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Attualità

Butta giù la pista

Da più di tre mesi la Ciclopista del Brenta è chiusa nel tratto di Enego per una frana non ancora ripristinata, bloccando il flusso dei cicloturisti. L’albergatore Roberto Astuni: “Economia turistica bassanese in pericolo, estate minacciata”

Pubblicato il 29-04-2024
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24 gennaio 2024: una frana di massi si abbatte sulla Ciclopista del Brenta, in territorio comunale di Enego, causando la chiusura del tratto ciclabile e aggiungendosi alle preoccupazioni sulla sicurezza geologica della Valle, a pochi giorni di distanza dalla pioggia di pietre abbattutasi - fortunatemente anche in questo caso senza conseguenze per le persone - sulla Statale 47 e sulla ferrovia all’altezza di San Marino.
29 aprile 2024: oltre tre mesi dopo, l’albergatore bassanese Roberto Astuni, con un post su Facebook, lamenta che la ciclabile del Brenta è ancora chiusa, che l’economia turistica bassanese è “in pericolo” e che pertanto, e nientemeno, l’estate “è minacciata”.
Astuni guarda ovviamente e primariamente ai suoi interessi, perché il suo albergo a Sant’Eusebio è anche un “Bike Hotel” e lavora molto con i cicloturisti che attraverso la pista lungo il fiume arrivano dal nord Europa, tuttavia il suo intervento punta il dito sull’innegabile importanza che il cosiddetto turismo “outdoor” rappresenta nell’economia generale del nostro territorio, “dalla mountain bike alla bici da corsa, dal downhill al ciclocross fino al bike tourism”.

Foto da Facebook/Roberto Astuni

“Non solo perché ci troviamo sulla dorsale Monaco/Venezia - scrive Astuni - ma anche perché la ciclabile del Brenta è considerata da anni una delle più belle d’Europa, soprattutto per la parte trentina.”
Il manager dell’hotel Alla Corte ricorda che “la ciclabile del Brenta lo scorso anno ha registrato circa 700.000 passaggi univoci, molti dei quali di turisti tedeschi che percorrono la ciclabile appunto da Monaco a Venezia”.
Ma nel tratto vicentino del Canal di Brenta, il nostro piccolo Grand Canyon delle meraviglie, ora quella pista non è praticabile a causa della frana di qualche mese fa.
“Ovviamente - è un altro passo del post astuniano - lascio immaginare quanto possa essere il danno economico che creerà questa situazione, come lo è stata per qualche mese per le attività economiche in Valsugana. E come se non bastasse, l'alternativa del treno è un'illusione, con i treni che possono trasportare solo una misera manciata di bici (4) e i bus sostitutivi che addirittura non le caricano!”.
“Quello che trovo strano è che, ad oggi, non c’è stato nessun interesse da parte di nessuno - afferma l’albergatore -. Credo che le persone preposte (politica, associazioni, commissioni varie, tavoli di confronto ecc.) abbiano una responsabilità in tutto questo. L’economia turistica è importante alla pari di quella metalmeccanica (anzi fattura di più) ma purtroppo non fa notizia.”
“Con questo messaggio - prosegue - vorrei sollecitare un pronto e veloce ripristino della ciclabile che comunque andrebbe sistemata vista la scarsa manutenzione, il degrado e l'incuria. La parte trentina, invece, è mantenuta in uno stato impeccabile.”
Stoccata finale ancora sulla politica:
“Nonostante la forte sensibilizzazione su questo problema, ad oggi nulla è stato fatto - termina il post di Roberto Astuni -. Le istituzioni sembrano più interessate a fare la loro (giusta) campagna elettorale che ad agire concretamente per risolvere la situazione. Il problema quindi si ripresenta puntuale: è una questione di visione della politica o di visibilità dei politici?”.
Ai posteri, come sempre, l’ardua sentenza.
Sottolineo in conclusione ad Astuni, riguardo al poco interesse della politica per risolvere la situazione in tempi umanamente decenti, che i cicloturisti che arrivano da queste parti dalla Germania e dagli altri Paesi d’Europa rappresentano una voce importante del fatturato turistico comprensoriale, ma non votano qui.

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