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Il referendum sulla giustizia visto dal presidente della Camera Penale vicentina

L’avvocato bassanese Dario Lunardon commenta i 6 quesiti referendari

Pubblicato il 19-07-2021
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Il referendum “Giustizia giusta 2021”, promosso dalla Lega e dal Partito Radicale, rientra tra quegli argomenti che potenzialmente possono davvero toccare la vita di tutti. Il livello è ovviamente quello nazionale, ma la raccolta firma parte dai territori e anima il dibattito politico locale. Sabato scorso la visita del leader della Lega Matteo Salvini in città ha fatto planare l’argomento referendum direttamente da Roma fino al localissimo viale delle Fosse (www.bassanonet.it/news/29297-la_giustizia_secondo_matteo.html). Da settimane la Lega bassanese è impegnata nell’organizzazione dei banchetti per la raccolta delle firme e nella divulgazione dei sei quesiti referendari. La stessa comunità bassanese si è confrontata per lungo tempo con la questione giustizia, un tema che è stato motivo addirittura di mobilitazione politica e sociale al tempo della soppressione del Tribunale. Con l’avvocato bassanese Dario Lunardon, da pochi giorni riconfermato presidente della Camera Penale vicentina, passiamo in rassegna i punti chiave del referendum.

Avvocato, prima di tutto: una valutazione globale sullo strumento referendario in questo specifico settore?

L'avvocato Dario Lunardon

Va detto che le Camere Penali sostengono convintamente questa iniziativa referendaria, anche se non fanno parte del gruppo dei promotori. C’è inoltre la consapevolezza di vivere un momento politico e istituzionale quantomeno “particolare” per il mondo della giustizia e della magistratura. Le tristi vicende giudiziarie di questi mesi sono collegabili praticamente a tutti i quesiti.

Ne ricordiamo solo alcune per sommi capi?
La vicenda Palamara, la vicenda del gip assegnatario del fascicolo sulla strage della funivia a Verbania sostituito in pochi giorni, l’assoluzione nel processo relativo alla maxi tangente Eni a Milano. E da ultimo la vicenda delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Un turbinio di vicende che dovrebbe avvicinare i cittadini al banchetto delle firme, a prescindere dalle simpatie politiche.
Se uniamo i puntini delle diverse vicende disegniamo i contorni dei temi dei 6 quesiti. L’aria è cambiata perché la magistratura non gode più della fiducia amplissima da parte della maggioranza dei cittadini. A differenza forse del passato il tema giustizia è molto sentito, è importante per questo cambiare rotta.

Per i bassanesi proviamo a fare un breve commento ad ogni quesito. Iniziamo con la riforma del CSM?
Tema di grande attualità dopo la vicenda Palamara. Il quesito si pone l’obiettivo di modificare il meccanismo di presentazione delle liste al Csm per arginare il peso delle correnti. Non so se sarà sufficiente, ma la formazione del Csm deve essere rivista.

Responsabilità diretta dei magistrati?
La storia parte nel 1987 con il primo referendum promosso dai Radicali. Purtroppo non è stato sufficiente. Oggi con il referendum si vorrebbe introdurre la possibilità di azione diretta nei confronti dei magistrati, oggi possibile di fatto solo per via indiretta. Il vero limite però resta il requisito oggettivo che limita l’azione contro gli errori dei magistrati solo nei casi di dolo e colpa grave. Per l’attualità si veda il caso emblematico del sindaco di Lodi Uggetti.

Equa valutazione dei magistrati?
Il sistema attuale prevede di fatto una progressione automatica della carriera dei magistrati. Serve un nuovo meccanismo di valutazione con valutazioni anche di esterni, provenienti dall’avvocatura e dall’Università.

Separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti?
È una nostra storica battaglia, forse la più importante. Il quesito non parla di separazioni di carriere ma solo di funzioni. Nel 2017 l’Unione delle Camere Penali ha presentato una proposta di legge popolare, di ordine costituzionale, proprio per separare le carriere: noi continuiamo a sostenere che sia questa la via maestra.

Limiti agli abusi della custodia cautelare?
Al 31/12/2020 su 53.000 detenuti nelle carceri italiane il 68% era rappresentato da detenuti in via definitiva, il 32% risulta detenuto in custodia cautelare. Il quesito mira a intervenire solo sui reati più gravi per utilizzare la formula della custodia cautelare. Pensiamo al carcere di Vicenza e alla percentuale di detenuti in attesa di giudizio per reati legati al piccolo spaccio.

Abolizione del decreto Severino?
Nata in un’ottica di moralizzazione della politica, è una legge che sentiva in modo importante gli influssi di quello che era successo a Silvio Berlusconi. L’idea dei promotori è quella di restituire solo al giudice del singolo processo la possibilità di interdizione dei condannati dai pubblici uffici, e quindi non in automatico per legge.

Chiudiamo con una postilla, visto il tema, sul Tribunale di Bassano. Tornerà mai a pieno regime in via Marinali?
Seguendo il dibattito politico giudiziario di questi mesi direi assolutamente di no. Anzi, la razionalizzazione della sede giudiziarie andrà avanti e non tornerà indietro. Si era discusso di un possibile Tribunale della Pedemontana, quindi in grado di coprire un’area molto più vasta di Bassano, e farlo confluire sotto la Corte di Appello di Trento. Ma il cambio di perimetro regionale trovava difficoltà forse insormontabili.

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