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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Teatro

Se la vita sorride

Il Teatro Remondini ha ospitato, in prima nazionale, lo spettacolo scritto e interpretato da Isabella Rossellini

Pubblicato il 18-01-2024
Visto 4.234 volte

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Rinascimento in bianco e nero

Lunedì 15 gennaio, la stagione teatrale bassanese, organizzata con Arteven, ha portato in scena in prima nazionale Darwin’s Smile, spettacolo scritto e interpretato da Isabella Rossellini. L’attrice lo sta portando in tournée in Italia questo inizio d’anno in alcune tappe che toccano dopo Bassano le città di Vicenza, Trieste e Firenze.
Modella e per decenni immagine iconica (anche parlante) della bellezza per la Lancôme; attrice e poi regista; ora anche proprietaria attivamente coinvolta di una grande fattoria con animali. Isabella Rossellini lo scorso autunno ha ricevuto alla festa del cinema di Roma un premio alla carriera che ha dato modo di riunire in un solo file lavori e spezzoni di vita che parlano di un’artista poliedrica e anticonformista, con note biografiche del tutto impegnative intrecciate a quelle professionali: è figlia di Ingrid Bergman e di Roberto Rossellini — ai quali, soprattutto da parte svedese, deve un patrimonio genetico che ha portato in corredo un’ossatura in particolare cranica che collima con i canoni della perfezione; ha avuto una frequentazione precoce, da salotto di casa, dell’ambiente del cinema; è stata moglie di Martin Scorsese e compagna per anni di David Lynch (per il quale ha indossato il ruolo della tormentata Dorothy in Velluto blu, nel 1986); la ricordiamo interprete di ruoli molto diversi in film d’autore e in produzioni indipendenti, molte europee, e negli ultimi anni di serie tv; recentemente coi capelli color neve è stata Flora, nell’atteso ultimo film di Alice Rohrwacher, La chimera; è poi madrina di associazioni che si occupano della salvaguardia della natura e nella conservazione dell'arte, della fotografia e della danza.
Darwin’s Smile è una sua creatura, e si sente che ci è molto affezionata.

Isabella Rossellini (foto di Sophie Boulet)

Nella messa in scena al Remondini, collocata sulla destra del palco, emerge una grande roccia dove tempo e vita hanno inciso le loro tracce, a mimare la Terra che abitiamo; sulla sinistra, come su un trespolo, è appostata una videocamera con accanto l’angolo di uno studio. L’essere nero con un solo d’occhio è pronto a inquadrare tutto ciò che gli succede davanti, e colei che gli parlerà occhi nell’occhio.
Sull’enorme schermo del fondale, spente le luci, appaiono spezzoni di film muti che arrivano dagli archivi di Torino. Gli attori, ma soprattutto le attrici protagoniste dei frammenti video recitano esasperando ogni posa, ogni sguardo, ogni gesto, per comunicare allo spettatore le emozioni che provano, che si devono sentire.
Qualche istante dopo, appare sul palco Isabella Rossellini: a piedi scalzi, indosso un lungo caftano nero argentato, prima ancora di parlare ha tutti i fari del pubblico puntati addosso — non accadrebbe, non così, se si trattasse di un uomo di ugual portata. La modella e l’attrice ci sono abituate; la regista tiene ben salde le redini perché sa dove vuol andare a parare; la donna è leggermente emozionata, sta anche recitando lo spettacolo in italiano per la prima volta, dopo aver usato il francese e l’inglese, ne ha ben donde. C’è anche la studentessa che esplora da anni i meandri poco illuminati dell’etologia, e si rivela appassionata, poeticamente appassionata.
L’entrata in campo, a dire il vero, Rossellini la fa da doppiatrice: dà voce alle scene rappresentate nei muti interpretandone tre diverse versioni: la prima dal sapore erotico-amoroso, la seconda più drammatica (nei toni, incombono dolore e malattie), l’ultima del tutto ironica — si ride per l’assurda tragica sparizione di un cane di nome Pinocchio.
I gesti ingannano, in particolar modo nella loro accezione culturale: è questo il primo argomento della lezione, insegnamento che ci viene da studi articolati sui comportamenti umani, ma non solo. Gesti ed emozioni: nel monologo si parlerà di questo, prendendo in causa uomini e animali, il fenomeno dell’empatia, il rapporto di matrice antitetica tra scienza e arte.
La donna sul palco che racconta, spiega, illustra e soprattutto gioca — lo farà per tutto lo spettacolo — mette sul piatto con una leggerezza del tutto francese anche la propria storia, la inquadra in primo piano. In diversi momenti, sullo schermo verso il quale lei stessa dirige la videocamera, scorrono fotografie legate a ricordi d’infanzia e di gioventù: compare ritratta la sua celebre famiglia, scorrono immagini bellissime di lei da giovane, fotografata da maestri dello scatto — una farfalla.
Farfalle e falene, galline e molluschi bivalvi che cambiano sesso a comando per necessità: sono tra gli altri personaggi che hanno parti anche scritte nel monologo. Restando alle falene, in un certo passaggio, per spiegare attraverso l’arte i meccanismi della selezione naturale della specie e della biodiversità, prenderà vita una bella favola con protagoniste le falene dalle ali buie di Birmingham, raccontata da uno dei video firmati da Andy Byers and Rick Gilbert. Per illustrare un concetto analogo, in un altro momento, preso in mano un ombrello da Mary Poppins sotto il diluvio universale, l’attrice si rivolge direttamente a un Noè che gioca a fare Dio (attitudine che certo Homo non ha mai perduto, tra quelle casomai da perdere). A un certo punto dello spettacolo, Isabella Rossellini indossa un bellissimo costume da pavone, e poi uno da scimmia — creazioni di Rudy Sabounghi.
Darwin, con i suoi libri, è sempre sul palco e le appare sorridente dietro le spalle. Tra le altre cose, dopo aver accennato ai meccanismi difensivi dell’evoluzione umana legati alla perdita dei peli, l’attrice è emersa da dietro la roccia con indosso una sorta di grembiule di nudità che ha generato un attimo di silenzio in platea: parlando spedita, se è disfatta della sua immagine nuda con noncuranza. Si travestirà infine anche da Darwin, naturalmente.
In un momento verso il finale — lo spettacolo dura poco più di un’ora — quando viene messa esemplarmente in scena una gamma di manifestazioni della rabbia, l’arte della recitazione e del teatro vengono utilizzate in modo didascalico per veicolare la loro potenzialità nell’illustrare leggi e fenomeni scientifici che ci governano.
In scena, in sottotraccia, c’è anche una vita se non proprio da star di sicuro da altro pianeta, eppure tutto si amalgama incredibilmente come cucinato a fuoco lento con il racconto della donna che Isabella Rossellini è oggi, fiera di avere cercato e ottenuto un Master in Etologia dopo i cinquant’anni (durante un periodo di allontanamento non volontario dalle scene e dai riflettori) e, insieme, con un’attitudine per la realizzazione di opere piene di arte e di cura che parlano della vita degli animali, siano esse destinate allo schermo o interpretate dal vivo a teatro, o con una vocazione imprenditoriale.
Restando nei pressi del titolo: è evidente che il sorriso, insieme a una buona dose di ironia, è anche la sua cifra.
Qualche momento di giusta distrazione nel corso delle lezioni darwiniane, come a scuola, ma nel finale uno scroscio di applausi da parte del pubblico del Remondini, ovviamente tutto esaurito.

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