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La censura? A livello “personale”, a quanto pare, esiste ancora.
L’episodio è accaduto lo scorso 19 aprile a Marostica, davanti all’entrata di un’abitazione in via Beato Lorenzino. Qui risiede Grety Bortoli, “bassanese Doc di destra Brenta”, come ci tiene a sottolineare, da quattro anni trasferitasi nel pittoresco borgo medievale dietro la chiesa di Santa Maria Assunta a due passi dal centro della Città degli Scacchi.
Di professione responsabile commerciale nell’azienda del fratello, Grety Bortoli dipinge per passione sin da quand’era bambina, sulle orme del padre Agostino, pittore.
Grety Bortoli col dipinto ‘contestato’, accanto a un nuovo nudo di donna in fase di realizzazione (foto Alessandro Tich)
Crescendo ha quindi dismesso pennelli e tavolozze per poi tornare, dopo una ventina d’anni, a dipingere. Complice il lockdown del 2020, che costringendola a casa come noi tutti le ha instillato la voglia di riprendere in mano oli e tempere per passare il tempo in modo distensivo e piacevole. Per lei dipingere, come mi racconta, “è un’esigenza di fondo di evasione dal mondo reale”. Una dimensione parallela in cui si tuffa appena può, in piena coerenza con quanto le aveva detto la maestra a scuola e cioè che era “una bambina distratta e con la testa tra le nuvole”.
Circa tre mesi fa, Grety Bortoli ha dipinto il suo primo nudo. Un nudo di donna, liberamente ispirato a un nudo femminile di Amedeo Modigliani. Lo ha realizzato e da allora il dipinto è esposto alla pubblica vista, appoggiato a terra su un muro della casa con piccolo giardino.
Nulla di trascendentale, fino a che, appunto lo scorso 19 aprile, la pittrice bassanese trapiantata a Marostica ha trovato appeso sul cancello di casa un foglio a righe, inserito in una busta di plastica, con un messaggio scritto a penna in caratteri maiuscoli.
“Sono un nonno di 2 bambini - scrive il testo rinvenuto sul cancello -. Oggi sono passato di qui con loro e ho visto il quadro della “donna nuda”. Uno di loro mi ha detto: nonno chi è quella brutta strega nuda?”. “Io non sapevo cosa dire - prosegue il messaggio anonimo -, perciò ho pensato di chiedere al/alla proprietario/proprietaria di non esporlo in pubblico.”
“Il borgo non è un museo all’aperto - conclude il testo del nonno scandalizzato -. Bisogna avere rispetto degli altri, soprattutto se sono piccoli!!!”.
Nella stessa giornata Grety Bortoli ha dato la sua risposta all’inatteso critico d’arte, prima affidata ad un foglietto che è stato aggiunto al foglio nella busta di plastica appeso sul cancello e quindi ribadita in un post su Facebook.
“Caro nonno - inizia la conciliante replica dell’autrice del dipinto -, capisco che spesso nella vita ci troviamo impreparati nel rispondere ad alcune domande...specialmente se a farcele sono i più piccoli. La soluzione non sta nel porgere un asciugamano alla Venere di Botticelli o un perizoma all’“origine del mondo” di Courbet, ma nella semplicità: “è un quadro”.” “Accompagni i piccoli in visita ad uno dei tanti bellissimi musei d’Italia - conclude il testo -. Buona arte a tutti.”
Il curioso caso che ha interessato Grety Bortoli, che mi è stato segnalato da un’amica comune, ha incuriosito anche me. È infatti significativo del modo in cui le persone possono reagire ad alcune espressioni della creatività, scambiandole per provocazioni fini a sé stesse, e più in generale dell’approccio all’educazione all’arte dei più giovani in un Paese, come il nostro, che di arte strabocca. Tenendo conto inoltre del fatto che la pittrice organizza e gestisce dei laboratori artistici proprio per i bambini.
Incontro Grety Bortoli a casa sua a Marostica mentre è intenta a delineare, a piedi nudi sull’erba, il quadro di un nuovo nudo femminile. Sul muro dell’abitazione è ancora e sempre appoggiato il dipinto “incriminato” mentre accanto ad una siepe è collocato un terzo nudo di donna, dipinto a quattro mani assieme al papà Agostino.
Il giardino di casa è il suo regno artistico, che scherzosamente chiama “Panda-giardino” perché, come dimensioni in metri, è un 4x4. Qui Grety dipinge e qui lascia esposte le sue opere, in una sorta di galleria d’arte en plein air, ben visibile da chi passa sulla strada. Compreso il nonno con nipotini appresso.
“Secondo me - mi dice la pittrice - il messaggio che emerge da questo episodio è che l’arte non fa parte del nostro quotidiano o almeno non per tutti ed è una cosa che io invece vorrei estendere, specialmente ai bambini che sono il nostro futuro. Quindi è fondamentale che possano apprezzare e che abbiano la cultura di ciò che è bello.”
“Quello che per me è importante - aggiunge - non è pubblicizzarmi o vendere, perché non vendo le mie opere, ma il fatto di dire a tutti, anche coi laboratori artistici che ho portato in giro a vari eventi, che l’arte fa parte di ciascuno di noi, che tutti siamo in grado di disegnare, siamo in grado di esprimere qualcosa che abbiamo dentro e magari non lo sappiamo.”
“In particolare - continua l’artista - lavoro molto con i bambini perché credo che abbiano bisogno di esternare i loro sentimenti. Specialmente con tutto questo internet, con tutta questa Tv e schermi luminosi, credo che abbiano proprio bisogno di usare le mani, manipolare ed esprimere ciò che hanno dentro in maniera diversa e molto più naturale.”
Le chiedo se ha pensato come mai questo nonno abbia reagito così.
“Non lo so, probabilmente fa parte della sua cultura - mi risponde -. Quindi io non condanno il nonno, ma mi auguro che possa accompagnare presto i suoi nipoti in uno dei bellissimi musei, dei tanti musei che l’Italia ha e quindi che questi nipotini possano un po’ capire che cos’è l’arte, nella maniera più bella e più naturale possibile.”
“Provo tenerezza per quello che è successo - conclude Grety Bortoli -, però il messaggio che vorrei far passare è che l’arte è per tutti, l’arte è di tutti e non c’è volgarità nemmeno nell’espressione del nudo.”
È questa, probabilmente, la nuda verità.
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