realmente abitò e a dove è parzialmente ambientato il romanzo, che l’ha trasfigurato in un non-luogo.
Si inizia con un manoscritto dato al fuoco e dalla comparsa di individui che indossano maschere caprine in un’atmosfera alla Eyes Wide Shut e a farle da contraltare presto scende dall’alto una testa mozzata e spuntano intorno manine da baraccone degli orrori, un po’ da Famiglia Addams. Poi in ordine sparso appaiono e scompaiono una strada di Mosca dove passa il tram che investe l’editore Berlioz, annunciato da fari infernali che puntano anche gli spettatori, e poi la Giudea, la cella di un istituto psichiatrico, un ufficio da burocrati alla russa, il teatro di varietà, l’appartamento e la scena di un sabba.
Dalle porte a scomparsa entra ed esce oltre ai personaggi il popolo amante delle divagazioni di Mosca, città che fa da sfondo inusualmente calda, sulfurea. Riondino-Woland affida alla sua combriccola l’evocazione a suon di fuochi fatui della magia nera di cui è re; Riondino-Satana muove con fare da dandy le fila della storia tra il Maestro e Margherita fino all’epilogo, e quando si avvicina alla strega fatalmente sembra lui l’innamorato. Federica Rosellini quando mima seminuda sull’altalena il volo di Margherita tra i tetti di Mosca è proprio come il lettore e forse anche lo scrittore l’avevano immaginata.
C’è tanta musica nello spettacolo, tutto a tono, dai brani classici a Nick Cave che interpreta Magneto con le sue stelle schizzate sul soffitto, per finire con i Rolling Stones. Molto belli anche i giochi delle luci, a cura di Simone De Angelis.
Applausi calorosi da parte del pubblico.
Arteven e il Teatro Comunale di Thiene, nell’occasione hanno dato il loro sostegno a Venezia, città messa in ginocchio dall’acqua alta, partecipando all’iniziativa organizzata da Arti titolata “I circuiti italiani per la città più bella del mondo”: su ogni biglietto acquistato per lo spettacolo del 3 dicembre, 1 euro è stato destinato alla città lagunare.
Il prossimo appuntamento della rassegna è con Madre Courage e i suoi figli, da Bertold Brecht, protagonista Maria Paiato, in programma da martedì 17 a giovedì 19 dicembre.
Per informazioni: teatro@comune.thiene.vi.it.

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