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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

Tra libri, Gulag e censura, nel tempo di un Aperilibro

Presentati da Alessandro Tich due nuovi volumi tradotti dal russo da Alberto Zisa, scritti da Aleksandrovič Bystrolëtov-Tolstoj

Pubblicato il 13-05-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

L’Aperilibro della Libreria La Bassanese, rassegna di incontri con gli autori, i loro libri e con temi di attualità, ha ospitato nell’appuntamento di venerdì 10 maggio un’interessante conversazione che ha avuto come protagonisti Alberto Zisa e il direttore di Bassanonet, Alessandro Tich.
La formula è stata quella di una doppia intervista, è intervenuto nel corso dell’appuntamento anche Marco Bernardi, ideatore della rassegna, che ha rivolto a entrambi i convenuti una serie di domande importanti, spunti riguardanti l’argomento-chiave della conversazione e centro nevralgico di tanti appuntamenti organizzati negli anni dalla Libreria: la censura.
L’occasione per l’approfondimento l’ha data l’uscita del secondo e terzo romanzo tradotti da Zisa di Aleksandrovič Bystrolëtov-Tolstoj, pubblicati a cura di Tripla E Edizioni, ovvero Pelago e Quattro metamorfosi. Si tratta di parte dell’opera dello scrittore russo parente del celeberrimo Tolstoj, che scrisse, anche da prigioniero nei Gulag russi, 11 libri che raccontano la sua storia e le vicende rocambolesche di cui è stato protagonista.

Alessandro Tich e Alberto Zisa, alla Libreria La Bassanese

Nato nel 1901 in Crimea, Dmitri Bystrolëtov fu ufficiale dei servizi segreti al tempo dell’Unione Sovietica, il famoso KGB. Educato in marina e valente artista, laureato in medicina e in legge, viaggiatore e poliglotta, imprigionato per oltre quindici anni dalla sua stessa Madre-Patria dopo averle reso servizio a lungo a rischio della vita, vittima delle “purghe” staliniane, Bystrolëtov fu anche un valente scrittore.
Alberto Zisa, bassanese, a sua volta medico chirurgo e conoscitore di lingue straniere, grande appassionato di musica, come documenta la sua attività con l’associazione culturale “Amici della musica-Giorgio Vianello”, è il traduttore unico d’oltrecortina (se così si potesse ancora dire) dell’opera dell’autore, consegnatagli dal nipote di Bystrolëtov.
Al primo libro, intitolato La nemesi. Ipoteca sull’immortalità sono dunque seguiti altri due volumi, ma Zisa ha annunciato di aver ultimato la traduzione di tutta l’opera, della quale ci sono pervenuti 10 libri.
Alle spalle lo scaffale dedicato alla politica estera — affacciati a sorvegliare i due protagonisti dell’incontro, diversi libri che parlano di Putin e della guerra in Ucraina — Zisa ha raccontato la genesi del suo lavoro appassionato e messo in luce le affinità tra la musica, la bella musica, e l’amore per le lingue. Ha anche rivelato alcune fonti di cui si è servito per conoscere a fondo la storia affascinate della “spia venuta dal freddo”, ad esempio l’Archivio Mitrokin, libro-schedario che ha informato sulle attività segrete del KGB in Occidente.
Conversando con Tich, Zisa ha confessato di sentire vicino l’autore russo, come lui medico, come lui poliglotta, come lui dotato di un umorismo un po’ all’inglese, dote che Bystrolëtov non ha perso neanche nei momenti più bui. «È stato un divertimento per me tradurre le parti del testo che parlavano di rapporti medici» ha spiegato «e ho anche molto apprezzato il talento poetico del narratore, assieme alla sua capacità di riflessione e di pensiero».
Nessuno dei due ospiti dell’incontro è un “gulagologo”, ha scherzato a un certo punto Alessandro Tich, ma l’argomento tremendo dei Gulag, che ha fatto da scenario alla conversazione, ha consentito di gettare uno sguardo anche sul presente dell’informazione. Tich ha riferito i recentissimi dati, da poco aggiornati, sulle classifiche ufficiali riguardanti la libertà di stampa nel mondo: in ultima posizione, la 180a, c’è l’Eritrea, la Russia è al 162 posto. L’Italia è al 46°, non proprio un podio lusinghiero.
Al termine dell’incontro, che come sempre ha avuto una durata di una quarantina di minuti, il tempo di un aperitivo, si è tentato di riflettere sul fatto che l’Olocausto operato da Nazisti e Fascisti ha avuto molta più visibilità della tragedia dei Gulag russi. Entrambi gli ospiti hanno convenuto che ampia responsabilità in merito, oltre a implicazioni politiche, partitiche, attinenti alla visibilità comunicativa e agli assetti dei meccanismi del potere, l’abbia avuta la percezione che si sia trattato di un dramma di casa, uno di quelli “fraterni”, che anche più in piccolo finiscono nascosti sotto lo zerbino.
Ben vengano, i cambiamenti di direzione del vento, mossi della musica delle parole.

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