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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Tesi, antitesi e sintesi
Restauro Ponte degli Alpini: dopo la sentenza del TAR il gruppo di opposizione Impegno per Bassano chiede la testa dell’assessore Campagnolo. Replica il PD: “Massima correttezza nell’affidamento dei lavori”. E intanto la INCO Srl…
Pubblicato il 03-10-2016
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Tesi, antitesi e sintesi. Dopo la sentenza del TAR del Veneto che ha dato ragione alla Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno - rovesciando il provvedimento del Comune di Bassano del Grappa che l’aveva esclusa dall’affidamento dell’importante cantiere - è il momento delle reazioni politiche.
Dai banchi dell’opposizione consiliare bassanese, la civica Impegno per Bassano chiede la testa del vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Roberto Campagnolo.
Mentre il Partito Democratico difende a spada tratta il proprio iscritto sottolineando “la legittimità e la correttezza dell'operato dell'amministrazione”.
Foto: archivio Bassanonet
Con l’aggiunta finale della “spada di Damocle” rappresentata dall’eventuale decisione della ditta INCO Srl, esclusa dall’appalto a seguito della sentenza del TAR, circa la possibilità di adire ancora le vie legali.
Tesi
Conseguentemente alla sentenza del TAR, la lista civica di opposizione Impegno per Bassano critica duramente la condotta dell’Amministrazione comunale nella vicenda dell’affidamento dei lavori sul Ponte.
“La giunta Poletto - dichiara Impegno per Bassano in una nota trasmessa in redazione - ci ha abituato ad un’amministrazione condotta in modo dilettantesco e superficiale, mascherata da arrogante superbia. La vicenda del Ponte Vecchio ne è la dimostrazione e i fatti sono noti. L’assessore Campagnolo ha deciso di indire una gara ristretta, basata sul requisito dell’urgenza e non sul requisito tecnico (cosa che sarebbe stata più sensata, data la particolarità di costruire un ponte in legno). Il bando, così come scritto, e la gara, così come svolta dall’Amministrazione, aprivano la strada a probabili ricorsi e le opposizioni lo hanno fatto notare, ma l’assessore Campagnolo non ha ascoltato. Semplificando la questione, Campagnolo, ritenendo di fare più in fretta, ha scelto di non svolgere una gara d’appalto ordinaria, ma di seguire una gara a chiamata diretta, motivata dall’urgenza, limitando i partecipanti sulla base di alcuni requisiti. In questi casi sono fondamentali i requisiti scelti per selezionare i concorrenti e, tra essi, quelli che si possono acquisire da soggetti terzi (con il sistema dell’avvalimento). Lì il primo clamoroso errore.”
“La gara - prosegue la nota - si è svolta e i lavori sono stati assegnati al primo classificato. Poi le cose si sono complicate, proprio per il modo in cui la gara è stata condotta fin dall’inizio. Quindi l’Amministrazione, in particolare l’assessore Campagnolo, ritenendo di poter far qualunque cosa con l’autorità concessa, ha deciso di forzare la situazione e ha scelto di fare ulteriori controlli (perché non farli prima dell’assegnazione provvisoria?) dai cui esiti (o mancati esiti) desume che Vardanega e Consorziati non offrono le qualità per portare a buon fine l’opera e revoca l’assegnazione al primo ed assegnare i lavori al secondo classificato. Ma chi ritiene di subire un’ingiustizia cerca bene di ottenere tutela e, alla fine, tutti fanno ricorso all’Autorità Giudiziaria mentre l’assessore Campagnolo scarica le responsabilità dei ritardi sulle leggi complicate.”
“Il giudice - continua il testo - nei giorni scorsi sentenzia che i lavori dovevano rimanere assegnati al primo classificato e afferma chiaramente che le deduzioni dell’Amministrazione, derivate dagli ulteriori controlli, erano del tutto sbagliate. Da questa vicenda sono chiare le seguenti circostanze: 1) oltre un anno perso inutilmente per iniziare il restauro del Ponte Vecchio, con grave costernazione di tutti nel vedere il simbolo cittadino così gravemente compromesso; 2) l’assessore Campagnolo, per sua stessa ammissione, non conosce e/o non comprende la disciplina dei lavori pubblici, quindi non è adatto a rivestire il ruolo di assessore; 3) probabilmente ci saranno altre azioni giudiziali, non escluse le richieste di danni.”
“L’unica conclusione che si può trarre - afferma quindi Impegno per Bassano - è che l’assessore Campagnolo si dimetta subito. La sentenza del TAR Veneto ha letteralmente travolto le valutazioni della commissione che ha revocato l’assegnazione alla Vardanega. L’assessore Campagnolo, che sovrintende l’Ufficio tecnico comunale, non ha saputo reggere la pressione connessa a un restauro di tale complessità e importanza per la città. Le sue scelte si sono rivelate gravemente sbagliate e sono state assunte con l’arroganza e l’ottusità propria di chi ritiene di aver ragione a prescindere, e ciò nonostante i continui avvertimenti delle opposizioni. Troppi e troppo gravi sono ormai gli errori addebitabili al referto dei lavori pubblici (Ponte Vecchio, ritardi del cantiere del Polo museale Santa Chiara, vicenda Consta con esborso extra per il Comune di oltre € 160.000,00 per la cittadella della Giustizia). Non vorremmo rischiare che l’Amministrazione passi i prossimi anni spendendo soldi ed energie in procedimenti giudiziari e risarcimenti di danni, anziché occuparsi di rispondere alle esigenze dei cittadini.”
Antitesi
In risposta all’intervento del gruppo di opposizione, il Partito democratico bassanese si schiera a sostegno dell'amministrazione comunale dopo la sentenza del TAR sul progetto di restauro del Ponte di Bassano. E lo fa tramite un comunicato trasmesso congiuntamente in redazione dalla senatrice Rosanna Filippin e dal segretario cittadino del partito Luigi Tasca, che dichiarano: “Le dimissioni dell'assessore Campagnolo? Allora dovremmo chiedere quelle di Zaia perché la Pedemontana non va avanti… Lasciamo perdere le provocazioni: ora la priorità è avviare il prima possibile i lavori.”
“La sentenza del TAR non inficia in alcun modo la legittimità e la correttezza dell'operato dell'amministrazione, che ha voluto effettuare tutte le verifiche che un progetto di queste proporzioni e importanza merita - sottolinea la senatrice Rosanna Filippin -. Sarebbe stato grave se ciò non fosse avvenuto e se si fosse fatto finta di niente di fronte a delle certificazioni che sembravano inadeguate. Lo stesso TAR riconosce che i controlli del Comune sono stati giusti. In un Veneto in cui purtroppo tanti, troppi affari sporchi si sono fatti a danno di cittadini e imprese, l'aver cercato la massima trasparenza e le massime garanzie di correttezza sono un atto dovuto.”
“L'assegnazione dei lavori da parte della Commissione di gara - non da parte dei politici, che ne stanno rigorosamente fuori - era la logica conseguenza della decisione in cautelare del TAR e nasceva dalla volontà di poter aprire prima possibile i lavori - aggiunge il segretario del Pd cittadino Luigi Tasca -. Ora che è arrivata la sentenza definitiva, come già ha annunciato il Comune la priorità è di non perdere ulteriore tempo e avviare il cantiere il prima possibile. Le dimissioni chieste dall'opposizione? Si sarebbero potute chiedere a un'Amministrazione che non avesse fatto i necessari controlli, non certo a chi ha fatto invece quanto di propria competenza per garantire ai cittadini la massima correttezza nell'affidamento dei lavori per il restauro di quel patrimonio comune che è il nostro Ponte.”
Sintesi
La sintesi di tutto quanto sopra esposto? Non c’è ancora.
Il nuovo scenario della vicenda, nei prossimi giorni, dipende infatti da quello che farà la INCO Srl, l’impresa di costruzioni di Pergine Valsugana che era stata dichiarata dal Comune “aggiudicataria definitiva” dei lavori sul Ponte dopo l’esclusione della concorrente Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno e che ora si trova a sua volta esclusa dal cantiere a seguito della sentenza del TAR. La quale, sotto il profilo della propria tutela legale, ha due eventuali opzioni da scegliere: impugnare la sentenza del TAR facendo ricorso al Consiglio di Stato - e aprendo in questo modo una nuova pagina di approfondimenti giudiziari e possibili sospensive dei lavori - oppure intentare causa al Comune con richiesta di risarcimento danni.
Decisione che, nel momento in cui scriviamo, non è stata ancora presa.
“È troppo presto, devo ancora parlare con l’avvocato” - ci dice il titolare della ditta trentina Luca Conci, che aggiunge: “È comunque questione di giorni.”
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