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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

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Incontri

Le retoriche sul Boccaccio

Manlio Pastore Stocchi ha inaugurato in Biblioteca il ciclo di appuntamenti dedicati al Boccaccio

Pubblicato il 16-11-2013
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Elena Pavan

Il primo appuntamento del ciclo di incontri che la Biblioteca civica di Bassano, in collaborazione con il Liceo Brocchi, dedica al Boccaccio ha avuto come relatore Manlio Pastore Stocchi, tra le altre cose già Ordinario di Letteratura italiana all’Università di Padova e tra i maggiori esperti di vita e opere dello scrittore del Trecento di cui si celebra quest’anno il centenario.
Illustrata la rassegna dal vicesindaco e assessore alla Cultura Carlo Ferraro e dalla direttrice del museo civico Giuliana Ericani, Paolo Malaguti ha presentato l’ospite con perizia e una bella annotazione di riconoscenza rivolta al suo ex professore.
L’incontro con questa prima narrazione dell’opera di Boccaccio si è svolto in una sala affollata di pubblico, presenti anche alcuni ragazzi delle scuole superiori.

Manlio Pastore Stocchi in Biblioteca, a dx Eros Zecchini

Pastore Stocchi, nel suo intervento, ha tracciato un’analisi critica sui temi “Umanità e cultura di Giovanni Boccaccio” definita necessariamente per sommi capi, ma chiara e densa di riferimenti alla storia della letteratura, al tempo vissuto dallo scrittore, alle opere immortali che ha prodotto; nel corso della conferenza, Eros Zecchini ha letto alcuni passi tratti dal Decameron cercando con l’interpretazione di accorciare la distanza lunga quasi settecento anni dalla lingua del testo originale.
Gli anniversari di questo tipo non sono solo momenti in cui spargere incenso e quindi nebbia attorno alla figura dei festeggiati di turno, per quanto illustri essi siano, ma intendono essere occasioni per rileggere, alla luce degli approfondimenti e dei nuovi studi intrapresi con dispositivi ottici che inquadrano anche il presente, il ruolo e l’importanza di opere il cui valore non è deprezzato dal cammino dei secoli e che giungono con un gioco di specchi come “nuove” fino a noi.
Alcune osservazioni critiche espresse e motivate da Pastore Stocchi sulla lettura tradizionale dell’opera di Boccaccio hanno riguardato l’appannaggio di esemplarità dato dal Bembo in poi, fino al Romanticismo, alla scrittura, o meglio al modello stilistico e retorico del Decameron: un’esemplarità che ha dato un carico pesante allo sviluppo autonomo dei modelli del narrare per ampie misure, al respiro del romanzo (in Italia il romanzo è nato in ritardo rispetto al contesto europeo, se ne vede la comparsa con Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo e con I promessi sposi di Alessandro Manzoni); un altro aspetto solitamente esaltato è il ruolo di frattura con il mondo medioevale attribuito in particolare dal De Sanctis al Decameron: quelli che paiono elementi innovativi (il ruolo importante delle donne, una promiscuità che pare annuncio dell’alba di una nuova società, l’andamento ascendente da tragedia a commedia… ) sono piuttosto indici di fedeltà a Dante e alla retorica di un’epoca erroneamente giudicata oscura come il Medioevo.
La componente dell’ardito presente in tante novelle – secondo l’esperto – è troppo limitata al mondo dell’eros per risultare rivoluzionaria: i religiosi sommano figure da allocchi, da corrotti o corruttori, ma non c’è mai una vera arditezza da parte del Boccaccio nel denunciare il mondo tanto terreno degli uomini di Dio.
Altrove, in alcune opere tarde dove Boccaccio invece di utilizzare il volgare recupera il latino, appare invece chiara l’apertura dello sguardo del letterato rispetto ai suoi contemporanei: dal suo amore dichiarato per mondo greco emerge una modernità innegabile.
In conclusione dell’intervento, Pastore Stocchi ha invitato a riflettere, guardando all’attualità, su un aspetto che oggi assume una connotazione particolare: la prevalenza in tante novelle del Decameron di modelli di comportamento dove l’astuzia prevale sul candore. In un’opera che ha celebrato la commedia umana e non quella divina le manifestazioni dell’intelligenza agivano come una livella sociale, ma questo senso subisce una stortura nel presente, meglio allora prenderne distanza.
Il prossimo appuntamento con la rassegna dedicata a Boccaccio è programmato per giovedì 21 novembre: Simone Villani, docente di Storia del cinema all’Università di Bergamo, parlerà del film “Il Decameron”, di Pier Paolo Pasolini.

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