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Elvio RotondoElvio Rotondo
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Geopolitica

Gli USA a Gaza con droni e un centro di coordinamento civile-militare

Il centro, sotto la guida degli Stati Uniti, è progettato per coordinare l'assistenza umanitaria, logistica e di sicurezza a Gaza, contribuendo al contempo a supervisionare la fase di stabilizzazione postbellica

Pubblicato il 27-10-2025
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Messaggi Elettorali

Elena PavanRenzo Masolo

Australia, Francia, Spagna ed Emirati Arabi Uniti inviano personale in un nuovo centro nel sud di Israele per supervisionare la fragile tregua, mentre i droni statunitensi controllerebbero eventuali violazioni del cessate il fuoco.
Secondo quanto riportato dal New York Times, il 25 ottobre scorso, gli Stati Uniti avrebbero iniziato a schierare droni di sorveglianza sulla Striscia di Gaza per garantire il rispetto del cessate il fuoco da parte di Israele e Hamas.
La decisione arriva mentre altri paesi hanno inviato rappresentanti per monitorare la situazione e far rispettare la fragile tregua.

US Secretary of State Marco Rubio (C) speaks with US military personnel as he visits the Civil-Military Coordination Center in southern Israel, October 24, 2025. (Fadel Senna/Pool/AFP)

I voli di sorveglianza dei droni mirano a fornire a Washington un quadro indipendente della situazione sul campo e ad assistere il nuovo Centro di Coordinamento Civile-Militare (CMCC) nel sud di Israele, che ha iniziato a operare per supervisionare l'accordo con l’amministrazione Trump.
In passato gli Stati Uniti avevano già effettuato missioni con droni su Gaza nel tentativo di localizzare gli ostaggi; tuttavia, questi voli sembrano segnalare la volontà dell'amministrazione USA di verificare gli sviluppi a Gaza separatamente dai canali di intelligence israeliani.
"Si tratta di una versione molto invasiva del monitoraggio statunitense su un fronte in cui Israele percepisce una minaccia attiva", ha dichiarato al Times of Israel Daniel B. Shapiro, ex ambasciatore statunitense in Israele durante l'amministrazione Obama.
Gli Stati Uniti starebbero ampliando la loro coalizione di partner coinvolti nel monitoraggio e nel mantenimento del fragile cessate il fuoco a Gaza, con l'invio di rappresentanti al CMCC da parte di altri paesi.
Oltre a Giordania, Regno Unito, Germania, Danimarca e Canada anche Australia, Francia, Spagna ed Emirati Arabi Uniti hanno aderito all'iniziativa, come confermato il 24 ottobre scorso da un funzionario statunitense al Times of Israel. Si ha notizia dell’arrivo anche di un generale italiano con il proprio staff, per partecipare alle attività di pianificazione del centro.
L’Italia ha già espresso la propria disponibilità a inviare un contingente nella Striscia, dietro mandato delle Nazioni Unite e previo completamento dei passaggi parlamentari necessari all’autorizzazione dell’operazione.
Australia e Francia hanno riconosciuto unilateralmente uno Stato palestinese il mese scorso, nonostante le obiezioni israeliane.
La Spagna ha fatto lo stesso lo scorso anno.
Il Centro di coordinamento civile-militare (CMCC) è stato aperto in Israele il 17 ottobre, (a Kiryat Gat vicino Ashdod) segnando l'istituzione formale di un hub di coordinamento principale per gli aiuti a Gaza, cinque giorni dopo che i leader mondiali hanno firmato un piano mediato dagli Stati Uniti per porre fine in modo definitivo alla guerra tra Israele e Hamas.
Il CMCC, istituito sotto la guida degli Stati Uniti, è progettato per coordinare l'assistenza umanitaria, logistica e di sicurezza a Gaza, contribuendo al contempo a supervisionare la fase di stabilizzazione postbellica. Circa 200 militari americani sono stati inviati per istituire il centro, che attualmente ospiterebbe anche truppe di diversi paesi alleati.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha sottolineato attraverso il suo comandante, l'ammiraglio Brad Cooper, che le forze americane non saranno dispiegate a Gaza e che il CMCC è progettato per supportare gli sforzi di stabilizzazione. “Il personale militare statunitense contribuirà invece a facilitare il flusso di assistenza umanitaria, logistica e di sicurezza dalle controparti internazionali a Gaza. “Riunire le parti interessate che condividono l'obiettivo di una stabilizzazione di successo a Gaza è essenziale per una transizione pacifica”, “Nelle prossime due settimane, il personale statunitense integrerà i rappresentanti delle nazioni partner, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni internazionali e del settore privato man mano che arriveranno al centro di coordinamento”.

Il centro è stato inaugurato il 21 ottobre scorso dal vicepresidente statunitense J.D. Vance, accompagnato dal comandante del CENTCOM, l'ammiraglio Brad Cooper, e dal tenente generale Patrick Frank, nominato a capo della squadra dell'esercito americano.
Nonostante il crescente elenco di partecipanti, la struttura precisa, la gerarchia di comando e lo status giuridico del CMCC rimangono indefiniti. Non è inoltre chiaro se vi saranno Paesi disposti a inviare truppe di peacekeeping a Gaza, come parte di una futura forza di stabilizzazione sotto mandato delle Nazioni Unite.

Tra le principali sfide della forza ci sarà la supervisione del disarmo di Hamas e la distruzione dei tunnel terroristici rimanenti sotto Gaza.
Secondo il Ministro della Difesa Israel Katz circa il 60% della rete di tunnel di Hamas rimane intatta e si ipotizza che la metà di essi si trovi vicino alla "Linea Gialla", dove le forze israeliane si sono ritirate all'inizio del cessate il fuoco il 10 ottobre.

All'inizio di quest'anno, l'IDF ha stimato di aver distrutto circa un quarto dei tunnel di Hamas dall'inizio della guerra, concentrandosi principalmente sui tunnel di attacco e su quelli utilizzati come centri di comando o fabbriche di armi. Sempre secondo Times of Israel, recenti valutazioni militari israeliane hanno rilevato che Hamas avrebbe mantenuto circa 20.000 membri nella sua ala militare, in calo rispetto ai circa 30.000 registrati prima dell'attacco del 7 ottobre 2023.

Secondo le IDF (Israel Defense Forces), le cinque brigate regionali e i 24 battaglioni di Hamas sarebbero stati sistematicamente smantellati nel corso dei 24 mesi di combattimenti, sebbene alcune unità nella Gaza centrale siano rimaste in gran parte intatte.
Mentre le IDF affermano di aver ucciso oltre 22.000 agenti di Hamas, il gruppo è riuscito a reclutare nuovi combattenti, sebbene l'esercito valuti che queste reclute siano meno addestrate e meno capaci. L'esercito ora considera Hamas un'organizzazione di guerriglia indebolita, ma ancora dotata di centinaia di razzi – per lo più a corto raggio – e migliaia di armi leggere.
Oltre al disarmo di Hamas, l'attenzione si sta spostando anche sul governo postbellico a Gaza. Il 24 ottobre Hamas ha rilasciato quella che ha descritto come una dichiarazione congiunta con altre "fazioni palestinesi", annunciando un accordo per la formazione di un comitato tecnocratico indipendente per l'amministrazione della Gaza del dopoguerra.
Sebbene la dichiarazione inquadri l'iniziativa come un passo verso un fronte palestinese unificato, essa appare in gran parte simbolica.
Hamas ha da tempo affermato di essere disposta a rinunciare all'autorità di governo su Gaza, lasciando la questione del disarmo a discussioni separate.

Comunque, senza in necessario sostegno e le dovute pressioni internazionali il piano di pace potrebbe fallire o semplicemente bloccarsi, lasciando Gaza in un limbo.

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