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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

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PalaBassano

Dopo 64 anni il Museo Civico di Bassano perde la “Pala di Sant'Anna”, capolavoro di Jacopo Bassano, che torna alle Gallerie dell'Accademia di Venezia. È un brutto colpo, ma la vicenda ci insegna una cosa importante

Pubblicato il 19-05-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La notizia è stata comunicata urbi et orbi dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Martedì 26 maggio, dopo gli oltre due mesi di chiusura imposti dall'emergenza Covid, quello che è uno dei più famosi musei del mondo riaprirà i battenti. Sarà uno dei primi musei italiani a riprendere l'attività. E lo farà, come annunciato dalle stesse Gallerie dell'Accademia, “con una sorpresa speciale”. Sarà infatti esposta, nell'occasione, la “Pala di Sant'Anna”, dipinta nel 1541 da Jacopo Bassano, capolavoro della “prima maniera” della pittura del da Ponte, ambasciatore supremo della bellezza e dell'arte made in Bassano. La notizia è rilevante anche per i lettori ubicati ai piedi del Grappa, dal momento che la “Pala di Sant'Anna” (titolo completo: “Sant'Anna in trono con la Vergine Bambina tra i Santi Girolamo e Francesco”, olio su tela, cm. 147x103) è stato uno dei pezzi forti fra i tesori dipinti esposti nella sala dapontiana del nostro Museo Civico.

Jacopo da Ponte detto Jacopo Bassano: 'Pala di Sant'Anna', 1541 (particolare)

Uso il verbo al passato perché la Pala a Bassano non c'è più. È già stata trasferita a Venezia, dove vi rimarrà in pianta stabile, dal mese di marzo. E il perché è presto detto: il capolavoro, che fu commissionato al sommo artista bassanese dai monaci Riformati di Asolo, è infatti di proprietà delle Gallerie dell'Accademia. Acquisito dal museo veneziano nel 1812, di seguito il dipinto fu collocato altrove per carenza di spazio tra le sale lagunari: nella chiesa parrocchiale di Sossano, a partire dal 1883 e quindi, dal 1956, concesso in deposito al Museo Civico di Bassano del Grappa. È da 64 anni quindi che Sant'Anna, la Vergine Bambina, i due Santi e il leone e l'uccellino posati ai loro piedi, vicino alla scritta “Conceptio Beatae Marie / Jacobus a ponte pinxit 1541 / die 26 settembris; iacobus a ponte bassanensis”, hanno dato il benvenuto ai viandanti della cultura che hanno fatto tappa nel nostro Museo.
La “Pala di Sant'Anna” è stata anche uno dei tanti must della grande mostra di Jacopo Bassano del 1992 e 1993, allestita a Bassano del Grappa e quindi a Fort Worth in Texas, momento indimenticabile e irripetibile di diffusione del nome di Bassano (pittore e città) a livello internazionale. Diciamo dunque che per oltre sei decenni il capolavoro della produzione degli anni Quaranta del Cinquecento di “Jacobus a ponte” ha rappresentato un'icona del patrimonio artistico bassanese, ma sempre per gentile concessione delle Gallerie veneziane.
Adesso però - apparentemente di punto in bianco - la Pala della Sant'Anna dapontiana se ne è tornata a Venezia. Bassano la perde e rimane impalata.

Il gran ritorno del dipinto di Jacopo vicino al Canal Grande non si limiterà all'esposizione in veste di “sorpresa speciale” per la riapertura delle Gallerie dell'Accademia.
La decisione di riportarlo a casa, dopo 137 anni di assenza, è stata infatti motivata dal riallestimento, ormai in fase avanzata di elaborazione progettuale, della sezione della pittura veneta del Cinquecento, nelle sale attualmente in corso di restauro e di adeguamento impiantistico. La Pala sarà temporaneamente esposta nella sala XXIII, vale a dire nell'ex chiesa di S. Maria della Carità, per poi essere trasferita, dopo un intervento di manutenzione, in una nuova sala del museo interamente dedicata alla produzione del Bassano, che sarà inaugurata nel prossimo autunno insieme ad altri ambienti espositivi dell'ala palladiana delle Gallerie. Il trasferimento del dipinto dal Brenta alla laguna - senza che da Bassano del Grappa venisse resa notizia alcuna - è avvenuto dunque nel mese di marzo, ultimo mese della “direzione artistica” dei Musei Civici di Bassano della consulente esterna ed ex direttrice scientifica Chiara Casarin, che fa parte peraltro anche del Comitato scientifico delle stesse Gallerie dell'Accademia. La paternità dell'operazione va tuttavia ascritta alla curatrice della sezione del Cinquecento del museo veneziano, la dott.ssa Roberta Battaglia.
Ma il ruolo della Casarin è stato, per così dire, decisivo. “A rendere possibile, in tempi rapidi, il trasferimento dell'opera - afferma un comunicato stampa delle Gallerie dell'Accademia - ha contribuito la felice sinergia tra la curatrice della pittura del Cinquecento, Roberta Battaglia, che ha molto caldeggiato l'iniziativa, e il Museo di Bassano del Grappa nella persona della dott.ssa Chiara Casarin, membro del Comitato scientifico delle Gallerie dell'Accademia.”
E così il Museo Civico di Bassano, da agosto 2019 senza un direttore scientifico direttamente responsabile delle iniziative dell'istituzione museale comunale, ha comunque provveduto a portare avanti velocemente la pratica.

C'è comunque un “perché” che motiva ufficialmente la grande voglia delle Gallerie veneziane di riprendersi il dipinto “dimenticato” per oltre un secolo.
La “Pala di Sant'Anna”, alla luce del prossimo allestimento della nuova sala dedicata al grande Jacopo, rappresenta infatti un “qualcosa” che a Venezia mancava.
“La presenza di questo dipinto - informa lo stesso comunicato stampa delle Gallerie dell'Accademia - risulta fondamentale per documentare la fase giovanile del pittore, caratterizzata da un linguaggio composito in cui l'influenza della pittura di Pordenone, da poco uscito dalla scena veneziana, si mescola alle prime sperimentazioni manieriste, che caratterizzeranno la produzione degli anni Quaranta, e alle suggestioni del naturalismo della scuola lombarda.” “Si tratta, quindi - prosegue la nota -, del recupero di un tassello importante della produzione di Jacopo Bassano, che non era per nulla rappresentato nella pur ricca collezione di opere del pittore in possesso alle Gallerie, tutte appartenenti a una stagione diversa e più avanzata del suo percorso artistico.” Et voilà, il cerchio è chiuso.
L'amministrazione bassanese ha accettato di rendere “in tempi rapidi” la Pala ai suoi proprietari senza colpo ferire. Anzi, fonti delle Gallerie dell'Accademia di Venezia riferiscono che il Comune di Bassano è stato “felicissimo” di collaborare alla restituzione del dipinto, tenuto in deposito per così tanto tempo in riva al Brenta. Al punto che venerdì 29 maggio il sindaco Elena Pavan si recherà in visita al grande museo veneziano, accompagnata dal direttore Giulio Manieri Elia, per ammirare la Pala nella sua nuova collocazione.
Emozione assicurata.

Al netto di tutta l'operazione PalaBassano, questa vicenda ci insegna comunque una cosa importante. E cioè che dobbiamo attendere l'iniziativa di uno dei più prestigiosi musei d'Italia e quindi del mondo per accorgerci dell'incredibile patrimonio artistico che qui a Bassano, da alcuni anni e anche nel tempo presente, non continuiamo più a valorizzare.
Sulla “sorpresa speciale” per la loro riapertura le Gallerie veneziane faranno - giustamente - un gran battage di immagine e di comunicazione. Lo faranno anche in autunno, quando sarà inaugurata la nuova sala dedicata al da Ponte. Di colpo scopriamo che il nostro grande pittore bassanese, nella Città d'Arte per antonomasia qual è Venezia, rappresenta un “brand” di richiamo turistico-culturale. Nonostante Giorgione con la sua “Tempesta”, Leonardo col suo “Uomo Vitruviano”, eccetera eccetera. Qui a Bassano invece, immemori delle grandi mostre che ne hanno illustrato il genio pittorico e della grande tradizione culturale legata al nostro artista concittadino più illustre, ce lo siamo dimenticati da tempo.
Le Gallerie dell'Accademia, nel giro di soli pochi mesi, faranno quello che il Museo Civico di Bassano negli ultimi quattro anni non ha fatto. Perché il Museo di Bassano non è solo Canova e non è solo una vetrina di sperimentazione per l'arte contemporanea. Il prossimo direttore scientifico dei Musei Civici bassanesi, col beneplacito del nostro presunto assessore alla Cultura, avrà pertanto un enorme gap da recuperare in fretta.
E intanto dopo la “Fuga in Egitto”, un altro dei capolavori dapontiani esposti al Museo Civico di Bassano, compare un inedito di Jacopo da Ponte: la “Fuga a Venezia”.

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