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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Il "Tich" nervoso

Caduti nella Rete

Analisi logica di un bidone. A proposito delle due false circolari-choc del preside del Brocchi, strumenti mascherati di un test sulla percezione della legalità

Pubblicato il 15-04-2016
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Renzo MasoloElena Pavan

Bufala circolare. Ci vorrebbero degli studi di varie discipline - dalla sociologia alle scienze della comunicazione, fino alla psicologia di massa - per esaminare a fondo tutti gli aspetti correlati alla vicenda, diventata un caso mediatico, delle due circolari-choc del preside del Liceo Brocchi Gianni Zen, che disponevano la secretazione dei voti degli studenti fino a due giorni dallo scrutinio finale e la riduzione al minimo della durata della ricreazione.
Come spiegato in un altro articolo, le due comunicazioni altro non sono state che una beffa studiata a tavolino per capire le reazioni dei ragazzi, dei loro genitori e dei docenti di fronte a dei provvedimenti conditi da una forma di palese e anomalo autoritarismo. Un vero e proprio test, somministrato alla pubblica attenzione sotto le mentite spoglie di due circolari-capestro del dirigente scolastico, ideato e elaborato da alcuni studenti del Liceo impegnati in un percorso di studio sui temi della legalità.
“Si è trattato di un “esperimento sociale” - ha scritto ieri il preside in una lettera “vera” indirizzata a studenti, docenti e genitori - con protagoniste due classi della nostra scuola, le quali mi hanno chiesto se potevano sperimentare il tema della legalità, tema-guida per loro di quest’anno.”

Fonte immagine: inhabitat.com

“I risultati, e le reazioni in tempo reale, di questo “esperimento sociale” - prosegue la nota del dirigente scolastico - sono stati documentati, via via, dagli stessi ragazzi, e diventeranno tema di riflessione in una assemblea straordinaria di tutte le classi, che si svolgerà la prima ora di lunedì 18 aprile.” “Nelle intenzioni dei ragazzi delle due classi - continua la comunicazione ufficiale di Zen -, il senso della legalità e della responsabilità va rintracciato a partire dalle semplici azioni della vita quotidiana. La legalità, perciò, va rispettata, e fatta rispettare: tutti siamo responsabili della salvaguardia delle regole che sole ci possono consentire una sana convivenza.”
Una cosa è certa: l’iniziativa degli studenti promotori del test, e del dirigente scolastico loro “complice” nell’esperimento, ha colto nel segno. Se la cosa doveva provocare subbuglio, c’è riuscita perfettamente.
Nonostante le evidenti irregolarità che - col senno di poi - sono emerse in merito alla procedura di diffusione delle circolari, prive di timbro di protocollo e non pubblicate, come da prassi, sul sito internet della scuola. Nonostante l’illegittimità del provvedimento sulla secretazione dei voti, essendo la trasparenza del registro elettronico obbligatoria per legge.
E nonostante quel voluto svarione grammaticale nell’intestazione dei due avvisi: “agli docenti”. Il quale, se fosse stato un reale errore di grammatica, e per di più ripetuto due volte, costringerebbe il preside del Liceo Brocchi a frequentare un corso di recupero alla vicina scuola elementare Mazzini.
Gli “indizi” di due ordinanze dirigenziali in odore di bufala, insomma, non mancavano. Ma non se ne è accorto praticamente nessuno.
E’ questa, dunque, la notizia nella notizia. Sono e siamo tutti caduti nella Rete. Dove per Rete, ovviamente, si intende il meraviglioso mondo di internet.
La vicenda è infatti rimbalzata in tempo reale in quel contenitore del tutto e del nulla che risponde al nome di social network. Dove non conta la veridicità dell’informazione, dopo opportune verifiche, ma l’immediatezza del messaggio. Le due circolari, appena consegnate, sono state fotografate e postate al momento sui profili Facebook e divulgate su WhatsApp.
Creando un’irrefrenabile catena di Sant’Antonio di condivisioni, commenti, reazioni e discussioni al fulmicotone.
A cadere nella Rete - e anche questo è un elemento che fa riflettere - sono stati anche gli organi di informazione, che troppo spesso ormai attingono acriticamente contenuti dai social per trasformarli in notizie.
Salvo, poi, prendere delle cantonate. E’ un rischio del mio mestiere: ed è capitato anche a me, dopo aver consultato qualche Sacra Scrittura su Facebook, di prendere qualche abbaglio. Errori comunque rimediabili da quell’obbligo imposto dalla professione che si chiama rettifica.
C’è stato dunque chi, tra i media, non appena ricevuta informazione dell’incredibile circolare sulla secretazione dei voti ha immediatamente diffuso la notizia on line o sugli schermi televisivi, creando inevitabile scalpore.
Ci stava per cascare anche chi vi scrive, che tuttavia - prima di scrivere il pezzo sulle due circolari - ha avuto l’accortezza di sentire direttamente il preside Zen, apprendendo dalla sua voce che si trattava, appunto, di uno scherzo: anche se concepito per scopi molto seri.
Ho atteso quindi che il dirigente scolastico comunicasse direttamente ai suoi studenti ieri pomeriggio la soluzione dell’“enigma” prima di pubblicare l’articolo su Bassanonet. Per questa volta, mi è andata bene.
Comunque sia, anche perché partita da una scuola, è stata per tutti una bella lezione. Nella quale abbiamo imparato quanta superficialità condisca oggi, sul piano collettivo, la percezione delle notizie sui fatti e sulle cose che ci accadono intorno. Diciamo pure che è stato un test utile a tutti.
Anche agli giornalisti.

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