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Quelli della notte
Fenomenologia del modello-Goldin: record di 7000 prenotazioni nel solo primo giorno per la mostra sui “Notturni” a Vicenza che aprirà fra tre mesi. Cronaca e riflessioni, in prospettiva anche turistica, sulla cultura come marketing
Pubblicato il 15-09-2014
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La domanda sorge spontanea: per richiamare il pubblico ad un evento culturale, e nella fattispecie ad una mostra d'arte, serve un approccio di indiscutibile valore scientifico e filologico oppure una strategia principalmente basata sul marketing, indipendentemente dalla “logica” delle opere esposte?
Probabilmente la verità sta nel mezzo, ma il cronista non può far finta di niente rispetto a quanto sta succedendo a Vicenza. Come noto, nella città capoluogo è in pieno svolgimento l'era di Marco Goldin, ovvero mister Linea d'ombra, il guru delle mostre supervisitate con le quali, ricavandone anche un ampio profitto, ha creato una vera e propria industria del consumo dei capolavori di ogni tempo.
La sua ricetta di successo (tanto di cappello all'imprenditore) è semplice: si trova un minimo tema conduttore e quindi, grazie ai proficui contatti con i principali musei di tutto il mondo, si schiaffano dentro ad un'unica esposizione le opere riconducibili a quel tema degli artisti più evocativi e più attraenti per la grande folla: che appartengano agli stili e alle epoche più diverse non importa, quello che conta è il nome.

Vincent Van Gogh, Sentiero di notte in Provenza (1890, particolare), l'immagine-simbolo della mostra di Vicenza
Intelligente sistema di divulgazione della cultura o luna park travestito da evento culturale? Non è questa la sede per sentenziarlo: il dato di fatto, riguardo alla scoppiettante macchina da guerra di Goldin - pur sempre oggetto di critiche e polemiche da parte dei “puristi” delle mostre d'arte - è che i numeri e i risultati sono a suo favore.
E' il caso anche della nuova mostra-evento di Linea d'ombra in programma alla Basilica Palladiana di Vicenza dal 24 dicembre prossimo fino al 2 giugno 2015, e dedicata al tema dei “notturni”, ovvero “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”. Quanto di più eterogeneo e non scientificamente connesso possa proporre la storia dell'Arte, ma accomunato dall'elemento della raffigurazione della realtà by night.
Ebbene: oltre tre mesi prima dell'inaugurazione l'evento sta già registrando una marea di visite prenotate. Sono stati ben 7000, infatti, i biglietti venduti nel solo primo giorno di apertura delle prenotazioni: un record che ha superato il recente exploit della mostra bolognese di Goldin dedicata alla “Ragazza con l'orecchino di perla” e al “mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt”.
Un “entusiasmo” del pubblico nei confronti della mostra vicentina preceduto, la settimana scorsa, dalle oltre 900.000 visualizzazioni sulle primissime notizie dedicate all'esposizione sulla pagina facebook di Linea d'ombra.
E il call center dell'organizzazione, già nelle prime otto ore di apertura, è stato subissato di prenotazioni provenienti da ben 42 province italiane oltre che da Slovenia, Croazia, Austria e Svizzera.
Nel frattempo mister Linea d'ombra è pronto per il decollo di tutto l'ambaradan di contorno: grazie al supporto del main sponsor dell'evento, una notissima marca di caffè, un road show porterà in varie piazze d'Italia il “marchio Vicenza” con la mostra e il suo territorio, grazie a una struttura itinerante, mentre lo stesso Goldin nelle medesime città, in teatro alla sera, racconterà le opere più belle.
Della serie: business is business. Non solo per l'ideatore e curatore della mostra blockbuster, però, ma anche per il grande indotto turistico di cui sicuramente, ancora una volta, beneficerà la città del Palladio.
Il fenomeno a cui si assiste ogni qual volta Linea d'ombra propone un suo progetto così inviso alle Accademie ufficiali - in qualsiasi città e persino in sedi espositive non adeguate all'invasione di visitatori (vedasi, in passato, Ca' dei Carraresi a Treviso) - sarebbe degno di uno studio di sociologia della comunicazione e di psicologia di massa: Goldin non espone quello che ritiene di far vedere al pubblico, ma espone quello che il pubblico si aspetta di vedere. Creando mesi prima, a colpi di comunicazione virale, quell'effetto “conto alla rovescia” che poi si traduce in un boom al botteghino.
Non vorrei però che i miei più affezionati lettori, quelli che sanno leggere anche tra le righe, pensassero che scrivo queste cose per tracciare - come mi è capitato di fare in passato - l'ennesimo confronto con la gestione della cultura e delle mostre a Bassano. Non è la mia intenzione: sarebbe ingeneroso e inappropriato, soprattutto adesso che in città è allestita la scientificamente inappuntabile mostra su “Veronese inciso” organizzata dal Museo civico a Palazzo Sturm. Anche perché il modello-Goldin, ovvero il massimo estremo della cultura intesa come investimento e ricavo, non è applicabile ovunque e non è un vestito buono per tutte le stagioni.
Ma quanto accade a Vicenza, sfrondato da tutti i suoi eccessi spettacolaristici, ci deve comunque far aprire gli occhi sul senso della cultura come bene “popolare” da coltivare e da fruire e su cui, economicamente, produrre dei vantaggi collettivi: se in futuro a Bassano il collegamento fra arte e turismo - che implica anche un'impostazione meno elitaria, più attenta al tanto vituperato marketing e più orientata alle attese del pubblico degli eventi in calendario - farà ancora storcere il naso ai puristi delle mostre, 7000 biglietti non li staccheremo neanche in un anno.
In passato abbiamo avuto le affollatissime mostre di Jacopo con le opere dai musei di mezzo mondo, di Canova con l'indimenticabile antologica e dei dipinti del '500 veneto dall'Ermitage, cose che Goldin neanche se le sogna: possibile che oggi sembrino degli eventi quasi impossibili?
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