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Gli ambienti di Alberto Biasi a Cittadella

Domani, alle 18, l'inaugurazione, a Palazzo Pretorio, della mostra dedicata all'artista padovano

Pubblicato il 27-05-2016
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Domani, alle 18, Palazzo Pretorio inaugurerà, al suo interno, una mostra dedicata agli ambienti di Alberto Biasi. L’artista padovano è noto, a livello mondiale, per essere stato uno dei fondatori del Gruppo N, con i quali ha collaborato e lavorato nell’ambito dell’arte cinetica e programmata, fino alla fine degli anni ’60. L’esposizione curata da Guido Bartorelli e promossa dalla Fondazione Palazzo Pretorio Onlus, si protrarrà fino al prossimo 6 novembre.
La personale si concentra sugli ambienti, ossia delle realizzazioni a immersione totale che l’artista ha prodotto nel corso della sua carriera: prima, durante e dopo l’avventura con il Gruppo N. Prima d’ora, infatti, la sequenza di tutti gli ambienti di Biasi non era mai stata presentata, nella sua totalità, in un’unica sede e, proprio per questo, si tratta di evento che, senza mezzi termini, può essere definito straordinario. Con gli ambienti di Biasi il rapporto che lega l’artista al pubblico cambia totalmente. Dalla cattività della parete che limita l’osservatore a scrutare un’opera, si passa a un ruolo diverso, nuovo e interattivo. Il visitatore diventa fruitore e attore dal momento che, una volta immerso nello spazio ambientale, si ritrova protagonista principale dell’opera e, talvolta, viene invitato a partecipare, attivando egli stesso il meccanismo che si cela all’interno della realizzazione. Non ci si accontenta di assistere, la parola d’ordine diventa “partecipazione” e, lo scopo dell’artista, non è più quello di mantenere un rapporto di separazione ma di inglobare, attraverso effetti cinetici e luminosi, l’utente generando in lui un piacevole “effetto straniante”.
“Oggi il pubblico desidera vedere gli ambienti, ne è affascinato – spiega Bartorelli -. L’ambiente è qualcosa di profondamente attuale; è un intervento d’artista che si fonde con lo spazio che lo ospita. Oggi possiamo assistere a un grande rilancio di queste tendenze”.

All’interesse odierno, tuttavia, si contrappose, agli albori, una risposta titubante da parte del pubblico, perlopiù abituato a considerare come “arte” opere di tipo figurativo.
“Senza dubbio la tecnologia ha reso l’approccio del pubblico completamente differente, molto più immediato - racconta Alberto Biasi, che aggiunge. – Mi sono chiesto perché siamo passati agli ambienti e credo che la motivazione di quel percorso fosse legata al fatto che, noi, eravamo refrattari al mercato. Era una scelta “anti – mercato”, volevamo credere che l’arte fosse qualcosa di realizzabile da tutti; ecco perché facemmo la Mostra Chiusa. Volevamo andare oltre la convinzione personalistica dell’arte, tant’è che le prime opere non venivano nemmeno firmate”.

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