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"La crisi? E' appena iniziata"

Eugenio Benetazzo con il suo spettacolo "Funny Money - Quello che non sapevi" ospite conclusivo del palinsesto autunnale degli "Incontri Senza Censura": lo show, presentato in anteprima, sarà in tour durante l'inverno.

Pubblicato il 30-10-2009
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Ne ha per tutti, Eugenio Benetazzo. Il trader indipendente conferma la sua fama di divulgatore irriverente verso tutto e tutti: la sua dialettica incisiva parte dalla crisi economica per affrontare una panoramica a 360° sulle trasformazioni socio-economiche della società mondiale, più che mai veloci e per questo non facili da decifrare.
Ma andiamo con ordine. La crisi economica, dunque. Momento difficile la cui causa scatenante ha, per Benetazzo, nome e cognome: Milton Friedman. Chi era costui? Economista statunitense scomparso nel 2006, Nobel per l'Economia nel '76, padre del Liberismo, dottrina che si fa promotrice dell'idea di "Libero Mercato" (in parole povere convinto sostenitore dell'idea che lo Stato non debba in alcun modo intervenire nelle scelte di natura economica), Friedman ha innescato, secondo l'ospite del palinsesto culturale de "La Bassanese", un processo i cui frutti si stanno concretizzando nel patatrac finanziario dei giorni nostri.
"Tutto quello che sta accadendo non era solo prevedibile, ma addirittura scontato: - spiega Benetazzo - chi dice che la crisi attuale sia stata provocata dalle banche o dai tanto famigerati mutui non centra la questione. Le banche sono e restano solo una delle tante tessere di Domino che ora cadono una dietro l'altra. Il nocciolo del problema è il sistema che ha permesso alle banche di sfuggire ad ogni forma di controllo da parte degli apparati statali. Banche che hanno visto il proprio patrimonio svanire nel giro di pochi mesi, trovandosi senza liquidità".

Un momento dello spettacolo.

E dalle banche alle multinazionali, il passo è breve, anzi brevissimo: "Non c'è bisogno di fare dietrologia per capire che le multinazionali, per loro stessa natura, hanno come unico interesse il profitto. Profitto da raggiungere ad ogni costo: fenomeno diffuso è il cosiddetto 'modello nomadico', attraverso il quale le aziende si spostano continuamente in quelle zone dove la manodopera ed i costi di produzione sono minori date le condizioni di lavoro assolutamente disumane, per poi vendere la merce a prezzi maggiori del 100% o 200%. Trovare oggetti "Made in Italy" prodotti davvero in Italia oggi è davvero difficile: tre fasi su quattro del processo produttivo si svolgono in Vietnam, Cambogia, Laos. In Italia si applica semplicemente un'etichetta, nella maggioranza dei casi".
E proprio i Paesi dell'Indocina danno lo spunto per una più ampia riflessione sulle ripercussioni che questa congiuntura economica ha avuto e continua ad avere sulla nostra società: "Cina ed India si sono risvegliate: adesso reclamano la loro fetta di benessere. Più di due miliardi e mezzo di persone vogliono godere della stessa disponibilità di beni e risorse di cui ha goduto fin'ora l'Occidente: ma ce n'è a sufficienza per tutti? Chi dovrà rinunciare a qualcosa?". E gli Stati Uniti non stanno certamente meglio: "Il sogno americano è bello che finito: il recente aumento di P.I.L. non risolve di certo tutti i problemi. Anche perché Obama, che viene salutato come il Messia, nei primi mesi della sua Amministrazione ha dovuto fare molti più passi indietro di quelli che Tv e Giornali ci fanno vedere. E, studiando attentamente i suoi provvedimenti, assomiglia sempre di più ad un Bush in versione gioviale e telegenica. Chi lo paragona a Kennedy ha una visione a mio avviso troppo 'romantica' della politica: la società contemporanea americana è cambiata troppo rispetto agli anni '60 per poter fare qualsiasi tipo di confronto".
E a chi pensa che le condizioni degli allevamenti bovini, i fast-foods, gli stravolgimenti climatici ed il disboscamento (per citarne solo alcuni) siano elementi che fanno andare fuori tema, Eugenio Benetazzo rimanda ai bisogni che i Paesi citati prima pretendono di soddisfare, dopo aver tirato la cinghia per troppi anni ed essere stati utilizzati per produrre una ricchezza di cui vogliono essere resi partecipi. I collegamenti sono numerosi e tutt'altro che fantasiosi.
Lo spettacolo andato in scena al Cinema "Da Ponte" di Bassano ha concluso il palinsesto autunnale del ciclo di "Incontri Senza Censura": diversi ospiti si sono succeduti davanti ad una platea numerosissima di pubblico nell'arco di undici incontri iniziati il 23 settembre scorso, i temi trattati sono stati i più vari, affrontati da più punti di vista nel tentativo di garantire un'informazione per tutte le esigenze. E non finisce qui: nel sito della Libreria (www.labassanese.com) è già possibile scoprire due nuovi appuntamenti previsti per Novembre. Per approfondire e discutere di tematiche che troppo spesso vengono ignorate.

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