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Dimenticate il Ferzan Ozpetek triste e affranto che racconta storie altrettanto tristi sul mondo e le esperienze gay. Dimenticate in parte anche quel mondo gay, perché in Magnifica presenza l'unico accenno sta nel protagonista e nelle sue storie d'amore impossibili e immaginate al limite dello stalking prima e del paranormale poi.
Dimenticate anche le grandi riunioni a tavola per cene goliardiche, qui il cibo c'è e si fa mangiare con gli occhi, ma la riunione di amici riprende i toni allegri inscenando un gioco collettivo per completare un album di figurine.
Il nuovo film del regista turco abbandona (purtroppo o finalmente, dipende dai punti di vista) i toni tesi e drammatici della sua precedente filmografia (si pensi a Saturno Contro o a La finestra di fronte) per sterzare decisamente verso una commedia godibile e senza grosse pretese. Riprendendo quindi il filone iniziato con Mine Vaganti e la presentazione di una buffa e pittoresca famiglia, Ozpetek ci immerge in mondo a parte che ha il suo fulcro in una vecchia casa romana presa in affitto dall'aspirante attore siculo Pietro impegnato di notte a sfornare cornetti.
L'inizio del film ha echi di thriller e gialli soprannaturali con il protagonista ossessionato da strane presenze nella sua abitazione e un vicinato che sembra sapere la scomoda verità che ancora lui ignora. In quella casa stazione stabile un manipolo di attori, la Compagnia Apollonio, famosa negli anni '40 e scomparsa poi in circostanze mai chiarite e ora costretta ad aleggiare sotto forma di fantasmi tra quelle mura.
Sarà una delusione d'amore e la conseguente presa di posizione per diventare qualcuno, a portare un equilibrio instabile nella vita di Pietro e, complice anche l'infatuazione per l'affascinante fantasma Luca Veroli, a decidere di aiutare e farsi aiutare dalla Compagnia da una parte a risolvere l'enigma riguardante la loro dipartita, dall'altra a diventare un attore (anche se con esiti comici).
Magnifica presenza si avvale di un cast come sempre di alto livello, Ozpetek raggruppa sotto la sua direzione nomi come Vittoria Puccini, Margherita Buy senza tralasciare le sue origini inserendo l'attore turco Cem Yilmaz. Ma su tutti prevalgono Elio Germano che si conferma con la sua tenera interpretazione uno degli attori italiani più bravi del momento e Giuseppe Fiorello che dopo Terra Ferma si scrolla di dosso l'etichetta di attore da fiction. Anche la colonna sonora, come sempre azzeccatissima, rende riconoscibile il film già dai titoli di testa.
Certo, il tema sui fantasmi, alcuni personaggi che compaiono in veste di vere e proprie macchiette (vedi la cugina del protagonista Maria e il cameo di Platinette) fanno del film un confuso mondo a sé ma è un mondo del tutto godibile e spensierato in cui immergersi e perché no, per riflettere senza troppi drammi sull'Italia che fu e sull'Italia come ora è.
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