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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

W le Women

L’organizzazione non profit bassanese Women For Freedom compie dieci anni. Oltre 100 progetti realizzati nel territorio e nel mondo. Nata per la tutela delle donne, delle bambine e dei bambini, prossimamente diventerà ONG

Pubblicato il 11-04-2024
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Rinascimento in bianco e nero

In parte locale, attiva nelle situazioni problematiche del territorio e in parte globale, impegnata a livello internazionale nei contesti di difficoltà dei Paesi in via di sviluppo.
In una parola: “glocal”.
È l’organizzazione non profit bassanese Women For Freedom, nata dieci anni fa su iniziativa di sette amici e oggi realtà di primo piano in campo umanitario-sociale.

Da sin.: Davide Parise, Gianfranco Cipresso, Lucia Cuman, Luisa Rizzon, Marco Bertolini

Presentazione in grande spolvero del decennale nella sala Chilesotti del Museo Civico, per un sodalizio che oggi può esibire dei numeri davvero importanti.
In un decennio Women For Freedom ha realizzato oltre 100 progetti in 7 Paesi, aiutando oltre 120mila donne, bambine e bambini in difficoltà.
Dieci anni in cui è riuscita a collocarsi tra le non profit italiane di medio-grandi dimensioni, che sono solo il 5% del totale, raccogliendo contributi per oltre 2 milioni di euro.
Strutturata con un CdA che coordina le plurime attività, può contare sulla collaborazione di ben 155 volontari.
“Sono la nostra linfa”, dichiara il consigliere del direttivo Marco Bertolini.
Si aggiunge uno staff di quattro professionisti incaricati di seguire, rispettivamente, i settori della progettazione, dell’educazione, dell’amministrazione e della comunicazione.
I progetti e i programmi di Women For Freedom si rivolgono a diversi Paesi e si sviluppano in diverse direzioni. Ma la “mission”, sin dall’inizio, è sempre quella: consentire alle persone di vivere in un mondo libero dalla violenza e dallo sfruttamento delle donne, delle bambine e dei bambini.
Un’organizzazione, come afferma il sindaco Elena Pavan nel suo intervento di saluto, che permette “di diminuire la distanza culturale del gap tra uomo e donna”, grazie ad attività “che rendono più grandi le persone e la collettività”.
Insomma: W le Women.

In Italia, Women For Freedom fa squadra con le aziende attraverso il progetto “Energia Donna” che ha la finalità di re-inserire nel mondo del lavoro donne vittime di violenza o in stato di vulnerabilità per condizioni economiche o psicosociali difficili, attraverso tirocini lavorativi che rifondano in loro autostima e determinazione per diventare indipendenti.
Sono stati attivati 62 tirocini in tre anni, in collaborazione 28 aziende in gran parte della provincia di Vicenza, ma anche delle province di Treviso e di Padova.
Ma WFF guarda anche al resto del mondo.
Arrivando fino in Nepal, dove è attivo il progetto “Back to School - A Scuola con Chiara” che mira a garantire la scolarizzazione per 240 ragazze che provengono dai villaggi più remoti del Paese per evitare che siano vittime di matrimoni precoci o, peggio, di tratta o di sfruttamento sessuale.
Ancora in Nepal, il programma “Ne vado fiera - Blood Normal” dà il suo contributo affinché 1500 ragazze nepalesi possano formarsi combattendo le discriminazioni di genere e le pratiche culturali discriminanti, anche connesse ai tabù legati al ciclo mestruale.
In Romania, il progetto “Doposcuola Beius” sostiene nel loro percorso scolastico 50 bambine e bambini provenienti da famiglie in condizioni di disagio, garantendo loro anche un pasto e un rifugio dove trovare serenità.
In Africa, Women For Freedom porta avanti l’attività di formazione “Viva la Libertà!” che in Camerun coinvolge ragazze che rischiano di subire la pratica dello stiramento dei seni, al fine di sradicare questa usanza.
Sempre in Camerun, il progetto “A Scuola di Igiene e Rispetto” vuole portare miglioramenti nelle condizioni igienico-sanitarie e fornire un’educazione igienica in dieci istituti scolastici delle comunità rurali.
In Togo, invece, l’iniziativa “Tailoring Independence” intende contribuire all’emancipazione delle donne della zona di Kara tramite l’abilitazione professionale all’attività di sarta.
Un altro Paese al centro dei progetti dell’organizzazione è la Bolivia.
Qui partiranno presto i lavori di ampliamento del centro “Trampolin” alla periferia della capitale La Paz, che ospita oggi 40 ragazze minorenni, tra gli 11 e i 17 anni, vittime di sfruttamento sessuale. Qui le ragazze, seguite dalla locale Fundacion Munasim Kullakita, possono ricominciare il percorso scolastico, formarsi professionalmente e ambire a un nuovo e diverso futuro.
In Bolivia Women For Freedom aprirà anche un secondo centro, a Cochabamba, che sarà specializzato nel contrasto al fenomeno della tratta di minori: potrà inizialmente ospitare più di 20 ragazze.
Sin dalla sua nascita, l’organizzazione bassanese non profit si è sempre impegnata della diffusione della cultura del rispetto, facendo rete con scuole, aziende e istituzioni. La “summa” di questo impegno è contenuta nel festival Liberamenti, ospitato a Bassano del Grappa, la cui terza edizione si terrà nel 2025.
L’obiettivo della manifestazione sarà sempre quello di prevenire e contrastare le forme di discriminazione e di violenza di genere e porre le basi per una società davvero più giusta, in Italia e nel mondo.

“Women For Freedom è fatto di persone, con uomini e donne al 50 e 50 per cento, che insieme stanno lottando per le donne e per le bambine e i bambini - spiega la presidente e co-fondatrice dell’organizzazione umanitaria Luisa Rizzon -. Siamo partiti da un piccolo gruppo di amici e adesso siamo in tanti, per portare protezione, assistenza e riabilitazione alle vittime di sfruttamento sessuale, violenza e povertà.”
Il consigliere Marco Bertolini precisa i paletti entro i quali si sviluppano le attività di WFF:
“Non creare dipendenza dall’aiuto e co-progettare gli interventi con i partner locali secondo i princìpi guida del nostro Codice Etico: umanità, libertà, autonomia, indipendenza, trasparenza.”
La vicepresidente dell’organizzazione Lucia Cuman rimarca che “la forza di Women For Freedom è la capacità di fare relazione, creando una vera comunità.”
Di questa comunità, oltre alle istituzioni pubbliche, ai servizi sociali e alle forze di polizia nei luoghi di intervento laddove la situazione richiede sicurezza, fanno parte anche le aziende sostenitrici dei progetti.
“Le aziende - afferma la vicepresidente, sottolineandone il ruolo sociale - sono i nostri partner per il cambiamento, non in una logica di bancomat ma in una logica di co-progettazione.”
La project manager di WFF Sara Memo illustra le quattro aree di azione dell’organizzazione: lotta alla tratta di persone e allo sfruttamento sessuale; contrasto alla violenza su donne, bambini e bambine; indipendenza economica; scolarizzazione ed educazione sessuale.
La education manager Sonia Trevisan si sofferma invece sulle basi operative dell’organizzazione per la diffusione della cultura del rispetto.
Gianfranco Cipresso, membro del CdA, focalizza l’attenzione sui risultati del progetto “Energia Donna” il cui scopo è quello di consentire alle donne in difficoltà di uscire dalla situazione di sudditanza economica per ritrovare la loro autostima.
Infine, il consigliere del direttivo e co-fondatore Davide Parise racconta con trasporto dei progetti realizzati e in via di ulteriore sviluppo nella lontana Bolivia.
E a proposito di ulteriori sviluppi, la strada di Women For Freedom e già segnata.
Come rivela infatti la presidente Luisa Rizzon, sono partite le pratiche per trasformare l’organizzazione non profit in una ONG (Organizzazione Non Governativa) dell’AICS, Agenzia Italiana per lo Cooperazione e lo Sviluppo, che fa riferimento, anche per le risorse finanziarie, al Ministero degli Affari Esteri.
Un gran bell’“upgrade”, come scriverebbero quelli che parlano bene, per una realtà associativa che in dieci anni ha fatto passi da gigante.
Si potrebbe scrivere ancora tanto sull’attività di Women For Freedom, ma probabilmente tutto il senso della sua missione è racchiuso nelle parole di una donna che è stata aiutata dall’organizzazione e la cui voce risuona in una testimonianza audio trasmessa in sala per l’occasione:
“È bello trovare qualcuno che capisce al volo il tuo problema.”

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