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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Luigi MarcadellaLuigi Marcadella
Giornalista
Bassanonet.it

Industria

La spinta di Darwin

Le imprese bassanesi "resistono" alla pandemia. Intervista ad Andrea Visentin, presidente di Confindustria Bassano e amministratore di Mevis-Euromeccanica

Pubblicato il 22-11-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

A luglio si profilava un autunno nero per la salute economica del distretto manifatturiero bassanese, i mesi di lockdown e l’incertezza sull’economia globale non facevano presagire nulla di buono (www.bassanonet.it/news/28557-la_battaglia_di_settembre.html). Andrea Visentin, presidente di Confindustria Bassano e amministratore di Mevis-Euromeccanica, guardando agli ultimi dati trimestrali elaborati da Confindustria Vicenza, osserva invece una sostanziale tenuta delle imprese bassanesi, che pur tra mille difficoltà, resistono e continuano a competere sulle rispettive filiere di appartenenza.

La produzione, complessivamente per la provincia di Vicenza, è in calo rispetto al 2019 con un -7,9%, ma la riduzione è decisamente più contenuta rispetto al secondo trimestre, ovvero quello dei mesi del blocco delle attività produttive. Il mercato domestico registra un fatturato in calo del 4,1%, flessione comunque meno profonda rispetto al catastrofico -24% di fine giugno. Il risultato più significativo si registra nelle esportazioni verso i Paesi europei, con un fatturato che è aumentato del 2% rispetto allo stesso periodo del 2019. A fronte del 57% delle aziende che dichiara cali della produzione, il 23% evidenzia invece aumenti produttivi. Anche i dati scorporati per il distretto bassanese fotografano una situazione di evidente difficoltà, ma parimenti ci sono comparti che performano meglio degli anni passati. La capacità produttiva delle aziende, indicatore di quanto “stanno spingendo” le linee di lavorazione delle imprese, risulta insoddisfacente per il 40% degli imprenditori.

Andrea Visentin, presidente di Confindustria Bassano e amministratore di Mevis-Euromeccanica

Il fatturato Italia è al -2,9%, mentre le vendite nell’Unione Europea balzano ad un incoraggiante +2,2%.

«Non è andata così male, non è arrivato il “Settembre nero”. Darwin aveva ragione, mai come ora i suoi principi possono applicarsi all’industria: solo chi si evolve sopravvive. I numeri che leggiamo sul nostro distretto sono tutto sommato confortanti, le imprese hanno plasmato i loro modelli produttivi in base alle condizioni dell’”ambiente” esterno. La valanga non è arrivata, non siamo stati travolti, ovviamente non dico che non vivremo mesi duri, ma sono moderatamente ottimista. Certo, la capacità produttiva non viaggia al massimo, ma gli imprenditori hanno colto ancora una volta il “punto”: la pandemia è un fenomeno che si congiunge a cambiamenti profondi, è il momento di innovare le nostre organizzazioni». Il darwinismo applicato alle scienze sociali è brutale tanto quanto quello che si può applicare alla natura: chi non si adatta muore.

Per le imprese: chi non accetta l’innovazione, chiude.
Gli effetti purtroppo si vedranno sul lato occupazione; nell’ultimo trimestre è stata rilevata ad un “fisiologico” -0,2%, numeri tamponati dalle politiche governative di congelamento dei licenziamenti. Non ci sono per il momento tra gli imprenditori bassanesi preoccupazioni per la finanza aziendale, solo l’11% rileva tensioni sul versante liquidità. Il calo degli ordini è messo in previsione dal 37% degli intervistati, solo il 14% inoltre prefigura aumenti degli ordinativi sul mercato nazionale, allo stesso tempo il 23% pensa che dall’estero potrebbero arrivare commesse aggiuntive.

«Chiuderemo l’anno con un -8%, forse -10%, numeri negativi ma non tragici rispetto agli scenari che si erano prefigurati. La cosa più importante che noto nella mia interlocuzione con i colleghi è comunque la positività. Il mondo rallenta ma non si ferma. Non ci sono più le fiere? Facciamo quelle online (ndr. le principali fiere mondiali stanno “scavallando” anche il 2021 per gli eventi “fisici”). Ci impongono nuove restrizioni? Ci adattiamo e modifichiamo i nostri processi. Mi preoccupa la questione futura dell’occupazione, è una pericolosa pentola a pressione. Il blocco dei licenziamenti fino a marzo 2021 di fatto sposta solo di qualche mese il problema. Di certo le aziende non potranno essere vincolate all’infinito a mantenere congelato il mercato del lavoro, in entrata e in uscita».

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