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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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La Stoccata

Il Comune di Bassano, con atto del dirigente Walter Stocco, dispone la risoluzione del contratto d'appalto con la Vardanega. Imputati alla ditta restituzione dell'anticipo e penale. Ma il subentro nel cantiere non sarà immediato

Pubblicato il 03-05-2018
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La Risoluzione Francese. Zac: un colpo di ghigliottina, e il Comune di Bassano del Grappa taglia di netto il rapporto contrattuale con la Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno, in avvalimento con la ditta Consorzio Stabile Al.Ma di Aversa (Ce), per l'appalto dei lavori di ripristino e consolidamento del Ponte Vecchio.
La fatidica decisione è stata presa oggi, giovedì 3 maggio, con una determinazione dirigenziale a firma del dirigente Area 4 Lavori Pubblici Walter Stocco.
Il documento, di nove pagine, dispone la risoluzione in danno del contratto di appalto con applicazione a carico dell'appaltatore della penale da ritardo nella misura massima del 10% dell’importo contrattuale e pari a 399.957,96 euro.

Foto Alessandro Tich

L'atto dirigenziale dichiara inoltre la decadenza dell'anticipazione di 879.907,51 euro Iva compresa liquidata dal Comune alla Vardanega il 31 marzo 2017 e ordina all'appaltatore la restituzione al Comune della somma già erogata. Viene anche disposta l'escussione della polizza fidejussoria “a garanzia degli adempimenti contrattuali” e “salvo il risarcimento del danno ulteriore”. Viene attivata la procedura degli adempimenti successivi alla risoluzione del contratto (secondo la quale “l'appaltatore deve provvedere al ripiegamento dei cantieri già allestiti e allo sgombero delle aree di lavoro”), con particolare rifermento all'immediata rimozione delle ture in alveo: adempimenti che, come scrive il dirigente, “dovranno essere espletati con massima urgenza, anche in deroga ai termini di legge”.
Infine il documento “rinvia a successivo provvedimento” l'affidamento del completamento dei lavori e l'aggiornamento dei quadri di spesa. In altre parole il Comune affiderà il cantiere a un nuovo appaltatore ma solo dopo avere eseguito il cosiddetto “stato di consistenza” e cioè l'accertamento della consistenza dei lavori eseguiti, base di partenza (contabile e operativa) dei lavori da eseguire per l'impresa che subentrerà nel cantiere.

Dunque - a solo un giorno dalla pubblicazione nell'albo pretorio comunale della determina di incarico di affidamento legale, per la spesa di 23.521,30 euro, per la valutazione dell'opportunità e delle conseguenze della risoluzione in danno del contratto con la ditta esecutrice - arriva la stoccata del dirigente Lavori Pubblici che firma l'atto di rescissione dell'appalto, scrivendo la parola “fine” al procedimento di risoluzione contrattuale per grave inadempienza, grave irregolarità e grave ritardo avviato lo scorso 30 marzo dalla notifica alla ditta del direttore dei lavori Viviana Bonato.
La corposa determina riassume la cronistoria dei richiami e degli addebiti contestati all'impresa a partire dal 17 maggio 2017, data nella quale il direttore dei lavori “avendo accertato gravi inadempienze da parte dell'appaltatore, ha inviato al responsabile del procedimento una relazione particolareggiata a tal riguardo, per la valutazione dell’attivazione della procedura di risoluzione contrattuale”.
È solo l'inizio di una sequela di reciproche contestazioni protrattasi fino ai giorni nostri e sfociata in questo atto conclusivo. L'atto cita l'approfondimento del RUP (responsabile unico del procedimento) Diego Pozza in merito ai “comportamenti attivi ed omissivi dell'appaltatore, a causa dei quali si concreta la compromissione dei lavori contrattuali”. Tra questi: la “mancata realizzazione delle opere provvisorie per il recupero delle deformate”; la “mancata acquisizione delle travi metalliche di fondazione ed anche dei loro prodromici disegni di officina”; la “mancata acquisizione dei legnami per il restauro strutturale” e “l'installazione di puntelli a lato di due stilate per autonoma decisione al di fuori del progetto in assenza di una visione organizzativa volta ad evitare il blocco del recupero delle deformate e della realizzazione delle travi di fondazione”.
Davvero delle mancanze gravissime. Se non fosse per il fatto che: 1) delle “opere provvisorie per il recupero delle deformate” (trave di sostegno tipo Bailey) la ditta ha presentato il progetto ancora in data 1 marzo 2017, rimanendo fino ad oggi in attesa dell'approvazione della direzione lavori. E ancora: 2) più soluzioni progettuali per le travi metalliche di fondazione sono state depositate in Comune e “depositate” sono rimaste.
3) la mancata acquisizione dei legnami è dovuta all'irreperibilità sul mercato dei blocchi di legno delle dimensioni, qualità, stagionatura e grado di umidità prescritti dal progetto. 4) l'installazione dei puntelli a lato di due stilate, effettuata in autonomia dalla ditta per sostenere le pile pericolanti, non sono state autorizzate ma neppure formalmente vietate (come è nei suoi poteri) dalla direzione lavori. Tutte cose già scritte, ma anche in questa sede è meglio ricordare.
Il dirigente Stocco rileva che “nei 14 mesi trascorsi dalla consegna dei lavori rispetto un tempo contrattuale di 27 mesi, la condotta dell’appaltatore riguardo all’organizzazione dei mezzi per dare compiuta l’opera appaltata non ha prodotto nulla di concreto che possa anche solo lasciar presagire il suo compimento”.
E rincara la dose affermando che “il testo delle prime controdeduzioni dell’appaltatore nega l’evidenza dei ritardi e tenta di capovolgere la realtà, assegnando alla stazione appaltante responsabilità inesistenti, che l’appaltatore intende quantificare in future riserve; esso contiene finanche gratuite, se non ingiuriose, allusioni a volontà persecutorie che avrebbero mosso la direzione lavori alla contestazione degli addebiti”.
Mentre il testo delle seconde controdeduzioni, sempre come evidenziato dall'atto comunale, “non argomenta nulla ed anzi ammette l’incapacità a realizzare l’opera”.
“Il turbine delle successive missive dell’appaltatore (che sollevano problematiche mai anche solo accennate nei tanti mesi decorsi e, quindi, all’evidenza pretestuose, prima ancora che prive di fondamento) - aggiunge Stocco - conferma la volontà dell’impresa di non realizzare l’opera preparando invece il contenzioso legale.”
Dunque, per l'ente comunale, le eccezioni e contestazioni sollevate dalla Vardanega nell'intenso carteggio degli ultimi giorni tentano “di capovolgere la realtà” e rilevano problematiche “pretestuose e prive di fondamento”. E siccome la principale contestazione sollevata dalla ditta è l'indisponibilità della “spalla Nardini”, evidentemente anche questa è una problematica priva di fondamento. Segue un'ulteriore e lunga sequela di contestazioni delle “molteplici inadempienze” dell'appaltatore che hanno prodotto “un quadro complessivo di gravità”, prima del colpo di ghigliottina finale col dispositivo di risoluzione in danno del contratto.

“È una grande delusione - commenta il sindaco Riccardo Poletto, contattato da Bassanonet - nei confronti di una ditta che prima ha lottato per l'affidamento dei lavori, andando anche in tribunale, e doveva avere il supporto di uomini e mezzi di un consorzio inesistente qui a Bassano.” “C'è rammarico - continua il sindaco -, nonostante un progetto altamente significativo, firmato da nomi internazionali, autorizzato e validato da ogni dove e nonostante la capacità dell'Amministrazione di reperire le risorse necessarie per l'intervento. Un anno perso per cause giudiziarie e l'incapacità della ditta hanno di fatto mantenuto il restauro del Ponte a una fase ancora molto iniziale.”
Alla nostra specifica domanda se il parere legale richiesto per la risoluzione del contratto sia già arrivato (in questo caso davvero a tempo di record) o se la determina del dirigente sia stata stilata indipendentemente dal consulto con gli avvocati, il sindaco risponde vagamente dicendoci che si tratta di “un supporto legale” e che “la consulenza è avviata”. Chiediamo inoltre a Poletto che cosa adesso è intenzionata a fare l'Amministrazione comunale per la scelta della nuova ditta appaltatrice. “La strada - ci risponde - è quella della graduatoria di gara, dalla 2° fino alla 5° ditta classificata. Ma i tempi sono incerti. Dipende da altri fattori.”
Grazie sindaco per la dichiarazione. Ma quali saranno mai gli “altri fattori” che giustificano l'incertezza sui tempi affermata dal primo cittadino?
Elementare, Watson: l'appalto potrà essere affidato solo sull'attuale progetto esecutivo e la consegna dei lavori, a norma di legge, dovrà dichiarare e attestare la disponibilità di tutte le aree d'intervento previste dal progetto stesso. In altre parole: l'appalto non potrà essere affidato al subentrante fino a che non si conoscerà l'esito della verifica strutturale sui fabbricati Nardini, conditio sine qua non per l'autorizzazione dei privati ai lavori sulla loro proprietà e quindi sulla spalla sinistra del Ponte. E ora che la questione è nota ed è alla luce del sole (alla consegna dei lavori del 2 marzo 2017 alla Vardanega era passata “sottotraccia”), quale impresa accetterebbe mai di subentrare nell'appalto senza la disponibilità dell'area completa di cantiere e cioè con una evidente anomalia normativa e progettuale? Nel frattempo, nella prolungata controversia tra l'Amministrazione e la ditta di Possagno, il dado è tratto. Il Comune di Bassano del Grappa ha rispedito al mittente l'istanza di chiusura del rapporto in autotutela che era stata proposta dalla ditta nella comunicazione di interruzione lavori e ha scelto la strada della risoluzione in danno.
È stato risolto il contratto, non il problema.

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