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I magnifici Q7

Nuova impresa dell’arboricoltore bassanese col pallino dell’esplorazione estrema Stefano Farronato: assieme a due compagni di cordata affronterà in Nepal la scalata con gli sci del Panbari Himal: un remoto e severo “quasi 7000” dell’Himalaya

Pubblicato il 06-10-2025
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“Stefano Farronato”.
Ho digitato il suo nome in quello scrigno inestimabile che è l’archivio degli articoli ovvero l’indice alfabetico degli argomenti di Bassanonet e ho (ri)scoperto che ne avevo scritto già nel 2014. Addirittura.
Non però per le sue avventure tra i ghiacci eterni oppure in alta montagna ma per la sua specializzazione professionale di arboricoltore. Quell’articolo riferiva dell’iniziativa “Alberi in città”, una due giorni promossa dall’Urban Center (quando l’Urban Center faceva ancora qualcosa di interessante per la cittadinanza) sulla gestione del verde pubblico a Bassano.

Stefano Farronato

Farronato fu uno dei protagonisti di quell’appuntamento, strutturato in un convegno e in un workshop itinerante.
Sia come componente del panel dei relatori del convegno, dove ha parlato di “integrazione e radicazione degli alberi” nonché delle “buone prassi di interventi conservativi” e sia come guida del workshop itinerante “StreeT”, un giro tra gli alberi di Bassano “per imparare ad osservare le piante e ripensare la convivenza città/alberi/persone”.
Sono cose di 11 anni fa, eppure ancora oggi attualissime.

Ma “itinerante” è anche l’aggettivo che meglio qualifica l’arboricoltore bassanese che assieme all’amore per gli alberi coltiva un autentico pallino per l’esplorazione estrema, appassionato qual è di montagna, alpinismo, trekking, free climbing, sci, trail running, rafting e parapendio.
E magari mi sono anche dimenticato qualcosa.
Nel 2016, quando scrivemmo della partenza della sua impresa “Alaska Eleven Highway” (1332 km nel cuore dell’Alaska da percorrere in sella a una bicicletta da turismo modello Delhi, in solitaria per 20 giorni), Farronato aveva già all’attivo ben 13 spedizioni compiute dal 2000 al 2015, con le quali ha attraversato Nepal, Patagonia, Islanda, Ecuador, Groenlandia, Pamir, Isole Svalbard e…puntini puntini.
Le cronache si sono occupate di lui anche l’anno scorso, quando Stefano Farronato ha messo ancora una volta alla prova la sua capacità, in modalità Buzz Lightyear di “Toy Story”, di andare verso l’infinito e oltre.
E lo ha fatto portando felicemente a compimento l’impresa “Ferdarski - Glacier Expedition 2024” in Islanda: 14 giorni di traversata integrale - assieme ad altri due compagni di avventura - del Vatnajokull, il ghiacciaio più grande d’Europa e quarta massa di ghiaccio al mondo per volume, lungo un percorso di circa 180 km e con passaggio obbligato del simpaticissimo vulcano Grimsvotn.
E allora, con tutti questi precedenti, vi immaginate l’arboricoltore bassanese comodamente seduto sul divano di casa, in pantofole a guardare la televisione per passare il tempo?
No di certo. E la conferma arriva con la notizia che segue.

Domani, martedì 7 ottobre, prederà infatti il via la spedizione Panbari Q7, che vedrà nuovamente protagonista Stefano Farronato assieme all’alpinista Valter Perlino e al maestro di sci Alessandro Caputo.
I tre coraggiosi (o, se preferite, I Magnifici Q7) saranno impegnati nella scalata con gli sci - in stile alpino e in autonomia - del Panbari Himal (6.983 m.) in Nepal, una montagna “quasi settemila”, alla soglia di quell’altitudine simbolica che segna l’ingresso tra le grandi vette himalayane.
Il nome Panbari Q7 racchiude proprio questo significato: “Q” come “quota” e “7” come riferimento alla sfida di un “quasi 7000”, che pur mancando di pochi metri all’ambita cifra tonda, resta una montagna remota, severa e di straordinario fascino.
Isolato nella catena del Peri Himal, al confine tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang, il Panbari è rimasto a lungo chiuso agli stranieri e fu salito per la prima volta soltanto nel 2006 da una spedizione francese. Proprio il suo carattere appartato, lontano dai percorsi più battuti, lo rende oggi una meta rara e prestigiosa per l’alpinismo internazionale.
Quella che è la prima spedizione italiana sul Panbari Himal prevede l’avvicinamento attraverso la regione del Manaslu e la salita progressiva fino ai campi d’alta quota, con un tentativo di vetta nella seconda metà di ottobre, in base alle condizioni meteo.
I tre componenti della spedizione sono uniti da un’elevata preparazione, dallo spirito di squadra e dal desiderio di esplorare montagne poco battute, portando avanti una tradizione di alpinismo autentico e lontano dai riflettori.
“Affrontiamo questa sfida con grande rispetto per la montagna e per la cultura nepalese - dichiara il team -. Il Panbari rappresenta un obiettivo di valore e per noi un’occasione di misurarci con l’imprevisto e con i limiti personali, nel solco di un alpinismo che ama la scoperta e l’essenzialità.”
“Questa è la mia diciottesima spedizione - racconta Stefano Farronato - ma ogni volta è come fosse la prima. Non si tratta solo di una scalata, ma di un viaggio dentro se stessi, un confronto diretto con i propri limiti e con l’imprevedibilità della natura.”
“Davanti alla grandezza delle montagne himalayane - aggiunge - ci si sente piccoli, eppure è proprio lì che si ritrova l’essenza dell’esplorazione: il silenzio, la fatica, la meraviglia di un mondo incontaminato. È questo che mi spinge a partire: la possibilità di andare oltre, fuori e dentro di me.”
Durante la spedizione saranno condivisi aggiornamenti e immagini attraverso i canali social ufficiali con l’hashtag #PanbariQ7, per permettere a tutti di seguire in tempo reale le tappe di questo affascinante viaggio.
E allora forza e avanti con Q7.
Che non è il nome di un nuovo marchio di benzina.

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