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Le recenti elezioni regionali hanno registrato un deciso calo dell’affluenza alle urne. Sintomo di un distacco dei cittadini dalla partecipazione politica che potrebbe essere spiegato dai quotidiani scandali che investono rappresentanti locali e nazionali dell’Amministrazione: non passa giorno, infatti, che non vengano resi noti particolari di inchieste giudiziarie che vedono coinvolti esponenti della classe politica, di volta in volta accusati di aver anteposto i propri interessi personali alla tutela degli interessi dei cittadini, loro “datori di lavoro”.
La politica italiana sembra diventata una sorta di “isola felice”: zona franca in cui poter spensieratamente perseguire i propri propositi di arricchimento personale, potendo contare sulla totale solidarietà, morale e materiale, di colleghi ed esponenti di partiti politici alleati o addirittura avversari.
Il terzo appuntamento degli “Incontri senza censura” ha visto nelle vesti di ospite il celebre giornalista Marco Travaglio, grande esperto di cronaca giudiziaria del nostro Paese, collaboratore di diversi quotidiani nazionali ed ospite fisso della trasmissione “Annozero” su Rai Due: al centro del dibattito proprio la condotta della classe politica negli ultimi quindici anni, con riferimento specifico ai provvedimenti adottati per iniziativa o su pressione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Marco Travaglio e Marco Bernardi durante l'incontro.
“In questi anni di cose curiose e strane ne sono successe tante – spiega Travaglio - : dalla ‘discesa in campo’ dell’attuale Primo Ministro alla scomparsa e ricomparsa di personaggi quanto mai folcloristici. Un tratto caratteristico di tutta l’attività politica, sia di destra che di sinistra, è stata la promulgazione di leggi che avevano come unico scopo quello di favorire specifiche aree di potere. ‘Amici di amici’, in primo luogo il Presidente del Consiglio stesso. Un Presidente del Consiglio che in ogni altro Paese d’Europa sarebbe a marcire in galera da diversi anni. Sono circa una quarantina le leggi promulgate a suo esclusivo uso e consumo; altre invece riguardano particolari classi politiche e professionali. Al giorno d’oggi, se un esponente della classe politica si macchia di reati che vanno contro la Costituzione, ecco che i colleghi accorrono in aiuto per cambiare la Costituzione stessa, in un gioco malato in cui le regole vengono cambiate in corsa, a seconda dei propri comodi”.
Ed il garante supremo della Costituzione, per Travaglio, non ha né i mezzi né l’intenzione di fermare questa deriva: “Fino a poco tempo fa il Presidente della Repubblica era descritto dal centrodestra come un personaggio di parte, un pericolo per la democrazia. A conferma di queste accuse veniva continuamente tirata fuori la sua biografia politica, la sua militanza nel Partito Comunista. Stasera (ndr ieri per chi legge) Napolitano ha promulgato il ddl sul ‘legittimo impedimento’. Berlusconi ed i suoi ministri potranno accampare scuse legittime per non presentarsi in Tribunale, nei processi in cui sono coinvolti, per un anno e mezzo. La legittimità dell’impedimento verrà stabilita dalla Presidenza del Consiglio stessa. Ed i giudici dovranno obbedire. Il centrodestra ora definisce il Presidente della Repubblica ‘garante inappuntabile’. Il caso del ‘Lodo Alfano’ è emblematico: questo provvedimento è la prova concreta che la macchina legislativa può funzionare in maniera efficiente e veloce, quando le leggi da redigere servono a salvare la pellaccia del politico di turno. Le quattro più alte cariche dello Stato non sono processabili. Una sola tra queste persone è imputata in vari procedimenti disciplinari. L’intero percorso di approvazione del provvedimento è durato meno di un mese: grazie a questo decreto la scritta presente in ogni aula di Tribunale su suolo italiano andrebbe rimossa e cambiata. In Italia la legge non è uguale per tutti. E nemmeno la Costituzione sembra dare una mano al Capo dello Stato: non tutti conoscono l’articolo 74, secondo il quale l’inquilino del Quirinale è costretto a firmare una legge quando questa gli viene presentata per la seconda volta. Mettiamo il caso che Napolitano consideri una legge incostituzionale: la rimanda alle Camere, che possono, dopo il necessario iter burocratico, ripresentarla al suo esame assolutamente inalterata. Bene, a questo punto il Capo dello Stato sarà obbligato a renderla effettiva con la propria firma. Che tipo di sistema è mai questo? Un altro esempio è stato ben riscontrabile in occasione delle recenti elezioni regionali, nel Lazio. In quell’occasione l’attuale maggioranza di governo si è superata, cambiando le regole in corsa a proprio piacimento”.
Ed il comportamento delle forze di centrosinistra non è di certo più meritevole: dal ’94 ad oggi, le coalizioni di centrosinistra hanno governato per sette anni complessivi. Sette anni in cui, per Travaglio, la preoccupazione più immediata è stata quella di stabilire regole e promulgare leggi che favorissero la classe politica nella sua totalità, come a soddisfare uno ‘spirito di appartenenza’ ad una determinata classe professionale, quella politica appunto, che vede sempre e costantemente l’utile personale come obbiettivo da raggiungere. A tale scopo lo schieramento di centrosinistra ha formulato provvedimenti che garantivano l’impunità a determinate categorie professionali e che a volte, paradossalmente, andavano a vantaggio dello stesso Berlusconi.
Legge ‘ex Cirielli’, ‘Lodo Alfano’, ‘Legge Cirami’, ‘Lodo Schifani’: lasciamo a chi legge il compito di analizzare questi provvedimenti e trarre le conclusioni che si ritengono più appropriate.
Quali sono, dunque, le prospettive? “La classe politica – spiega Travaglio – un po’ di paura a mio avviso ce l’ha. Ha paura in particolar modo della piazza. Le diverse manifestazioni denotano la volontà di appropriarsi di questo concetto di ‘piazza’. Un elemento che viene utilizzato per legittimare l’azione di governo e contemporaneamente delegittimare l’opposizione di turno, facendo sfoggio di un appoggio popolare che in realtà non c’è, né per le forze di centrodestra, né per quelle di centrosinistra. Noi dobbiamo conservare a tutti i costi la capacità di indignarci. La situazione è simile a quella in cui si generò Tangentopoli: la corruzione però, oggi come oggi, rappresenta una pratica assai più diffusa, oltre che più costosa per lo Stato, anche grazie a provvedimenti come la depenalizzazione del falso in bilancio, primo incentivo per la corruzione stessa. Pensavamo di aver raggiunto il fondo nel ’92, abbiamo scoperto che dopo aver toccato il fondo si può iniziare a scavare. C’è solo da sperare che questa crisi economica possa spazzare via questa classe politica e che la società possa imparare dai propri errori. La speranza, si sa, è l’ultima a morire”.
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